Sono una persona orribile: butto nella spazzatura i ricordi. Non conservo, non accumulo, tendo a cestinare con leggerezza – o a vendere – tutto ciò che non serve. Oppure presto ben sapendo che niente di ciò che sto prestando avrà mai la possibilità di chiamarsi Pietro, tutto finirà inevitabilmente lontano da me, in altre mani, sotto altri occhi. Improbabili orecchini d’oro a forma di delfino, anelli con diamante. Il cofanetto del Padrino. I libri che preferisco, come il Meridiano dedicato a Hemingway oppure “Denti Bianchi” di Zadie Smith. La mia stessa tesi di laurea, di cui non conservo nemmeno una copia. Quando mi è capitato di mandare a quel paese dei pc, e purtroppo mi è capitato più di una volta, non ho mai provato a recuperare fotografie, video o testi. Mi sono arresa all’incidente e sono stata bene. Senza ordinare, senza archiviare. Un peso in meno. Si fotte la scheda madre e dico addio per sempre ai racconti scemi che ho scritto negli ultimi tre anni? Bene, una cosa in meno a cui dover pensare. Nessun rimpianto.

Io sono questo tipo di persona orribile, ma vi posso assicurare che parlando con Andrea Forlani – Furla per gli amici – l’ansia mi è venuta. L’ansia di svegliarmi un giorno, tra dieci o cento anni, e non sapere più chi sono e cosa sono stata, l’ansia di non riuscire a riconoscermi. Perchè Andrea i ricordi li protegge, li cura, li cresce. Li ama a tal punto da aver iniziato a custodire anche quelli degli altri, e aver aperto un negozio in centro a Ferrara, in via Mazzini, dedicato a questo.

I servizi che offre sono diversi: riversa e digitalizza i vecchi filmini realizzati in formati improbabili, organizza il girato realizzando vere e proprio videobiografie, restaura dagherrotipi e fotografie, all’occorrenza recupera gli scatti archiviati in macchine fotografiche, schede SD e cellulari ormai fuori uso. Ha iniziato a lavorare in questo settore già da qualche anno ma fino ad oggi i  suoi clienti li ha trovati tramite il  passaparola. La vetrina – intitolata “SalvaRicordi”, inaugurata venerdì scorso – è arrivata quasi per caso: uno spazio che si libera, un’occasione in più per farsi conoscere.

Ho incontrato Andrea la settimana scorsa per un caffè e quattro chiacchiere, per farmi raccontare cosa l’ha indotto a intraprendere una professione che corre contro il tempo, tanto romantica quanto forse frustrante. Ovviamente tutto ebbe inizio molti anni fa…

 

Courtesy of Andrea Forlani

«Ho cominciato a interessarmi a questi argomenti nel ’98, quando in un cassetto di casa trovai dei vecchi filmini girati da mio padre, che era morto quando io avevo vent’anni. Mi emozionò tantissimo quella scoperta. Sapevo che a lui piaceva armeggiare con la cinepresa ma era qualcosa che avevo dimenticato, quel cassetto non l’avevo mai aperto. Mi informai tra i conoscenti per organizzare il riversamento e riuscii così a rivedere dopo tanti anni mio papà, fu bellissimo, sicuramente un punto di svolta della mia vita. Negli anni tentai diverse strade, avevo tante ambizioni. Ero iscritto ad architettura ma abbandonai l’università. Nel ’99 assieme a Maurizio Camerani, Costanza Minelli e Luca Avanzi aprii il circolo Zuni. Lo gestimmo assieme per quatttro anni. Parallelamente dipingevo e realizzavo video. I due percorsi andavano avanti di pari passo. Nel 2006 decisi di avviare Videobiografie, un’impresa individuale per preservare la memoria e raccontare storie del passato. In Italia è ancora un’attività abbastanza atipica ma in Francia e in America esistono delle bellissime aziende che vi si dedicano. Qui viene svolta solitamente dagli studi fotografici, in modo marginale, con dei riversamenti nudi e crudi. Io cerco di operare come un artigiano della memoria, utilizzando il linguaggio multimediale per riportare in vita vicende e racconti».

Quali sono le persone che si rivolgono a te? Il materiale che tratti per i tuoi montaggi è molto delicato, come riesci a entrare in empatia con i tuoi clienti?

Direi che fino ad oggi ho lavorato per una fauna abbastanza eterogenea di clienti, soprattutto locali. L’unica cosa che ho notato è che sono più le donne degli uomini a chiamarmi, forse ci tengono di più. Spesso hanno una cura maniacale nel conservare le cose, le sciupano meno. Per capire cosa vogliono cerco di instaurare un dialogo buono fin dall’inizio, ma oltre a questo chiedo un paio di pagine scritte. Idee, ricordi. Bisogna dire che mi è capitato anche di lavorare a scatola chiusa, ovvero di riversare pellicole delle quali nemmeno il proprietario conosceva il contenuto.

Una volta si registrava in tantissimi formati diversi. Quali e quante attrezzature ti servono per resuscitare ciò che è stato girato decenni fa?

Devo sempre studiare, aggiornarmi e soprattutto investire in attrezzatura. Attualmente ho una ventina di proiettori diversi, molti dei quali modificati apposta. Capire la pellicola è fondamentale, perché la prima regola è fare in modo che la registrazione sia al sicuro, evitare che si rompa o che si danneggi. Il riversamento è un processo decisamente artigianale. La mia conoscenza viene dall’esperienza: mi sono esercitato moltissimo sui miei filmati prima di mettere mano a quelli degli  altri.

Dei filmati che hai trattato in questi anni cosa ti ha colpito di più? Hai trovato qualcosa che non ti aspettavi?

Il rispetto della privacy è fondamentale, quindi alcune cose proprio non te le posso dire. Posso dirti che ho potuto vedere com’è cambiata Ferrara, dai primi anni Cinquanta ad oggi. La trasformazione si nota soprattutto in zona grattacielo, ma in generale nelle strade: tantissime automobili e per assurdo le vie sembravano più libere. C’erano meno cartelli, infrastrutture varie, bidoni. Tantissimi bar frequentati di giorno e le persone sempre ben vestite. In un video degli anni Sessanta ho trovato un fuori tempo plateale: un carretto trainato da due cavalli che attraversa corso Giovecca in direzione dell’ospedale. Anche della vecchia Spal ho trovato un paio di partite. In una addirittura si vede entrare allo stadio Azzalli, il vecchio proprietario del cinema Apollo, che prima della partita si fa un giro del campo a cavallo, con in testa il cappello da cowboy, e spara in aria con delle pistole. Serviva a pubblicizzare il film western del pomeriggio di domenica.

Quali sono i tuoi consigli per evitare che fotografie e filmati vadano persi?

Le fotografie andrebbero stampate. Se ci fai caso anche a casa tua ci sarà un cassetto con gli album fotografici e, da un certo anno in poi, il buio. Tutti più o meno abbiamo smesso di stampare. Facciamo miliardi di foto alle cose più inutili, dal piatto di tegolini che mangiamo a pranzo alla tazza di caffè di cui a nessuno importa niente, ma sono tutte frazioni di presente che si consumano velocemente. Lo scatto è diventato registrazione di ciò che accade, non è più finalizzato al ricordo, ma un giorno vorremmo guardarci indietro e troveremo un grande vuoto. Saremo scomparsi. Quello che consiglio è di fare una grande operazione di riordino e selezione, una volta per tutte, fare un backup di ciò che si vuole tenere e di cosa non serve, poi stampare. Dopo bisogna procedere metodicamente, periodicamente. Per i video l’unica soluzione è continuare a riversare. Le tecnologie cambiano continuamente, non si può fare altro, anche se è un lavoro potenzialmente infinito, un cane che si morde la coda.

E qui sale l’ansia. Ansia per quel vecchio computer ingombrante di quando avevo quindici anni. Che fine avrà fatto, lui e tutte le cose che custodiva? Sarà ancora incagliato in mansarda, tra sedie impagliate e puzzle scomposti, oppure in qualche discarica? E il mio primo portatile, quello che una volta spaccato il monitor non accesi mai più? Quello che conteneva le foto dei primi anni da studente, le vacanze a Siena, le uova e la farina che mi rovesciarono in testa per la laurea triennale? Quasi sicuramente lo abbandonai durante qualche trasloco. E la macchina digitale, regalo dei miei? Là dentro sicuramente ci stanno le foto ubriache di un’epifania importante. Di più non si può dire. Viene voglia di rileggere Proust.

5 Commenti

  1. Frumar ed i PT scrive:

    wow! Che bella attività! Bravo Furla! 😀

  2. Elisa scrive:

    Salve volevo sapere se riversate su dvd anche bobine da 9 mm.
    Grazie

  3. Andrea Forlani scrive:

    Gentile Elisa, riversiamo le pellicole da 9,5 mm, intendi quelle?

  4. Cristiana scrive:

    Ciao Andrea, vorrei sapere ti occupi anche di riversare super 8?
    sapresti darmi dei prezzi? grazie mille

  5. guido scrive:

    ciao ho appena ritrovato due cassette sony high density v60, al’apparenza nastri integri , le vui registrazioni risalgono agli anni 1975/76
    ci sono possibilità di digitalizzarle?
    https://gyazo.com/0f72086eb5eb3c52c38c915b00d8df35
    https://gyazo.com/e451b4b21f4b36a7ee1cbc4eb7d5a8e3
    allego queste foto
    grazie

Lascia un commento

Prima di lasciare il tuo commento, ricordati di respirare. Non saranno ospitati negli spazi di discussione termini che non seguano le norme di rispetto e buona educazione. Post con contenuti violenti, scurrili o aggressivi non verranno pubblicati: in fondo, basta un pizzico di buon senso. Grazie.