Un altro mondo è possibile? Se un film insegna il cambiamento

Guardare il film giusto al momento giusto fa scattare un meccanismo antico e moderno al tempo stesso, una sveglia che è anche un allarme, un po’ come succede nelle storie d’amore finite male. Quel preciso momento in cui ti svegli e realizzi che sei rimasta nelle mani sbagliate per troppo tempo. Perché prima o poi ci si sveglia. Bisogna salvarsi. E’ un obbligo. E’ quello che mi aspetto dalla visione di “Un Altro Mondo”, film documentario scritto e diretto da Thomas Torelli (Bluma Lab & Lotus Production). Per ora dobbiamo accontentarci del trailer, di una telefonata al regista e di due chiacchiere con Fabiano de Marco, che ha portato il film a Ferrara, in proiezione lunedì 26 ottobre alle 19.30.

Il film è il risultato di un lavoro di ricerca che è costato mesi, viaggi, biglietti aerei e ha portato a incontri tutt’altro che banali. Come quello con Masaru Emoto, il ricercatore giapponese che Thomas Torelli ha intervistato nel suo ufficio a Tokyo. La tesi, confermata dalla scienza moderna e dalla fisica quantistica, è che nell’universo tutto è energia e che non c’è separazione tra l’osservatore e ciò che viene osservato. Tutto è collegato, tutto è vivo e quindi tutto vibra. L’acqua, ad esempio, esposta a stimoli diversi, come le emozioni umane, le parole o anche la musica, risponde alle vibrazioni, si trasforma e comunica formando bellissimi cristalli.

Di cosa tratta il film? Di un’umanità in crisi (sociale, finanziaria, globale), dell’unione ormai logora con la natura e del bisogno urgente di un grande cambiamento. Ci piace il modo in cui viviamo oggi? Come possiamo migliorare? Esiste una relazione tra ciò che ci succede e quello che pensiamo? Citando dal sito (www.unaltromondo.net.): “L’universo ed i principi scientifici della fisica quantistica affermano che l’uomo è una creatura perfetta che potrebbe essere andato fuori strada a causa di uno stile di vita imposto da un sistema di valori che in realtà non gli appartiene. Capire come e perché questo è accaduto e che cosa possiamo fare a questo proposito è l’idea che si nasconde dietro il nostro documentario. Forse ora, travolti da questa crisi finanziaria e sociale globale senza precedenti, ci stiamo muovendo in una direzione diversa. I venti del cambiamento sono su di noi e una nuova Era di consapevolezza deve iniziare. È come se l’uomo finalmente risvegliasse la sua vera identità, la sua naturale capacità di creare la propria realtà, abbandonando lentamente il dualismo mente-corpo che caratterizza gran parte del pensiero moderno. Questa nuova umanità cosciente sta finalmente mettendo in discussione l’idea di sviluppo, l‘idea che i progressi della tecnologia, della scienza e l’organizzazione sociale producano automaticamente un miglioramento della nostra condizione. Questa frattura ci sta facendo riscoprire le nostre origini ancestrali e antichi sentimenti, dove la felicità non è associata alla materia ma allo spirito”.

Uno dei meriti del film è quello di aver dato la parola ad un numero incredibilmente ampio ed eterogeneo di ospiti: da Vittorio Marchi, fisico quantistico italiano, ricercatore ed ex-professore di fisica all’Università “La Sapienza” a Rainbow Eagle, Nativo Americano di discendenza Okla-Choctaw.

Abbiamo telefonato a Thomas Torelli, a Torino per lavoro. Già dalla voce viene voglia di conoscerlo. Le sue parole sono esaurienti, sincere e spontanee. Un piccolo eroe contemporaneo in un mondo che non sa più di essere antico.

Thomas, il tuo film sembra parlare molto di risveglio, di “il momento è arrivato”. Come dovrebbe verificarsi, sul piano verticale, partendo dalla politica, o orizzontale, individuale, cominciando dalle buone azioni di ogni giorno?

Questo film l’abbiamo fatto per la gente, per contribuire al risveglio di tutti noi. In questi ultimi decenni è stato fatto di tutto per allontanare le persone tra di loro, ma c’è qualcosa che la nostra anima ricorda ancora, qualcosa che ha sempre saputo. Quando parlo di risveglio mi riferisco all’apprendimento di qualcosa che conosciamo già, alla necessità di un richiamo di qualcosa di antico. Come un bambino che impara andare in bici e poi non ci sale più per vent’anni. Credo in Tiziano Terzani quando dice che l’unica grande rivoluzione è quella interiore. Chi ci ha messo in questa situazione non può e non vuole fare niente, nel migliore dei casi non ne ha la capacità. È dal basso che deve nascere, dalla riscoperta, ogni giorno, di una piccola verità, e cioè che facciamo tutti parte dell’universo, che siamo tutti connessi. Gli antichi popoli come i Maya avevano un modo unico di rapportarsi con la natura, con l’altro e con il cosmo, una visione del mondo “illuminata” per cui “tutto è vivo e interconnesso”. I Maya, infatti, si salutavano dicendo “Io sono un altro te stesso” o “Io sono te, tu sei me”.

Internet e i social network hanno alterato la nostra sensazione di unione? A volte ci è più facile rapportarci con persone semi-immaginarie piuttosto che con quelle reali. Quelle reali hanno difetti, non sono fatte di pixel, ti deludono. Ecco perché Internet fa bene: puoi avere a che fare con le persone senza averci veramente a che fare.

Sicuramente Internet ha distolto dall’unione vera e profonda tra persone, non a caso i primi dieci minuti del film sono dedicati alle trappole di internet. Allo stesso tempo è innegabile che sia uno strumento fondamentale. Senza internet non saremmo mai riusciti a gestire il film, non saremmo riusciti ad entrare in contatto con le persone coinvolte. C’è da dire, però, che io e la mia squadra abbiamo incontrato tutti gli ospiti di persona, abbiamo viaggiato in Messico, Giappone, Stati Uniti e girato l’Italia in lungo e in largo.

Dove è stato proiettato il film finora e che reazioni ha provocato?

È stato un mezzo miracolo. Quindici, sedici mesi di proiezioni consecutive, quattro a settimana, per un totale di duecento proiezioni. Un record per un film indipendente. Tutto grazie al passaparola e anche ai social network. Le reazioni sono state tantissime, ci sono persone che mi hanno scritto che sono guariti dalla depressione dopo aver visto il film, altre che hanno comprato decine di dvd per regalarli a tutti quelli che conoscono, per diffondere il più possibile quello che hanno visto. Il film ha raggiunto sia bambini sia adulti, possiamo dire che il messaggio è trasversale. Di sicuro nei giovani è più efficace, in quanto privi di condizionamento. Sono stato anche nelle scuole medie e lì la soddisfazione è stata incredibile. Partivo scettico, cosa vuoi che capiscano a quell’età, pensavo, invece i ragazzi più giovani hanno fatto le domande più puntuali e più interessanti.

Se il magical tour di “Un Altro Mondo” passa anche da Ferrara lo dobbiamo a Fabiano De Marco.

Fabiano, sei il Vice Presidente Nazionale dei Giovani Imprenditori di Confcommercio Imprese per l’Italia. Come hai cominciato a interessarti a temi come la decrescita economica e la relazione tra uomo e natura?

Personalmente ho fatto e sto facendo un percorso di “presa di coscienza” e di consapevolezza piena del mio ruolo da quando sono diventato padre quattro anni fa. Pur essendo un imprenditore ed inserito nel mondo dell’economia, ho a cuore i temi legati al futuro del nostro pianeta ed è mio desiderio vedere crescere mio figlio e le generazioni future in un mondo migliore, in “Un Altro Mondo” appunto.

Si parla molto di risveglio, di “il momento è arrivato”. Secondo te il momento per un cambiamento radicale è arrivato davvero? E come dovrebbe verificarsi?

Siamo in una fase epocale della nostra vita, una fase nella quale stiamo assistendo ad una vera e propria “speciazione”. La speciazione è un processo evolutivo grazie al quale si formano nuove specie da quelle preesistenti. Darwin dice le specie si evolvono in rami. Da una specie madre si ramificano le specie figlie e 50.000 anni sono gli anni che sono necessari per far si che avvenga questo processo. Secondo una nuova teoria provocatoria bastano 200 anni, 100 o meno affinché si formi una nuova specie. Questo è falso dal punto di vista biologico, ma verissimo dal punto di vista culturale, è avvenuto per gli italo americani. Sono bastate due generazioni per far si che si realizzasse la speciazione culturale. Sono Italiani? Sono americani? O sono un qualcosa di assolutamente nuovo, che prima non esisteva e le cui caratteristiche sono facilmente individuabili? Ecco, in questo momento stiamo assistendo ad un’altra speciazione, da parte di alcuni individui (sempre più numerosi) che non si accontentano di vivere per comprarsi l’auto che gli serve per andare al lavoro, che devono ripagare con il lavoro stesso, che non si “rincitrulliscono” davanti alla TV ma piuttosto leggono un buon libro, che preferiscono non lamentarsi per ciò che di sbagliato non va ma cercano di cambiare ciò che non va in loro per migliorare la loro vita e la vita degli altri. Gente che non da la colpa alla politica o al sistema, ma prende piena coscienza della grande potenza che essa può esprimere come essere umano unico. Piccole decisioni, che tutti possono prendere (o non prendere) che capitalizzano nel tempo. Solo così avvengono i veri cambiamenti nella vita delle persone e nel mondo.

Quale aspetto del film ti ha particolarmente colpito?

Il film mi ha colpito già dal trailer che ho visto grazie ad un like sulla pagina Facebook di una mia amica che era andata a vederlo a Torino. Tutto è energia e questo è tutto quello che esiste. Sintonizzati alla frequenza della realtà che desideri e non potrai fare a meno di ottenere quella realtà. Non c’è altra via, questa non è filosofia, questa è fisica. Così diceva Albert Einstein e questo è quello che il film mi ha trasmesso.

Come stai lavorando per la diffusione del film in Italia?

Quando sono andato ad Adria (RO) a vedere il Film e ho conosciuto Thomas Torelli, gli ho chiesto se avesse mai fatto una proiezione a Ferrara. Lui mi ha risposto di no ed io gli ho proposto di organizzarla da semplice cittadino di quella città. Il film volutamente non usa i canali tradizionali di distribuzione e si basa sul passa parola arrivando così dal basso ad una capillarizzazione su tutto il territorio nazionale (ormai Thomas è invitato a proiezioni anche nel resto dell’Europa). Per questo motivo io mi sono occupato di organizzare solo la tappa di Ferrara ma ho pensato bene di chiedere a Thomas due proiezioni, una lunedì 26 ottobre alle 19:30 al Cinema Apollo, aperta a tutti ed un’altra il martedì 27 al mattino per le scuole superiori della città. Ritengo infatti che tutti dovrebbero vedere questo Film, specialmente i ragazzi. Ci tengo a precisare che a tutte e due le proiezioni sarà presente Thomas Torelli in persona ed avremo modo di approfondire i temi trattati con l’autore e regista stesso. Mi auguro vivamente che i cittadini ferraresi, rispondano positivamente all’invito e riempiano la sala dell’Apollo per iniziare a cambiare la realtà in cui vivono, smettendo di lamentarsi. Piccole decisioni che capitalizzano nel tempo.

La proiezione avverrà lunedì 26 ottobre al Cinema Apollo con la presenza del regista, che si è reso disponibile per un dibattito in plenaria sui temi trattati, dopo il termine della proiezione.

Kurt Vonnegut nel suo “Quando siete felici fateci caso” scrive: “Chiedo scusa perché il nostro pianeta si trova in un gran casino. Ma è sempre stato un gran casino. Non ci sono mai stati i bei vecchi tempi, c’è stato soltanto il tempo. E come dico ai miei nipoti: Non guardate me. Io qui ci sono appena arrivato”.

Vivere come persone complete e non come gli acquarelli di quello che potremmo essere è una scelta difficile ma ne vale la pena. Sicuramente non è facile. A volte la strada più difficile è difficile per un valido motivo.

www.unaltromondo.net

La squadra:
Thomas Torelli, regista
Riccardo Gatto (Bluma Lab), produttore
Francesco Pennica, direttore della fotografia
Donye Sacco, montatore

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2 Commenti

  1. Marie scrive:

    Da Parigi
    Une fois de plus un article qui entre en profondeur dans le sujet traité, le développe de façon très vivante, et donne ainsi envie d’aller voir le film.
    Nous n’étions malheureusement pas à Ferrare pour la projection à l’Apollo avec la présentation du metteur en scène!

  2. Sara scrive:

    Dis bonjour à Paris de ma part!

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