Il volantino indica una festa in programma. Titolo dell’evento, ‘San Martino day’. Dal nome del centro diurno, la cui gestione è affidata alla cooperativa sociale ‘Serena’. Giorno e orario dell’appuntamento è venerdì 4 settembre, alle 17.30. C’è spazio anche per la musica dal vivo e per una lotteria. Il ricavato, si legge, verrà utilizzato per l’acquisto di un computer portatile, oltre a un videoproiettore, l’asta di un microfono e utensili per la falegnameria. Un’occasione per conoscere la realtà del centro. E proprio della storia e delle attività di questa realtà abbiamo parlato con l’operatrice Sara Lampronti.

Da quanto tempo il centro socio-riabilitativo diurno ‘San Martino’ è gestito dalla cooperativa sociale ‘Serena’?

«Da aprile 2014».

Quale servizio effettua nei contronti dei pazienti?

«Il Centro socio-riabilitativo diurno ‘San Martino’ è un servizio accreditato per l’attività riabilitativa di persone con disabilità adulte. “Non è assistenza ma riabilitazione”, come spiega l’articolo di Sabrina Trapella su ‘San Martino magazine’. È un centro socio-riabilitativo, che svolge attività pseudo lavorative (come i laboratorio di riuso di materiale riciclati, pallet, cassette di frutta, tappi di sughero…). Queste attività sono molto importanti perché sappiamo tutti che il lavoro ha un ruolo centrale nella vita della persona, aiuta a sviluppare il senso di autodeterminazione per avere un ruolo nella società; inoltre scandisce il tempo e dà un significato alle loro giornate. Abbiamo attività espressive come la ‘palestra della musica’, laboratori di scrittura creativa, attività espressive di disegno e colori. Questi si pongono come un riflesso sul nostro mondo interno e con delle modalità che solitamente usiamo nel rapportarci alla realtà, sia esterna che interna. Abbiamo le attività sportive. Lo sport possiede virtù integratrici e socializzanti, per la sua propria essenza, perché la sua pratica obbliga al rispetto di regole, accettate e interiorizzate. L’attività sportiva permette di trasmettere valori universali di giustizia, uguaglianza, democrazia. La persona disabile rischia spesso di sviluppare un’immagine di sé molto negativa, un senso di impotenza che la induce a considerarsi incapace di affrontare le difficoltà e che può divenire fattore condizionante per ulteriori insuccessi e fallimenti. L’educazione all’attività sportiva, con le giuste attenzioni e adattamenti, può rappresentare per la persona disabile un ambito di riuscita, crescita e soddisfazione personale, nonché uno strumento unico di socializzazione e integrazione.

Per gentile concessione di Sara Lampronti

Il nostro programma riabilitativo proposto include: la riabilitazione equestre (in collaborazione con l’Asd Gruppo sportivo terapeutico Anffas); la piscina, la palestra; ‘Leggermente atletici’, un’iniziativa che prevede lo svolgimento di attività sportive nell’ambito di un incontro a cui partecipano gli utenti di tutti i Csr e dei laboratori protetti della Provincia di Ferrara, co-finanziato dal Fondo nazionale per la non autosufficienza. L’iniziativa prevede gare di atletica, gare di nuoto e orienteering; il gioco delle bocce. Altre attività del programma riabilitativo di San Martino è costituita da uscite, gite, condivisione di momenti di convivialità, gioco, divertimento e partecipazione attiva alla vita sociale del territorio. Tra i nostri obiettivi vi è l’impegno di favorire strategie e modalità per l’integrazione e l’inclusione sociale delle persone disabili nel loro territorio di appartenenza, stimolando e incentivando la collaborazione con scuole, parrocchie e associazioni di volontariato. Un progetto di cui siamo molto fieri è il laboratorio di comunicazione. Questo è stato attivato in collaborazione con la Fondazione Asphi di Bologna attraverso il progetto ‘Autonomi@lcentro’, che prevede il coinvolgimento di cinque centri delle province di Ferrara e di Bologna. Il progetto incentrato sull’utilizzo di nuove tecnologie per la comunicazione, si pone l’obiettivo di facilitare la comunicazione attraverso la Comunicazione aumentativa alternativa, software dedicati e progettati in base ai bisogni espressi e alle abilità residue delle persone che partecipano al laboratorio».

A quante persone affette da disabilità si rivolge?

«Al centro ci sono venti persone con disabilità».

Quanti sono gli operatori che svolgono la propria attività?

«La nostra équipe è composta da undici persone».

Che tipo di competenza è necessaria per lavorare come operatori?

«L’équipe è composta dalla coodinatrice Sabrina Trapella, da sei educatori (Sara, Francesca, Maura, Marianna, Raffaella e Corrado), quattro oss (Michela, Denise, Sandra, Marianna). I nostri titoli sono: attestato di operatore socio-sanitario, laurea in Scienze dell’educazione e in Psicologia».

Quanto sono importanti attività ricreative come la musica, all’interno del centro?

«Sono molto importanti queste attività perché lasciano spazio alla persona di poter esprimere il proprio mondo interiore, emozioni e sentimenti. Inoltre offrono la possibilità di mettersi alla prova cantando, suonando uno strumento, tenendo in mano un microfono… proprio come i cantanti che loro vedono in tv… e questo rinforza la loro autostima»

Che rapporto c’è fra il centro diurno e la città?

«Direi buono. Abbiamo buoni rapporti con le associazioni del territorio (Anffas, Associazione dalla Terra alla Luna), con le scuole superiori abbiamo collaborato alla realizzazione del ‘Progetto Ponte’, ovvero progetti di orientamento per i ragazzi che, terminata la scuola, dovranno confrontarsi con il mondo dei servizi per le persone disabili adulte. Abbiamo buoni rapporti di collaborazione con le istituzioni. In questo periodo di difficoltà generale spesso ci siamo dovuti mettere attorno a un tavolo per capire come agire per mantenere standard accettabili, nell’erogazione dei servizi rivolti alle persone disabili. Abbiamo appena avviato anche una bella esperienza con la Facoltà di Scienze dell’educazione dell’Università di Ferrara. Accogliamo una ragazza in stage, così come collaboriamo con Agenfor e altri enti di formazione per la formazione delle figure professionali nel nostro settore. Con San Martino siamo in buoni rapporti, e per rinforzare la reciproca conoscenza e integrazione abbiamo realizzato il progetto ‘San Martino magazine’. Una rivista interamente elaborata e realizzata dai ragazzi e dagli operatori del Csr. Ci siamo improvvisati giornalisti, abbiamo preparato le interviste, intervistato e fotografato i nostri compaesani. La prima edizione del periodico uscirà il giorno della festa ‘San Martino Day’».

Quale è l’esigenza più sentita da parte dei pazienti?

«Difficile da generalizzare, ognuno ha una propria vita, personalità, carattere e bisogni specifici. La sfida più grande per noi è la massima personalizzazione dell’intervento riabilitativo, cercando di rispondere in maniera più efficace ed efficiente possibile ai loro bisogni che, come per tutti noi, si traducono nella ricerca del maggior benessere psicofisico e la miglior qualità di vita. Come si fa? Questione di empatia, della capacità di non sostituirsi alla persona nel provare a comunicare, in modo da poter capire che cosa vuole la persona disabile. Banalmente, ma forse non tanto, vogliono poter decidere, invece sono considerati gli ‘eterni bambini sfigati’ che devono essere assistiti e che devono andare a ‘scuola’ per tutta la vita. Come tutti gli adolescenti/adulti, forse con età anagrafiche diverse da quelle stabilite dalle tappe evolutive, anche il ragazzo con disabilità sente il bisogno di svincolarsi dalle figure genitoriali, di autorealizzarsi, di avere una vita sociale fatta di amici e di colleghi. Sente il bisogno di realizzarsi attraverso qualcosa che sa fare, con tutti i sostegni possibili (con gli ausili, modificando gli ambienti di lavoro), odia la noia e la ripetitività, spesso foriere di comportamenti disfunzionali e aggressività. In ultimo, ma non meno importante, sente il bisogno di amare. Abbiamo ragazzi con diversi livelli di disabilità, ma ognuno, per le proprie capacità, ha la possibilità di autodeterminarsi e autorealizzarsi dentro e fuori dal Csr».

Ci racconti qualcosa del ‘San Martino magazine’?

«Questa è la prima stesura e uscirà in occasione della festa. È fatto in collaborazione fra gli utenti e noi operatori. In questo primo numero ci presentiamo, come centro. Si presentano i ragazzi con alcuni loro elaborati, e anche noi operatori con il nostro lavoro riabilitativo».

Quali sono le prossime iniziative in programma per il futuro?

«Il 10 settembre saremo alle gare di atletica, allo stadio di Comacchio, con ‘Leggermente atletici’. Il 20 settembre saremo al ‘Performing day’ con il nostro gruppo. Il 27 settembre saremo alle piscine comunali per le gare di nuoto con ‘Leggermente Atletici’. L’11 novembre, per la festa del patrono ‘San Martin in castagna’, il centro sarà aperto a tutti con l’esposizione dei lavori eseguiti nei laboratori. Infine stiamo organizzando, insieme alla Fondazione Asphi, il progetto  autonomi@lcentro. Progetto che si concluderà a gennaio 2016, con la presentazione dell’esperienza in un convegno che si terrà a Bologna. Sarebbe molto importante per sfatare i pregiudizi che ci sono sui Csr poter realizzare un documento in cui se ne racconta la quotidianità».

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