Sono passati ormai quattro anni da quando, senza troppa vergogna, provai a sfruttare l’attività del Gruppo Astrofili Columbia con l’esclusivo proposito di rimorchiare una ragazza. Gli organizzatori dell’evento ovviamente non lo sapevano, o meglio, ora lo sanno perché mi sono divertito a raccontarglielo a margine di una chiacchierata per il trentesimo compleanno dell’associazione.

Quattro orbite attorno al sole fa, lo scenario mi pareva perfetto: una fresca serata di giugno, una romantica eclissi lunare, lei che aveva accettato l’invito e per l’occasione aveva deciso di indossare la gonna più corta che avesse a disposizione. “E come andò a finire?” mi sono sentito chiedere da Alessandro, Matteo e Davide, i miei interlocutori terrestri con la passione per le stelle. Sorvoliamo, come se fossimo in orbita attorno al pianeta. Da loro non sono ho ricevuto tante utili informazioni, ma anche solidarietà: “Se ti può consolare – mi ha spiegato col sorriso Alessandro Farinelli, presidente – la percentuale di successo in casi come il tuo è estremamente bassa, direi quasi trascurabile”. Il tema però è spinoso, tanto che gli altri due, Davide Andreani e Matteo Negri, rispettivamente vicepresidente e segretario dell’associazione, mi sono sembrati parzialmente discordi. Tanto da richiamare alla memoria casi – per la verità remoti – di appassionati di astronomia in grado di conoscere (o conquistare) la donna della propria vita grazie all’osservazione degli astri.

D’altra parte la parola Desiderio, che viene dal latino De Sidus, ha proprio a che fare con le stelle. Nella fattispecie con la loro contemplazione a scopo augurale. I tempi però sono cambiati: in linea di massima non si guarda la volta celeste con la convinzione che ci possa rivelare il futuro, a meno di essere fan di Paolo Fox o Rob Brezsny. Ovviamente non è il caso degli Astrofili Columbia, nati nel 1985 col proposito di farsi portatori di conoscenza nel campo dell’astronomia. Vi risparmio un sacco di pur interessanti dettagli storici, perché se li volete conoscere potete tranquillamente trovarli sul più che esaustivo sito dell’associazione. Vi basti sapere che questo gruppo di appassionati è il riferimento per almeno due provincie (Rovigo e Ferrara) e i soci si danno parecchio da fare. Gestiscono il planetario di Occhiobello (che in realtà si trova a Santa Maria Maddalena) e un osservatorio a Ostellato. Nomen omen verrebbe spontaneo dire, sempre per quella storia del latino che ricorre.

La sede, costituita da un paio di stanze arredate con cura, si trova dentro una vecchia scuola ormai in disuso che il Comune di Occhiobello ha adattato a casa delle associazioni. Fino a qualche anno fa era diventato un vero e proprio polo interstellare. In mezzo gli Astrofili Columbia, da un lato la Cineteca Pleiadi di Giovanni Mongini (rinomata istituzione per gli appassionati di fantascienza) e dall’altro il quartier generale degli Ufologi USAC. Non sorprende che Matteo parli di “Rapporti tesissimi sul piano culturale” con questi ultimi: “Ma per il resto il rapporto era di buon vicinato – aggiunge – l’importante era non parlare delle proprie convinzioni”. Il problema non si pone più visto che gli ufologi da ormai più di un anno hanno lasciato la loro sede. “D’altra parte – a parlare è ancora Matteo – noi siamo per la scienza sempre e comunque, non ci prestiamo al complottismo. Cerchiamo di combattere questi fenomeni opponendo la conoscenza e i fatti, come nel caso della teoria Maya”. Il riferimento e la conseguente occhiata vanno nella direzione di Davide, che nel 2012 organizzò una serie di incontri per smontare la teoria sulla fine del mondo e spiegarne i fondamenti storici.

Foto di Alberto Menegatti

Dietro alla maggior parte degli eventi organizzati durante l’anno ci sono appunto i tre personaggi che ho già introdotto: Alessandro, Davide, Matteo. Tre che non hanno esattamente l’aspetto dei nerd, anche se loro sono grandi appassionati di Star Trek e in genere si potrebbe pensare che gli appassionati di astronomia lo siano eccome. “No, non si deve necessariamente esserlo, – mi ha spiegato Alessandro – il nostro gruppo è estremamente eterogeneo: si va dai soci che hanno la licenza media ai laureati in ingegneria. D’altra parte la materia è vasta e ha collegamenti con varie altre discipline, anche umanistiche. Basti pensare alla mitologia greco-romana che poi si è tradotta nella definizione delle costellazioni”. Però il ponte con l’astrologia si ferma lì. Davide è lapidario: “Consideriamo l’astrologia una bufala che non ha ragione di esistere: in pratica credere che il movimento degli astri possa influire sulle nostre vite quotidiane è come credere alla Fata Turchina. Fino alla nascita del metodo scientifico l’astrologia aveva un certo tipo di valenza culturale, poi evidentemente è venuta meno”.

Tuttavia a preoccupare maggiormente lo stato maggiore degli Astrofili Columbia, se di preoccupazione si può parlare, è la divulgazione inaccurata delle questioni scientifiche più affini al loro campo. In altre parole credenze errate, luoghi comuni o vere proprie bufale create ad arte per fare audience. Come le scie chimiche o i dischi volanti. “Purtroppo la gente si fa abbindolare facilmente – mi ha detto Matteo – e la cosa più deprimente è rendersi conto di quanto bambini e ragazzi maturino convinzioni erronee a causa soprattutto di programmi televisivi pseudoscientifici, ma che di scientifico non hanno proprio niente”. Il primo riferimento che mi viene in mente è Voyager e appena ne pronuncio il nome Matteo mi risponde ridendo: “L’hai detto tu”. Mentre se siete fan di Quark potete stare tranquilli: quello è considerato esempio di buona divulgazione. “In occasione della puntata di Voyager in cui venivano prese in esame le teorie sull’allunaggio abbiamo realizzato un calcolo, contando una sciocchezza ogni trentacinque secondi di programma. È un bel record”. La prevenzione delle bufale deve quindi partire dalla tenera età ed è per questo che gli Astrofili ospitano periodicamente scolaresche di ogni ordine e grado all’interno della loro sede per far scoprire ai ragazzi le leggi della meccanica celeste.

L’attrazione principale della sede è senz’altro il planetario, che all’epoca del mio tentativo di rimorchio era ancora analogico, se così lo si può definire. In poche parole si trattava di una sfera, illuminata dall’interno, con tanti piccoli fori di varie grandezze che proiettavano punti su una cupola montata sul soffitto. La cupola è ancora lì, – peraltro realizzata da Michele Bonadiman, presidente per diciannove anni dell’associazione – ma dal 2013 gli Astrofili hanno a disposizione un complesso e raffinatissimo dispositivo dotato di proiettore di cui Davide è il responsabile. È indubbiamente meno poetico del suo predecessore, ma permette di fare una miriade di cose in più rispetto a prima. Per esempio condurvi in pochi istanti dalle parti di Giove per vedere la celebre Macchia Rossa. Non è l’unica attrazione di rilievo della sede di Santa Maria Maddalena. Il pezzo forte ora è l’Osservatorio costruito artigianalmente col contributo dei soci. Si tratta di una cupola in vetroresina che in origine il socio Oreste Bighi voleva collocare nel giardino di casa. Ostacoli burocratici di ogni ordine e grado glielo hanno impedito, così ha deciso di donarla all’associazione che ci ha messo dentro un poderoso telescopio messo a disposizione da un altro socio, Martino Artioli. Un anno di carte bollate (“Ma del Comune possiamo parlare solo bene” sottolinea Matteo) e di lavori ed eccolo pronto. Da fuori sembra una capsula spaziale in piena regola. Permetterà di osservare lo spazio con grande dovizia di particolari, anche da una postazione remota grazie al sistema di automazione curato proprio da Matteo.

Ognuno in associazione è specializzato in un particolare settore, sia esso teorico o pratico: Matteo è un esperto di astronautica, Davide di storia dello spazio, Alessandro di astronomia. In comune hanno quel vecchio sogno d’infanzia che un po’ tutti hanno considerato, quello di diventare astronauti. Magari Alessandro un po’ meno, ma gli altri due non hanno ancora abbandonato il proposito. Tanto da spingersi fino ai limiti, trascorrendo dieci giorni del 2007 in Florida e più precisamente a Cape Canaveral per assistere al lancio dello Shuttle Discovery su cui era a bordo anche l’italiano Paolo Nespoli. “Abbiamo avuto fortuna – mi ha spiegato Matteo – perché si è trattato di uno dei rari lanci partiti in orario”. La delegazione era composta da nove appassionati provenienti più o meno da tutta Italia: “Abbiamo trascorso nove giorni su dieci al Kennedy Space Center e negli ultimi le guardie non controllavano neanche più i nostri badge da quanto erano abituati a vederci”. “Non ricordo di aver mai passato così tanto tempo a parlare solo di astronautica, – ha aggiunto Matteo – addirittura nella nostra camera d’albergo la tv rimaneva sintonizzata su Nasa TV e nient’altro”. I contatti tra delegazioni e ambienti della NASA si fece così stretto che un membro della delegazione riuscì non si sa come a ottenere degli inviti a una cena di gala, organizzata dall’azienda Alenia, a cui avrebbero preso parte diversi addetti ai lavori tra cui l’astronauta italiano Roberto Vittori. “Insistettero e noi ci presentammo con gli unici abiti a disposizione, ossia pantaloncini e ciabatte, mentre tutti erano in vestiti da sera”.

Se si è appassionati di astronomia, viaggiare diventa un’esigenza. Ne sa qualcosa Davide, che nel corso degli anni si è guadagnato i gradi di cacciatore di eclissi. Finora ne ha osservate sette in ogni angolo del pianeta: Norvegia, Australia, Egitto, Spagna, Austria, Russia, Giappone. Non sempre con troppa fortuna: “Ne ho mancate due su sette per colpa delle nuvole, ma è una cosa che si mette in conto quando si parte”, mi ha detto con grande tranquillità. Così come si mette in conto di spendere una discreta quantità di soldi per soddisfare questa passione: “Questo accade in più o meno tutti gli hobby, anche se effettivamente se ce n’è uno in cui non esiste limite per i soldi che si possono spendere è proprio questo”, conclude ridendo. Oppure ci si può armare di tantissima pazienza e mettere a frutto la propria passione per intascarne. Come è accaduto al già citato Bonadiman, fondatore della Columbia Optics, oppure a un altro socio – Massimo Riccardi – che dopo anni di studio ed esperimenti è diventato un costruttore di telescopi, finendo con aprire una propria azienda e brevettando uno schema ottico talmente innovativo da essere preso in esame dalla NASA.

“In realtà – stando all’opinione di Alessandro – costruire un telescopio è più facile di quanto si possa pensare. In pratica serve solo una gran pazienza di stare lì a grattare con precisione due pezzi di vetro”. Davide mi ha detto di averci provato ma di averci anche rinunciato a causa della noia. Forse conviene di più investire una bella cifra e comprarsi un telescopio. I più pigri invece possono vedere le foto che gli astronauti – soprattutto quelli della Stazione Spaziale Orbitante – pubblicano sui social network. Come hanno fatto Luca Parmitano e Samantha Cristoforetti, persone di cui ovviamente i rappresentanti dell’associazione hanno un’ottima opinione: “Esaltano l’aspetto avventuroso dell’esperienza astronautica e grazie ai social media permettono alle persone di appassionarsi alla loro attività. La Cristoforetti poi nell’ambiente astronautico è considerata più di molti altri colleghi uomini, per il suo impressionante curriculum e per le sue competenze scientifiche. Il suo esperimento sulla ISS sarà estremamente utile per contribuire al campo della fisiologia. Lei e quelli come lei rappresentano la parte migliore dell’Italia”.

Come l’esplorazione dello spazio attende nuove scoperte, anche gli Astrofili sentono di avere ancora molto da fare e da dire, nonostante la già massiccia attività che portano avanti. “Di progetti ne abbiamo in quantità, alcuni sono realizzabili, altri sconfinano nel campo dei sogni”. Un esempio? “Portare qui per un evento pubblico uno degli astronauti sbarcati sulla Luna, peccato che chiedano soldi a palate”. Un sogno ben diverso dall’usare un telescopio e un’eclissi per impressionare un ragazza. Va beh, ora ve lo posso dire: quella volta non andò bene. Anzi, fu una mezza catastrofe. Chissà, magari l’oroscopo di quel giorno sconsigliava imbarcarsi in simili propositi.

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