Un clamore così non se la aspettavano. «Siamo persone semplici» dicono. Marie e Gérard abitano a Ferrara ormai da sei anni, come sono finiti sotto i riflettori proprio adesso? « È successo tutto per caso. Abbiamo raccontato a Stefano Bottoni dell’amore per i Buskers che ci lega ormai da anni. Così siamo finiti alla conferenza stampa».

Ospiti d’onore, mascotte, simbolo della forza della provincia con una marcia in più? Facciamo un passo indietro. Marie e Gérard sono francesi, marito e moglie. Ne avrete sentito parlare in questi giorni. Sappiamo che amano trascorrere l’inverno nella loro casa a Ville D’Avray, tra Parigi e Versailles, e la primavera e l’estate a Ferrara. Non si perdono un Buskers dal 2008.

Il loro amore per l’Italia non è quello snob ed elitario a cui ci hanno abituato i turisti che comprano piani nobili a Venezia o casolari nel Chianti come mattoncini del Lego. Loro lo chiamano Progetto Italia. Quando sono in Francia studiano italiano all’Istituto italiano di cultura e guardano decine di film italiani in lingua originale, ça va sans dire. Tra gli ultimi autori conosciuti ci sono Pupi Avati e Carlo Mazzacurati.

La prima domanda è banale per contratto. Come mai Ferrara?

Tutto iniziò con un articolo a doppia pagina su Libération nel 2002. Il titolo era un gioco di parole “Une ville à fleur de Po” (invece di peau, ndr), con disegni di via delle Volte e Piazza Ariostea. Ne siamo rimasti subito colpiti e abbiamo deciso di passarci le vacanze. Prima andavamo sempre a Roma, in Toscana, in Umbria, poi abbiamo scoperto il delta del Po. Che a noi ricorda la Camargue, cavalli a parte. Siamo stati anche a Parma, Modena, Mantova ma questa città ha molto più charme. Insomma, non ci manca la Toscana.

La seconda domanda, invece, è pura provocazione. Cosa offre Ferrara che non offre Parigi?

Ti faccio un esempio. Vicino a Parigi c’è un festival bellissimo, “Rock en scène”. Ma in mezzo a quarantamila persone come fai a godertelo? A Ferrara Sotto Le Stelle abbiamo assistito a concerti di artisti internazionali con al massimo cinquemila persone. È tutta un’altra cosa vedere gli Arctic Monkeys in un’atmosfera così. Il punto è che a Parigi è impossibile godersi le stesse cose, le file al Grand Palais o al Louvre sono interminabili e girare per locali è molto costoso. In più la qualità dei Buskers è molto più alta di quella che offre di solito un piccolo locale medio a Parigi.

Foto di Giacomo Brini

Come si svolge la vostra vita da maggio a settembre?

Seguiamo molto gli spettacoli. Abbiamo una collezione di dépliant di Ferrara Sotto Le Stelle. I nostri concerti preferiti sono stati Tania Maria, Raconteurs, Arctic Monkeys e Franz Ferdinand. Ci piace il rock. Andiamo anche ai Master Class, il saggio finale della Scuola della Musica moderna, al Museo Archeologico o al Ridotto del Teatro Comunale. Ma non siamo qui per fare i turisti, abbiamo voglia di integrarci e vivere la città in ogni sua dimensione. Non andiamo molto al mare, siamo qui per la musica. Da queste parti va di moda il Bagno, la spiaggia attrezzata con tutti i servizi, in Francia è più facile trovare le spiagge libere.

Cos’è il Buskers Festival per voi?

Ci piace seguire i gruppi, chiedere da dove vengono e ritrovarli sulle strade di Parigi o di Montpellier. Giocolieri e clown ci interessano poco, vogliamo solo la musica. Ma facciamo un’eccezione per il Sergent, è un comico fantastico. Di solito ci attacchiamo a un artista, lo seguiamo durante la settimana, restiamo anche mezz’ora ad ascoltarlo, non andiamo su e giù tutta la sera. Abbiamo una trentina di CD, ne compriamo almeno sette all’anno. Vogliamo sostenere i musicisti, e non solo a parole. Ai locali che si lamentano della confusione diciamo: sono solo dieci giorni e non avete idea di quanto Ferrara venga conosciuta in tutto il mondo grazie a questo evento. Abbiamo amici francesi e tedeschi che vengono apposta per i Buskers.

Com’è cambiato il Festival negli ultimi anni?

Un tempo c’era un caos spensierato, le prime volte i gruppi si suonavano l’uno sopra l’altro, ora l’organizzazione è molto più massiccia.

Quali gruppi consigliate quest’anno?

La nostra playlist personale di quest’anno è composta da:

  1. Maurizio Presidente: gruppo internazionale di francesi, greci, spagnoli e italiani, suonano swing e reggae
  2. Marianne Aya Omar, chitarrista di Montpellier
  3. Les Busiciens dal Belgio
  4. Azuleo, flamento

«Quest’anno a Ferrara siamo arrivati tardi, la sera dei Jesus and Mary Chain » dice Marie. «Io sono corsa a sentirli, Gérard era stanco perché aveva guidato tutto il giorno. Così mi ha aspettato da Giori e si è bevuto una grappa».

“La vie aime ceux qui l’aiment”
Pierre Seghers

4 Commenti

  1. Lucia Livatino scrive:

    Articolo godibilissimo come sempre, Sara. Complimenti! Se penso al Listone Mag penso soprattutto a te.
    Come puoi immaginare, mi piacerebbe tantissimo conoscere questa coppia simpaticissima…

  2. ggiovanna scrive:

    …cosa vedono i miei occhi! Scusate ma ci tengo talmente tanto che non riesco a non correggere che il festival parigino si chiama Rock En Seine (=Senna) e non Rock en scène (=scena, intesa come luogo dell’azione teatrale) e ha luogo verso fine Agosto nel domaine de Saint Cloud presso il Bois de Boulogne. Immaginatevi un Heineken Jammin’ Festival, ma pieno di français, tantissima roba insomma. E poi Parigi a fine estate è ancora più magnifica quindi altamente consigliato per chi vuole prendere due piccioni con una fava.
    By the way, questi due signori sono adorables!
    Cordialement,
    giovanna

  3. Sara scrive:

    Grazie per la correzione Giovanna! Parigi è una meraviglia in tutte le stagioni, non abbiamo nessun dubbio.

  4. IL SERGENTE scrive:

    UN GRAZIE IMMENSO da parte de IL SERGENTE!!!

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