Quanti di voi vanno sulle mura a passeggiare, limonare, correre, leggere, chiacchierare? Immagino molti. E quanti di voi negli ultimi mesi hanno osservato con curiosità la piccola palestra a cielo aperto allestita davanti alla Porta degli Angeli? Se immagino male fatemelo sapere, io risponderei molti anche a questa seconda domanda. Infine: quanti di voi hanno interrotto la passeggiata, il limone duro, la corsa, il libro, il pettegolezzo per andare a provare gli attrezzi, o anche solo per guardarli da vicino? Uhm, pochi?

Ecco perché Listone Mag ha voluto mettere alla prova le capacità atletiche dei propri redattori – accompagnati da Martina, modella per un giorno – e proporvi questo piccolo approfondimento dedicato al tema dello sport all’aria aperta: per farvi curiosare dove ancora non avete curiosato, invogliarvi a provare qualcosa di nuovo, ma soprattutto darvi qualche spunto in più in vista della prova costume (che secondo l’Ansa è fonte di stress per sette italiani su dieci).

Capiamo innanzitutto da dove arrivano quei macchinari, chi li ha installati, quando e come mai perché proprio lì.

Il progetto per la palestra a cielo aperto prende le mosse da lontano: si chiama Pangea e viene avviato nel 2012. Finanziato dall’Unione Europea, ha coinvolto le Università di Ferrara, Trieste, Padova e Udine, l’Università del Litorale per la Slovenia, i Comuni di Ferrara, Capodistria, Kranj, l’Istituto per la salute della Repubblica Slovena e l’ospedale generale di Isola. Obiettivo dichiarato: promuovere l’attività fisica, soprattutto tra gli anziani.

Nel capoluogo estense il progetto è stato coordinato dal Comune e dall’Università, nella fattispecie dall’Unità di medicina interna, gerontologia e nutrizione clinica, guidata dalla dottoressa Angela Passaro, che ha studiato preliminarmente le abitudini e le caratteristiche fisiche dei cittadini che frequentano le mura. Tra il 10 e il 12 aprile 2014, all’interno della Porta degli Angeli, sono stati eseguiti testi clinici gratuiti e non invasivi per studiare la capacità motoria, la forza e la potenza muscolare di 160 soggetti campione. Il passo successivo è stata l’individuazione e la progettazione dello spazio. L’installazione è stata strategicamente nello spiazzo erboso tra via Orlando Furioso e via Ercole I d’Este, “area già ampiamente utilizzata per lo svolgimento di attività sportive da parte di molti cittadini” – come non ha mancato di sottolineare Elettra Mantovani, in occasione dell’inaugurazione.

Il taglio del nastro è avvenuto d’inverno, il 15 gennaio 2015, in una classica giornata padana fatta di nebbia e voglia di divano. Niente a che vedere con l’azzurro e il verde frizzante che abbiamo incontrato nella nostra prova pratica sul campo, a inizio luglio, accompagnate da Valentina Vandelli – insegnante presso La Palestra, centro di rieducazione funzionale in via Rampari di San Paolo.

Cosa abbiamo trovato? Innanzitutto un morbido tappeto di erba sintetica, utile per chi – come noi – si improvvisa atleta dopo una giornata in ufficio e può comodamente scalzarsi di sandali e stringate e ritrovare, a piante nude, il proprio io più intimo e primordiale attraverso il contatto non mediato con… della simpatica plastica. É veramente comodo!

Tutte le foto sono di Giulia Paratelli

Il clou sono ovviamente le cinque postazioni, assolutamente intatte e non vandalizzate. Ricordo a questo proposito che la maggior parte dei commenti della cittadinanza, quando venne pubblicata la notizia sui giornali, riguardavano la brutale devastazione che a detta dei più avrebbe investito il parchetto in tempo record. C’era chi scriveva “non dura un mese”, altri che rincaravano la dose: “con la zent che a ghe in zir la durarà da nadal a sanstefan”. È con gioia che possiamo oggi rassicurare tutti i ferraresi: nessuno ha sporcato nulla, nessuno ha distrutto nulla, gli attrezzi sono integri e ben funzionanti. Dormite sonni tranquilli.

Abbiamo iniziato la sperimentazione dalla più facile e comoda: la bicicletta-panchina (in gergo: panca con pedali), dove ci si può allenare in compagnia, essendoci due sedute a disposizione. Lo sguardo si perde nel cielo e nella lunga teoria dei pioppi che costeggiano le mura, la chiacchiera è fluida, ma bisogna avere la premura di scegliere il proprio compagno di sport e pettegolezzi valutando bene la sua altezza: chi è basso deve trovare un amico alto, chi è alto un amico basso, questo perché non si può regolare la distanza dei pedali e se – come è capitato a noi – si è tutti sotto il metro e settanta… niente da fare! Uno dei due aspetta.


Seconda stazione, in assoluto la più divertente, apprezzata anche da molti bambini. “Un attrezzo per la stimolazione dei muscoli dell’anca”, così si legge nella presentazione ufficiale, di fatto una specie di grande dondolo dove stare in piedi, in due, faccia a faccia, separati da pochissimi centimetri di fiatone, a sculettare ampiamente, avendo cura di mantenere la parte superiore del busto ferma e un poco contratta, come ci ha ricordato Valentina. Consigliato soprattutto per le coppie affiatate!


Abbiamo proseguito con il simulatore di corsa – abbastanza spassoso sebbene non per tutti intuitivo, Martina ad esempio trovava naturale correrci sopra all’indietro – e con la macchina per il potenziamento di pettorali e braccia, per la quale abbiamo aspettato un poco perché c’era la fila.


«Il carico è dato dal tuo peso – ha spiegato nel frattempo la nostra “personal trainer per un giorno” –  ma puoi essere grasso senza avere muscoli, e quindi non avere abbastanza forza per sollevarti. Quella signora ad esempio sta sbagliando, molla la presa per scendere, ma la presa deve sempre essere forte, il movimento lento e guidato sia in salita che in discesa. Le mani devono stare basse e spingere in avanti, i polsi devono stare in linea, non gli avambracci. Bisogna lavorare con i tripiciti e spingere in avanti con i pettorali».

Sono veramente in tanti i corridori a fare tappa attorno a noi, chi per pedalare, chi per allungare, chi per rafforzare. Non mancano signori e signore di una certa età, ma neppure giovinette e giovanotti decisamente pro che, concluso il percorso, si stendono a terra per qualche bella serie di addominali.

Abbiamo chiuso con lo stretching, utilizzando un mezzo arco che inizialmente abbiamo guardato con grande perplessità, non capendo esattamente a cosa ci potesse servire. La soluzione è arrivata chiedendo qua e là, guardandoci attorno, la conferma cercando su Google la scheda dettagliata dell’intervento. Sulla struttura tubolare ci sono dei supporti, di altezze diverse, alle quali si possono appoggiare le gambe da stendere. Istintivamente abbiamo piegato la schiena per raggiungere con le mani la punta del piede, ma Valentina ci ha sgridate: «dovete stare più dritte col busto, altrimenti vi fate male, dovete allungare la parte posteriore delle cosce, sentir tirare il punto di attacco del muscolo. Se vi allungate voi non si allunga lui». Replica: «Ok, ma così ai passanti non sembra che facciamo stretching!».


Valutazioni conclusive. Innazitutto ci è un po’dispiaciuto che non ci fossero quelle belle tavole esplicative che eravamo abituate a consultare nelle pinete delle nostre vacanze marittime, dove tra pigne e aghi di pino alloggiavano i primi “percorsi vita” fatti di tronchi e poco altro, e dei tozzi omini blu, stampati su banalissimi cartelli, ci illustravano sollevamenti e addominali.
Per conoscere il corretto utilizzo degli attrezzi della palestra a cielo aperto avremmo dovuto utilizzare il QR code appiccicato sopra ciascuno, cosa che ovviamente non abbiamo fatto.

Appunto polemico, che volendo si può skippare passando al paragrafo successivo. Il QR code? C’è ancora qualcuno che crede serva a qualcosa? Non ho mai conosciuto nessuno che si sia preso la briga di tirar fuori dalla tasca lo smartphone e fotografarne uno… Mai. E poi: perché dovrei portarmi lo smartphone quando vado a correre? E ancora: e se avessi un vecchio Nokia 3310? Questa soluzione ci è sembrata per nulla pratica e un po’ discriminante, decisamente poco smart.

In compenso l’allestimento complessivo ci è piaciuto parecchio e ci siamo vicendevolmente promesse di tornare ad allenarci. Sarà vero? Valentina ha voluto avanzare una proposta, che rilanciamo: «ci si potrebbe accordare con alcuni insegnanti e organizzare qui un piccolo circuito, da dieci stazioni, dove si alternano macchine ed esercizi a terra. Gli insegnanti potrebbero spiegarlo durante alcuni incontri gratuiti, così poi chi vuole può venire da solo e sa cosa fare e come farlo. L’ideale sarebbe cimentarsi dopo la corsa, quando si è già caldi, è chiudere con lo stretching. Lo sport è per tutti, ma nella misura di ognuno. A Ferrara da questo punto di vista ci sono tante idee e buona volontà, ma non basta dire alla gente “camminare fa bene, andate a camminare”. Ci vogliono ad esempio le scarpe adatte, se ti fai dei chilometri con le Converse alla fine hai il maldischiena. Il principio da seguire a mio avviso è questo: sei unico, il tuo allenamento deve essere unico. Anche perché se provi un’attività e ti inchiodi per un qualsiasi motivo, un dolore o altro, poi non ricominci più. Le persone non scelgono di mettersi in difficoltà una seconda volta, non vogliono sentirsi inadeguate in un’attività che hanno scelto. L’individualizzazione è fondamentale».

2 Commenti

  1. eleogivio tani scrive:

    Ciao. Quel signore con canotta bordeaux e berrettino nero sono io. Da quattro mesi ogni 2 giorni da Santa Maria Maddalena vengo a camminare per un ora e al termine faccio proprio quì la mia santa ginnastica agli attrezzi. Finalmente da Voi ho imparato come si usa il mezzo arco … ci proverò sicuramente. Grazie per le belle foto da me molto gradite e complimenti per il vs articolo utile e divertente. Sono un cantautore con chitarra e sono a vs disposizione su email e di persona qualora vogliate ascoltare le mie 30 canzoni. Ciao e buon lavoro

  2. loris scrive:

    Tranquilli si e’ rivelato un successone…. la palestra a cielo aperto ha un solo difetto , dovrebbe essere il doppio , visti i numerosi/e che ogni giorno la frequentano…cmq ottima iniziativa !|…..

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