Il progetto COM.bus viene da lontano. Dentro ci sono idee ambiziose, tanta passione, un sacco di forza di volontà e la voglia di fare qualcosa che sia davvero utile: per dirla con parole loro “sviluppare azioni concrete di miglioramento dell’ambiente urbano, a partire dalle esigenze e dalle priorità delle comunità locali”.

È un progetto di innovazione sociale nato nel 2012 da un’idea degli architetti Giovanni Oliva e Serena Maioli, partito nel febbraio 2013 con la vincita di un bando “Smart Cities and Communities and Social Innovation” e portato avanti con tenacia nonostante le difficoltà: i fondi arrivano in ritardo, e i giovani professionisti impegnati anticipano di tasca propria. Lo scopo di COM.bus è quello di migliorare diverse aree urbane del Comune di Ferrara, e per farlo sono stati coinvolti 186 bambini, circa 300 genitori e 20 insegnanti di scuola primaria. Durante il primo anno sono state individuate le aree che sono state poi oggetto di trasformazione, e proprio in questi giorni, dal 4 al 14 maggio, verranno inaugurati i presidi COM.bus nelle zone interessate dal progetto.

I prossimi appuntamenti di “SCOMBUSSIOLIAMOCI”, dopo quelli di Quartesana e nel quartiere Giardino, saranno:

Mercoledì 13 maggio – Street Art sul Po
Pontelagoscuro| Scalinata di Via dell’Isola Bianca| ore 16:30

Giovedì 14 maggio – La scacchiera di Alfratrotto
Viale Krasnodar| Piazzetta dei Poeti| ore 16:30

Giovedì 14 maggio – Il percorso informattivo
Viale Krasnodar| Area verde di Via Mambro| ore 16:30

Lunedì 11 maggio scorso Listone Mag è andato a Quartesana a curiosare all’inaugurazione degli amici di Farnia, e ha avuto modo di raccogliere pensieri e sensazioni degli ideatori del progetto, Serena Maioli e Giovanni Oliva, e di Elena Maioli, l’educatrice che li ha accompagnati in questo percorso.

Questi otto incontri sul territorio sono il coronamento della parte di ricerca del progetto – racconta Giovanni – si aprirà poi una seconda parte, conclusiva, in cui si svolgerà un monitoraggio di quanto fatto finora, verranno pubblicati i risultati di questo percorso e si realizzerà il prototipo del Bus.

Cosa vi è piaciuto di più di quest’esperienza e cosa invece vi ha delusi?

Serena: ci sono stati sicuramente tanti aspetti positivi, e i bambini ci hanno dato molto: abbiamo capito che hanno capito, hanno colto il vero senso del progetto più di tanti adulti, ma soprattutto penso che abbiano capito cosa vuol dire “cittadinanza attiva”, migliorare l’ambiente in cui vivono e avere cura degli spazi. Si sono sporcati le mani nel vero senso della parola. Ci hanno delusi invece alcuni adulti, che hanno mostrato una grossa difficoltà nel fidarsi e nel lavorare per il bene comune. C’era molta reticenza nei confronti di questo progetto, seppur con qualche eccezione. L’aiuola di Quartesana è stata uno degli interventi più costosi, senza il lavoro di tutte le famiglie non sarebbe riuscito così bene. Possiamo dire, in generale, che il risultato di questa “partita” è bambini vs adulti 1-0.

Elena: Alcuni genitori nella fase finale sono stati una vera e propria rivelazione. Hanno provato un modo insolito per loro di vivere e di vivere con gli altri, e si sono trovati davanti a un approccio diverso in cui era richiesta una grande apertura mentale. Inizialmente è stata dura coinvolgerli, ma più si andava avanti, più hanno visto un risvolto pratico e che si è fatto davvero qualcosa concreto, più sono diventati partecipativi.

Serena: a Baura abbiamo installato una seduta interattiva attorno ad un albero, con annessa una mini biblioteca libera. Passandoci davanti il sabato sera, abbiamo notato il via vai delle persone: le cose stanno funzionando.

Giovanni: questi presidi servono proprio a rafforzare il senso di comunità nei luoghi dove è già presente, e a contribuire a crearlo ove questo manchi.

Elena: ci dà molto fastidio quando ci chiedono “ma voi credete che durerà a lungo?” Se ci si tiene, allora il presidio verrà usato e difeso, e durerà nel tempo. A differenza degli spazi del Comune, queste cose sono di tutti, per tutti e gestite da tutti. Se le persone sentono un luogo come proprio, non lo vedono come estraneo e sono maggiormente disposte a prendersene cura.

Serena: ci dicono che siamo ingenui, che non teniamo conto dei vandali…

Giovanni: tutti questi sono atteggiamenti poco costruttivi: se un presidio è voluto, gli abitanti ne avranno cura. La caratteristica di questi interventi è che tutti ci possano mettere le mani sopra, proprio perché appartengono a tutti. Inoltre, non è detto che fare i progetti con i bambini significhi che il risultato poi sia a loro uso esclusivo: si fa qualcosa di cui beneficia tutta la comunità.

Foto di Giulia Paratelli

Assistiamo al taglio del nastro: una ventina di bambini emozionati e giocosi, in quello che per loro è un giorno di festa, sono schierati dietro al nastro. Una di loro, la più coraggiosa, prende la parola e ringrazia Serena, Elena e Giovanni per averli fatti divertire e aver fatto provare loro qualcosa di nuovo.

Vi prenderete cura dell’aiuola? La proteggerete?” chiede Serena

Sììììì!” rispondono in coro i bambini.

A Quartesana il presidio creato è un’aiuola vicina ad una quercia secolare in piazza Pusinanti. La signora Pusinanti era una cittadina di Quartesana che negli anni della Guerra ha fatto molto per il paese. Per questo motivo, in questo centro abitato l’obiettivo del presidio COM.bus era quello di aiutare gli abitanti a ritrovare un senso di identità comune.  L’atmosfera è rilassata, ognuno sembra essere a proprio agio e soprattutto sentirsi al Proprio Posto.

Mi chino sull’aiuola per osservarla da vicino: tra le piante ci sono le storie dei bambini che hanno contribuito al progetto, una loro descrizione, il loro ricordo più bello e quello che vogliono fare da grandi. Eccone alcune:

“Il mio nome è Alessandro e sono un po’ impertinente. Le mie passioni sono la bicicletta e la meccanica, perché si scoprono sempre cose nuove. Il ricordo più bello della mia infanzia è stato quando mio papà mi insegnò a giocare a calcio. Da grande vorrei fare l’ingegnere meccanico”

“Io sono Alfredo, ho 10 anni. Vado a scuola e abito a Quartesana. Mi piace molto il calcio: il mio ruolo è il portiere. Il ricordo più bello della mia infanzia è quando ero alla scuola d’infanzia, perché ero libero. In futuro vorrei lavorare in un canile perché il mio animale preferito è il cane” 

“Il mio nome è Vittoria, ho 10 anni e abito a Quartesana. Le mie passioni sono la danza e il teatro, perché mi fanno sperimentare cose nuove. Il ricordo più bello della mia infanzia è stato quando ho conosciuto Ciro, il mio cane. Mia mamma dice che è il mio fratello peloso! Da grande vorrei fare la giornalista perché così conoscerò persone nuove: infatti intervisto spesso mia mamma e mia nonna”

“Io sono una bambina di 10 anni con un papà africano e una mamma italiana. Le mie passioni sono: cantare, perché quando canto mi so esprimere, e ballare, perché mi so muovere. Il momento più bello dell’infanzia è stato andare in viaggio a 6 anni a conoscere zii e cugini che non sapevo di avere; il mare lì era fantastico perché onde così alte non ne ho mai viste. Nel futuro vorrei diventare una cantante o forse una ballerina”

Queste storie mi hanno lasciata con un po’ di speranze, qualche domanda e un sorriso sulle labbra: spero che questi bambini continuino ad accogliere con entusiasmo le “cose nuove”, a considerare fantastiche le onde altissime ed essere un pochino impertinenti. Mi sono chiesta se la bambina che intervista la mamma e la nonna le consideri persone nuove perché ogni volta impara qualcosa che prima non sapeva sul loro conto, o perché spera di scovare qualche zio o cugino sconosciuto tra un racconto e l’altro.

Infine, Alfredo che alla scuola d’infanzia era libero, e che considera questa libertà come il suo ricordo più bello… che dire, mi ha fatta sorridere.

Sito web del progetto COM.bus – Pagina Facebook del Progetto COM.bus

1 Commento

  1. silvana onofri scrive:

    Tenacia, grande professionalità e nessuna paura di “sporcarsi le mani. Complimenti

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