Tra i mestieri che resistono alla crisi ce n’è uno che non ci si aspetta: il tatuatore.

Apparentemente legato ad un vezzo estetico, si direbbe qualcosa di sacrificabile se le priorità sono la spesa o le bollette. E invece no. A Ferrara e provincia, negli ultimi anni, hanno aperto tanti nuovi studi. In tutto adesso sono oltre venti che, invece di chiudere come è accaduto a vari supermercati, negozi e ristoranti, hanno incrementato la loro attività.

“La crisi si sente, ma il settore tiene. C’è tanto lavoro nero, ma chi è bravo riesce a farsi strada anche in regola” dice Dario Mezzogori, titolare dello studio Jam ink tattoo family. Ci lavorano alcuni giovani tatuatori che però hanno già alcuni anni di esperienza alle spalle.

“Io posso dire di essermi sempre mantenuta facendo questo – spiega Giada, in arte Nikita Diaz – ho iniziato a vent’anni e tatuo da sei”.

“I genitori delle ragazze con cui uscivo, mi guardavano male perché per loro era un lavoro poco raccomandabile, invece è una forma d’arte e mi dà da vivere onestamente”, dice orgoglioso Den.

“Dal 2011, quando ho aperto, fino ad oggi, gli affari sono migliorati”, conferma Lorenzo Botti di Pace&Inchiostro. “Tanti miei clienti preferiscono un tatuaggio ad una vacanza perché gli rimane. Le persone ne hanno bisogno perché nel caos della crisi economica e sociale, il tatuaggio è uno sfogo, un desiderio di espressione”.

“Ti senti meglio con te stesso”, approva Raffaele al quale Lorenzo sta tatuando, per l’appunto, un faro che illumina un veliero in mezzo al mare in tempesta sul polpaccio.

“L’affermazione della propria espressione corporea dà un senso di libertà. E la libertà è uno stile di vita, stai decidendo per te, stai facendo una cosa per te”, aggiunge Lorenzo.

In un momento in cui tutto è precario, instabile ed effimero, il tatuaggio resta. E’ l’unica cosa che quando la fai, sai che starà con te fino alla morte. “Ed anche oltre – precisa Lorenzo – perché la pelle tatuata si decompone più lentamente”.

“Nel bene e nel male il tatuaggio è molto legato alle mode – spiega il titolare di uno studio che preferisce rimanere anonimo – arrivano ragazzi che vogliono lo stesso che hanno visto su un calciatore. Uguale fanno le ragazze con le veline. Questo è mortificante per la creatività, ma è anche quello che ti permette di vivere. E comunque farsi un tatuaggio è come farsi una coccola quando si è frustrati perché le cose non vanno come devono andare. Allora uno pur di stare meglio investe così i soldi, e poi forse, almeno qui a Ferrara non siamo così poveri, finché ti tatui, evidentemente non sei alla canna del gas! In altri paesi il tatuaggio risente meno delle mode, per esempio in Inghilterra, Germania o Francia, dove i calciatori fanno meno notizia, i tatuaggi non fanno più tendenza. Rimangono nei paesi del Sud, dove la gente è più povera, perché comunque il tatuaggio è tradizionalmente legato alla working class”.

Foto di Stefania Andreotti

Oltre che alla malavita, alle persone poco raccomandabili, e questo stereotipo fatica a morire.

“Quando andavo a prendere mio figlio all’asilo, gli altri genitori mi guardavano male, proprio io che per tredici anni ho fatto l’educatore”, scherza amaro Lorenzo, “eppure chi ha rovinato il mondo non porta tatuaggi, ma la cravatta”.

Non esiste un codice deontologico condiviso, però c’è chi, come Lorenzo, si è creato il proprio, a cui si attiene rigorosamente. “Non tatuo minorenni, nemmeno accompagnati. Non tatuo soggetti politici né satanici. Non faccio tatuaggi in posizioni che reputo sbagliate, anche se è il cliente che lo chiede. Generalmente non tatuo disegni di altri, ma solo quelli che faccio io, perché tra me e il cliente ci deve essere un’interazione”.

Dello stesso avviso anche Nadia, una delle pioniere del tatuaggio in città, oggi titolare dello studio Electric Tattoo.

“Io tatuo da 22 anni, e sono di Bologna. Ho aperto il mio primo studio a Ferrara proprio per non fare concorrenza ai miei colleghi bolognesi, e quando sono arrivata qui sono subito andata a parlare con i più “anziani”, come Enea e Mosé del Lido degli Estensi, per non pestare i piedi a nessuno. C’è un’etica professionale molto forte tra una certa generazione di tatuatori, cosa che oggi sta venendo meno. In troppi stanno aprendo per inseguire il guadagno facile. Io penso che questo lavoro lo si debba fare per passione, non per necessità. E lo stesso deve valere per chi si tatua, bisogna tatuarsi quando ce lo si può permettere sia mentalmente che economicamente. Se è vero che ancora ci sono tante persone che nonostante la crisi vengono da me, poi però non è detto che tutti paghino, e questo è sempre più un problema, oltre al fatto che, in quanto artigiani, siamo tartassati dalle tasse”.

Un tatuatore fa in media due tatuaggi al giorno. Un tatuaggio può richiedere da una a diverse ore di lavoro. I prezzi variano da cinquanta euro ad alcune migliaia a seconda della grandezza del disegno e della fama del tatuatore.

Ogni studio per aprire deve avere l’autorizzazione dell’Ausl, che organizza corsi obbligatori ed effettua controlli periodici. Quella di Ferrara ha organizzato a metà marzo il primo tavolo di confronto per tatuatori locali dove raccogliere le loro istanze.

“C’è un mare di burocrazia da gestire, all’inizio mi sono avvilito”, ammette Lorenzo. “Siamo molto tassati, però questo è quello che mi piace fare, non lo cambierei”, conclude Dario.

I soggetti più richiesti?

Vanno molto lo stile iperrealista e quello tradizionale americano, ma c’è chi non disdegna anche soggetti locali come i Trepponti di Comacchio o la bicicletta.

E a chi invece non ha ancora trovato il proprio tatuaggio, farà piacere sapere che proprio ad Argenta, in provincia di Ferrara, esiste da trent’anni una casa editrice, la 3ntini, che pubblica ben tre riviste di settore: Idea Tattoo, Tattoo 1 Tribal e Tattoo Yellow Pages, con disegni originali, foto di tatuaggi e preziosi indirizzi di tatuatori.

Lascia un commento

Prima di lasciare il tuo commento, ricordati di respirare. Non saranno ospitati negli spazi di discussione termini che non seguano le norme di rispetto e buona educazione. Post con contenuti violenti, scurrili o aggressivi non verranno pubblicati: in fondo, basta un pizzico di buon senso. Grazie.