Ottocento poltrone rosse e impettite, colonne lisce e stucchi che sembrano fatti con la panna. Signori e signore ed eventuali indecisi (cit.), è tornato il Teatro Nuovo.

Cos’è successo e perché aveva chiuso? Non una bella storia quella del Teatro Nuovo. La notizia ha fatto il giro di tutti giornali appena tre anni fa alla vigilia del terremoto che ha colpito l’Emilia: il gestore precedente, Giovanni Fava, condannato per bancarotta fraudolenta e appropriazione indebita, perde il teatro. Il Tribunale di Ferrara lo rileva e rivende a una società privata. La vendetta è brutale. Il vecchio gestore, sfrattato e condannato, divelle le poltroncine, strappa la tappezzeria, taglia i cavi elettrici, distrugge lampadari, sanitari e caloriferi. Uno scempio. Così un Teatro dei primi anni ’20, progettato da Sesto Boari, con una sala a campana e due ordini di palchi, è finito per assomigliare a un’enorme discarica.

«Quello che vedi è tutto restaurato. I lavori di restauro sono stati lunghi e complessi, non c’era più niente». Franco Pulvirenti è l’amministratore unico della Società del Teatro Nuovo Ferrara srl, manager di cantanti italiani come Gianni Morandi e Orietta Berti.

Qualche anticipazione sulla prossima stagione? I nomi sono molto pop per il momento.

Uto Ughi, Giuseppe Fiorello, Massimo Ranieri. Sì, sono nomi popolari ma il teatro deve essere aperto a tutti.

In che rapporti siete con il Teatro Comunale?

Ottimi. Credo nella sinergia, non vogliamo sovrapporci, non c’è nessuna concorrenza. Anzi, ci saranno collaborazioni con altri teatri, come il Duse di Bologna e il Geox di Padova.

Saliamo sul palco, poco prima che inizi l’inaugurazione ufficiale. Metri di corda intrecciata disegnano un’architettura dietro le quinte. Stefano Bigoni, responsabile di audio e luci, dà gli ultimi ritocchi. «Mi occupo del palco, compongo i tiri partendo da matasse di mille metri di corda. Lavoravo qui anche durante la vecchia gestione. Era tutto lasciato andare».

Dal palco si vede la gente passare per strada. Il legno scuro della pavimentazione e i tendaggi neri e pesanti aspettano qualcosa di Nuovo.

Foto di Giacomo Brini

3 Commenti

  1. Florio Piva scrive:

    Questo è una realtà di cui non posso beneficiare, ma sono felicissimo che riprenda a vivere un testimone importante come il “Nuovo” Nel mio cuore questo teatro occupa un posto molto importante in quanto tra le sue poltrone, di ogni ordine a seconda di quante lire potevo disporre, ho consumato tantissime domeniche e feste comandate della mia giovinezza!
    Questa iniziativa credo sarà premiata dai ferraresi riconoscenti, privati per tanto tempo di un luogo di aggregazione come questo.
    Quanto dovrà essere bello partecipare all’inaugurazione!

  2. Antonella Bottari scrive:

    Lietissima che riapra un Teatro, dopo tutto quello che è successo a Ferrara.
    Dispiace che l’entusiasmo della Macchi abbia fatto scaturire una domanda che ha sortito una risposta inadeguata. Accomunare il maestro Ughi e i cantanti pop fa tanto male. Stona molto, ma è un mio parere, questa commistione di generi diversissimi e lontani anni luce. Fa male alla musica colta e a chi legge questo articolo.
    Ughi diffonde la Musica come bene comune e, da buon divulgatore, si intrattiene con il pubblico anche durante i concerti per non disperdere un patrimonio culturale che diversamente scivolerebbe nel silenzio. La sua meritoria opera non può essere definita pop o popolare. E’ un dono prezioso invece, spero ne convenga.

  3. Sara scrive:

    Uto Ughi è uno dei più grandi talenti italiani, mi scuso per l’accostamento con Fiorello.

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