Chi c’era venerdì sera al festone del Bender Bar? Tu si, tu no, tu sì, tu sì, tu non sai nemmeno di cosa sto parlando, tu sì, tu no, tu sì, tu sì. C’era in effetti tanta tanta gente.
Per chi l’ha visto e per chi non c’era, oggi per Listone Mag vi racconto cosa sta succedendo appena fuori dalla stazione dei treni di Ferrara, negli spazi che appartenevano e tuttora appartengono al Dopolavoro Ferroviario – associazione alla quale non ho potuto fare a meno di iscrivermi, non perché fosse obbligatorio per partecipare alla serata ma per spontaneo entusiasmo, senso di appartenenza e uno spritz di troppo.

Il Railway Festival, questo il nome ufficiale dell’evento di venerdì 10 aprile, ha rappresentato l’atto primo di una singolare unione di spazi e di intenti che si sta realizzando all’interno dell’edificio giallo a sinistra della biglietteria FS, una casetta a forma di C che probabilmente assumerà il nuovo nome di Cargo. Contenitore grande e capiente, nome veloce e internazionale, poca spocchia, energia mobile. Qui c’è gente che lavora.

I primi ad arrivare sono stati Giuseppe e Carmelo Alesci, i fratelli che da ormai quattro anni gestiscono il bar al piano terra. Aprono quotidianamente con i caffè e i cappuccini alle 5.30 di mattina e chiudono alle 19, ma dal marzo scorso hanno iniziato a mettere in calendario qualche concertino – e in questi casi l’orario si dilata.

I secondi sono stati i writers – Psiko, Mendez, Human Alien alias Andrea Amaducci, Stefano Capozzi, Simone Mazzanti – che si sono insediati a settembre e hanno sistemato al primo piano un laboratorio che è anche ufficio, che è anche atelier, che è anche officina. Pareti di bombolette spray, archivio di tele, tavole e schizzi, grandi ripiani, tecnigrafo, area relax con indispensabili divanetti, parete attrezzata per appendere chiavi inglesi e seghetti, mobili costruiti con pallet e oggetti di recupero – da notare la sedia assemblata con pezzi di skate.

I terzi e ultimi sono stati i musicisti del Collettivo Binario 1, entrati a fine dicembre, sempre al primo piano, per realizzare una sala di composizione e produzione musicale, orientata soprattutto nell’ambito delle colonne sonore. Matteo Maragno e Nazareno Realdini – detto Flavio Briatore, riferiscono i bene informati – i quali suonano nel duo di recente formazione chiamato Bloss.

Per capire un po’ che succede chiedo a loro come sono finiti qua dentro, e che intenzioni hanno.
“Abbiamo cominciato un anno fa a cercare uno spazio dove poter provare con il nostro gruppo e assieme ad altri amici. La ricerca è stata lunga. La svolta è arrivata attraverso il contatto dei writers, che ci hanno detto delle sale messe a disposizione dal Dopolavoro Ferroviario. Questa possibilità ci ha fatto venir voglia di provare a realizzare qualcosa di più ampio, non più sala prove ma un collettivo di musicisti orientato nella creazione di colonne sonore, per il cinema, la pubblicità, il teatro. Vorremmo creare un archivio condiviso online, dove mettere a disposizione sia pezzi gratuiti che a pagamento”.

Quando vi siete insediati? Come è andata?
“Abbiamo cominciato a sistemare lo spazio due mesi fa, all’inizio è stato un disastro perché la sala era veramente piena di roba. Tavoli, sedie, armadi, era usata come magazzino. Poi abbiamo pitturato le pareti di bianco e abbiamo proseguito con l’insonorizzazione. Diventerà uno studio di produzione e composizione, più che una sala prove”.
Matteo a 28 anni ed è ferrarese, del Barco, con i Bloss suona la chitarra, il basso, le tastiere e canta. Nazareno di anni ne ha 31 e viene da Serravalle, suona la batteria, canta e si occupa della produzione elettronica. “Il disco l’abbiamo registrato in due, spiegano. Dal vivo inviteremo altri musicisti sul palco con noi”. Le collaborazioni in programma sono tante. Per citarne qualcuna: Pietramuta, gruppo dove suona anche Matteo, Doctors in Mexico, Animal House Studio, Headphones Man. “Ci piacerebbe collaborare con altre realtà del territorio attive sul fronte musicale, sale prove e scuole. Sarebbe bello organizzare seminari di musica etnica, orientale, zingare, africana, sud americana”.

1 Commento

  1. Tommaso scrive:

    Sarebbe bello che ci fosse più colore negli spazi della stazione, magari dei graffiti nei sottopassaggi come hanno fatto con la suburbana di Bologna.

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