“D’una tetra pace è foriero il mattino, e il sole, per l’afflizione, non vorrà mostrare il suo volto.
Andate pure, e dibattete ancor fra voi le ragioni di questi tristi casi.
Taluni saranno perdonati, puniti talaltri.
Perocché non vi fu mai alcuna storia più dolorosa che questa di Giulietta e del suo Romeo”.
(W. Shakespeare, Romeo e Giulietta, atto V, scena III, traduzione di G. Baldini)

In una mattina baciata dal sole di marzo incontriamo, in una sala prove del Teatro Comunale che affaccia su Corso Giovecca, il direttore artistico Luciano Padovani. Con la sua compagnia di danza Naturalis Labor, attiva a Vicenza sin dal 1988, Padovani si presenta sul palco del Comunale con un nuovo spettacolo dal titolo “Romeo y Julieta Tango”.

La prima domanda che gli poniamo, dopo esserci accomodati su una panca di legno, riguarda la natura più profonda della sua scelta artistica.

Come possono convivere, in uno spettacolo di danza, due realtà a prima vista molto lontane quali la tragedia di Shakespeare e il tango? Come può l’amore passionale, forte e carnale del tango piegarsi al dramma dei due amanti fanciulli, dove l’amore è sentimento puro, quasi platonico?

“Il grande pubblico associa sempre il tango alla passione e alla seduzione. Però il tango è anche una distinzione di ruoli, c’è il maschile e il femminile. Due mondi molto ben definiti, che possono entrare in simbiosi ma sono anche in contraddizione” –comincia a spiegarci il coreografo.

“Ho pensato, cominciando a immaginare lo spettacolo, ad una storia d’amore tra un uomo e una donna ostacolati da due famiglie. A questo ho associato la mia conoscenza del tango e dei suoi codici. Ho colto nel tango non solo la parte più seduttiva e passionale, quella che appartiene al tango show, ma anche la parte più genuina, quella del ballo sociale ballato in milonga. Il tango è una rapporto molto più intimo tra due persone, non è solo la parte spettacolare, la gamba, la rosa… Quindi, partendo da questa idea, ho sfruttato il fatto che il tango mi aiuta a raccontare una storia intima tra un uomo e una donna e mi aiuta, inoltre, a rappresentare una divisione di ruoli, maschile e femminile. Lavorando sulla storia, nello specifico, la mia scelta è stata quella di far interpretare i Capuleti alle donne e i Montecchi alla parte maschile. Ero molto vincolato, nelle scelte coreografiche, perché il tango è un ballo di coppia e mi sono chiesto come risolvere certe scene di gruppo, come i combattimenti. Per ovviare a questo problema ho lavorato molto sul dualismo maschile e femminile, associandolo alla rivalità tra le due famiglie veronesi. Inoltre, nella scelta dei protagonisti (interpretati da Jessica D’Angelo e Marco Pericoli) mi sono avvalso di due danzatori  contemporanei grazie ai quali ho potuto lavorare molto sul piano drammaturgico. Durante lo spettacolo tutti, uomini e donne, diventano il doppio di Romeo e Giulietta, in questo modo si viene a giustificare il tango anche nella sua componente più sensuale e passionale.

Ho trovato qualche difficoltà nella scelta della partitura musicale, tutte le musiche di tango sono state pensate e create per ballare il tango e sono difficilmente adattabili ad altri fini. Però Piazzolla mi è venuto in aiuto, infatti ci sono dei pezzi di questo autore che ho potuto associare a dei momenti topici del dramma, come lo scontro tra i Capuleti e i Montecchi, la notte d’amore, il matrimonio, il duello tra Mercuzio e Tebaldo. Oltre a Piazzolla abbiamo utilizzato anche altri autori, i quali ci hanno permesso di creare un universo che lega il tango alla danza contemporanea. Così facendo si è creato un respiro tra il tango e il contemporaneo sia nel gesto che nella musica”.

Dopo questa esauriente risposta ci informiamo riguardo la genesi dello spettacolo.

“L’idea dello spettacolo risale alla fine del 2012. Nel 2013 ho cominciato ad occuparmi della parte organizzativa e a prendere i contatti con i teatri tra i quali quello di Ferrara, che ha sostenuto con un contributo economico la realizzazione dello spettacolo. Le prove vere e proprie sono iniziate nell’estate del 2014 e la prima è stata fatta a Pisa lo scorso febbraio”.

Riferendoci alla vostra variegata produzione, che si contamina e oscilla tra vari generi, ci chiedevamo se e come questi spettacoli vengano accolti dal pubblico.

“Io vengo dalla danza contemporanea e ho sempre fatto spettacoli di un certo tipo poi, ad un certo punto della mia vita, ho incontrato il tango. Da quel momento ho cominciato a fare spettacoli di danza contemporanea inserendovi il tango (prima era il 20%, poi il 30% e così via) e ho notato che, con la stessa compagnia e lo stesso coreografo, cominciavamo a riempire i teatri. Mi sono reso conto di riuscire a proporre la danza contemporanea ad un pubblico molto più vasto. Il tango è diventato la chiave per avvicinare alla danza e per far conoscere la compagnia. L’esperienza della danza contemporanea è stata fondamentale per creare un tessuto drammaturgico, uno spettacolo, infatti, deve reggersi in piedi su dei luoghi o su dei protagonisti. Qualsiasi spettacolo legato alla tradizione classica, come Romeo e Giulietta, trova la porta un po’ aperta nell’immaginario collettivo. La storia è nota e facilmente comprensibile. La sfida consiste nel cercare di essere originali senza tradire il testo, dandogli una sfumatura nuova, una sfumatura intelligente e mai pacchiana”.

Com’è la vita di una compagnia di danza contemporanea in Italia? Domandiamo infine a bruciapelo.

“Cinque o sei anni fa ti avrei risposto che andava malissimo. Adesso noi, come Naturalis Labor, siamo in una fase molto positiva. Anche se non siamo riconosciuti da enti come il ministero in maniera adeguata, il fatto stesso di essere a Ferrara, uno dei teatri italiani più importanti per la danza, sancisce per noi un punto d’arrivo importante. Siamo cresciuti lentamente negli anni, dopo il 2005-2006, grazie ad una serie di scelte produttive e distributive e grazie al tango la nostra situazione ha cominciato a cambiare. Secondo me, se c’è un po’ di qualità, se ci sono l’onestà e un minimo di capacità creativa e se il team di lavoro è affiatato e professionale, magari si fa un po’ di fatica ma col tempo si possono raggiungere importanti risultati”.

Dello spettacolo Romeo y Julieta Tango non vogliamo raccontarvi altro. Questa scelta deriva in parte dalla speranza che siate andati a vederlo e in parte dal fatto che, grazie alle parole di Luciano Padovani , speriamo di avervi già raccontato molto.

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