Personaggi ferraresi #3: Mauro

Il primo dei personaggi ferraresi era Goffredo. Come Goffredo in città ci sono una bella trafila di suoi simili. Ci si potrebbe fare un album di figurine, penso. Qualcuno, mentre raccontavo che avevo scritto di “Gat n’euro”, mi ha detto “C’è anche l’altro, ‘Gat na zigareta?’ hai presente quello li?”. Si, ce l’ho presente.

Si chiama Mauro e lo vedo molto spessissimo in giro per via Bologna e le sue strade laterali, che conosce come le sue tasche. Capelli argento da scienziato pazzo, barba alla mo’ di Gandalf e vestiti grunge. Mi ricordo che passava tutte le sere alla festa dell’unità della Rivana, quando ancora c’era, per un piattino di minestra e un bicchiere di rosso che tenevano per lui. Una volta mi sono ritrovato, assieme ad alcuni amici, proprio in mezzo a uno scontro diretto di barzellette tra lui ed un certo Maurizio, a mio avviso sosia ufficiale di Lou Reed. Le barzellette di Mauro erano sicuramente inventate sul momento, almeno spero.

Una sera, mentre tornavo a piedi verso casa, ho visto Mauro con una sigaretta in bocca fermare una coppia di ragazzi.
– Gat na zigareta?
Beh, questo ragazzo, me lo ricordo ancora bene, gli da uno schiaffone dritto in fronte e gli dice:
– Cosa mi chiedi una sigaretta che stai fumando, brutto vecchio?

Mentre il ragazzo e il suo amico se ne vanno ridacchiando, Mauro rimane immobile, piantato piedi uniti, pietrificato sul marciapiede, premendosi forte con la mano il punto dell’impatto. Gli occhi increduli. Gli urla qualcosa, disperato. Allora mi avvicino per sapere se va tutto bene.
– Gat na zigareta?
– Eccoti la sigaretta Mauro.

Se per caso quel ragazzo si trova a leggere queste righe, anche se considerata la faccia non sembrava proprio uno che sapesse fare a leggere o pensare, ecco, volevo solo che sapesse una cosa: sei un pezzo di merda. Bastava solo dire di no.


Personaggi ferraresi #4: il fornaio

Pane e civiltà vanno di pari passo. Il pane è povero, dicono. Alimento fondamentale nella storia dell’uomo, anche se adesso i dietologi lo esorcizzano, in quanto demone dell’adipe in eccesso. Ma il pane di Ferrara è un pane nobile.

Il pane ferrarese è un capolavoro di eleganza, di ingegnosità e di sapore che allieta l’occhio e persuade il gusto. Lo diceva pure Riccardo Bacchelli, la cui autorità di storico e letterato è indiscutibile. In un elzeviro sul Corriere della Sera del ’58  lo innalzava a “migliore del mondo”. Alla faccia degli amanti della bruschetta, ché il pane toscano è solo pane.

Chiunque passi per la città, dal turista allo studente fuori sede, dall’artista all’autista privato, non manca mai di portare via con sé qualche ciupeta, per farne omaggio a famiglie e conoscenti. Generazioni su generazioni di fornai e massaie ferraresi hanno contribuito nel tempo, con amore, a perfezionarlo ed aggraziarlo. Delle forme antiche ci rimangono la ricciolina, il filoncino e sopra tutte la coppia, vera e propria superstar autoctona.

Questo fa del panettiere di Ferrara un artista. Perché il pane, qui da noi, è una vera e propria opera d’arte. Un artista che si districa tra barocco e neoclassico, la superficie del pane come un marmo di Canova. Un pane artistico, si, ma non volubile. C’è sostanza all’interno. E per poter creare siffatta manifattura il panettiere come un supereroe moderno si sveglia quando tutti gli altri vanno a dormire. La notte fonda, nel suo laboratorio, scodella impasti, ravviva il lievito madre, corteggia, massaggiando che neanche nei centri cinesi, il pane che verrà.

Il Fornaio subisce svariati tentativi di acquisto dalla porta del retro, già molte ore prima che apra ufficialmente la bottega. E come potrebbe essere altrimenti? Quando camminando per le strade l’olfatto viene conquistato da quel profumo caldo e buono. Sale l’acquolina e quasi ipnotizzati ci si avvicina come attratti da un magnete, ma la transizione non sempre finisce come sperato.

Il fornaio ha tra le mani la storia. Quel grugnolo che tocci così volentieri nel sugo, quel grugnolo che inzuppi con piacere nel bicchiere di lambrusco, se sei ottuagenario o giù di lì, quel grugnolo è una pagina di storia che ci racconta del nostro passato. Dai signori Estensi in poi qui si è sempre trattata la ciupeta come una cosa seria. Serissima. Il mastro fornaio è custode di quella nobiltà, ancora latente, che ha fatto di Ferrara l’ombelico della cultura nel passato, e la cultura più buona è quella che si mangia. Custode di una storia che magari nemmeno conosce, ma che grazie a lui, col passare del tempo, non abbiamo dimenticato.

Ogni fornaio ha i suoi segreti, ogni ferrarese ha il suo fornaio preferito. Lotte intestine, ma nell’intestino…la pace.


Personaggi ferraresi #5: l’autista ignoto

Sarà capitato anche a voi. Di sicuro. Magari un giorno che siete rimasti a casa da scuola o da lavoro, con il pigiamone e le pantofole addosso. E mentre guardavate fuori dalla finestra in lontananza sentire:
“Questa sera la popolazione tutta è invitata alla serata danzante nel centro ricreativo….”

È la panda rossa con gli altoparlanti. Quella che grida “Arrotinoooo. Ombrellaiooo.” Quella che invita alle serate di liscio e balli di gruppo nei diversi centri sociali. Ogni volta che passa, la stessa voce annoiata che, a intervalli di trenta secondi, ripete sempre la stessa solfa. E la macchina è sempre quella. E la voce pure.

Nessuno ha mai visto in volto il conducente. Secondo me è Adam Kadmon.

Lascia un commento

Prima di lasciare il tuo commento, ricordati di respirare. Non saranno ospitati negli spazi di discussione termini che non seguano le norme di rispetto e buona educazione. Post con contenuti violenti, scurrili o aggressivi non verranno pubblicati: in fondo, basta un pizzico di buon senso. Grazie.