«Gherardo Colombo e il Piotta? Ma che c’entrano?»

Questa è la prima reazione davanti alla locandina di Freedom – Imparare la libertà, spettacolo che apre la stagione Il paese civile al teatro “De Micheli” di Copparo.

La risposta la scopriamo in sala, dove Colombo in veste di professore è affiancato dal commento musicale del rapper romano in un ragionamento sulla libertà come valore da trasmettere soprattutto ai ragazzi, futuri protagonisti della vita democratica attiva, attraverso l’educazione alla responsabilità.

Con l’adattamento di Cosimo Damiano Damato, Freedom è tratto dall’ultimo libro dell’ex magistrato scritto a quattro mani con l’insegnante Elena Passerini, che affronta il tema della libertà come l’obiettivo vero e ultimo della crescita.

Sul palcoscenico cattedra, banchi e lavagna disegnano i contorni di un’aula scolastica, luogo privilegiato per l’educazione, in cui Piotta, un bidello underground, intervalla con le sue incursioni la “lezione” di Colombo, cantando brani impegnati tratti dai suoi ultimi lavori discografici.

Sullo sfondo, un grande schermo rimanda immagini di uomini e donne che negli ultimi anni hanno lottato per il riconoscimento dei diritti negati, dal Rivoltoso Sconosciuto, il ragazzo che fermò i carri armati in piazza Tien’anmen, ai fatti del G8 di Genova.

A Sara Colombo e al regista Damato, sul palco nella veste di studenti – l’una appassionata, l’altro svogliato – il compito di sostenere il “discorso sulla libertà”, restituendo di volta in volta al pubblico le emozioni dei protagonisti delle battaglie per i diritti, dalla notte alla Diaz alla lettera di Piergiorgio Welby al Presidente della Repubblica.

Ma se l’aula sul palco è abbozzata, e nella prima parte prevale la finzione teatrale, con Colombo che sistema la sedia al centro dell’aula perché, commenta, «odio le cattedre, dividono chi ha il potere da chi non conta niente», presto il “professore” preferisce alla lettura dei testi sulla libertà, alla Costituzione raccontata come una poesia, le opinioni dei suoi veri studenti: il pubblico in sala.

Così la scena si trasferisce in platea: il destinatario della “lezione”,  il pubblico, viene chiamato ad accompagnare il discorso dell’ex pm: il palcoscenico è ora il teatro intero, e la luce rivela un pubblico intergenerazionale, tra cui molti ragazzi, alcuni trovati ad armeggiare col cellulare che «avrebbero voluto essere da un’altra parte», scherza Colombo, altri invece pronti a partecipare.

«Ma cos’è la libertà?», incalza il “professore” mentre cammina tra le prime file, esortando tutti noi a ragionare insieme.

Così, la “lezione” procede tra domande e risposte, passando per altri temi cari all’ex pm: le regole e la conoscenza. Finché, a conclusione del ragionamento, Colombo torna sul palco con un’esortazione all’impegno quotidiano, perché in fondo, dice, la libertà «E’ la poesia del vivere insieme riuscendo a considerare ciascuno degli altri come se stessi […], e per mantenerla occorre impegnarsi per diventare insieme democrazia».

Chiude così il “professor” Gherardo Colombo, e lo raggiungo insieme a Tommaso “Piotta” per un commento a margine dello spettacolo.

Courtesy Nicolò Baraldi

Chiedo a Tommaso Piotta, «com’è nato il duo così improbabile tra un rapper e un ex pm?»

«Mi ha telefonato Cosimo», sorride, «il regista, che conosceva i miei ultimi due album, S(u)ono diverso e Odio gli indifferenti, da cui sono tratti i brani che canto nello spettacolo e ha pensato che potevano essere un perfetto commento musicale allo spettacolo che aveva in mente».

«Quando mi ha chiamato devo dire che sono rimasto basito all’inizio, ma anche piacevolmente sorpreso. Ho accettato subito la proposta, mi incuriosiva e devo dire che dal lato umano con Gherardo ci siamo trovati subito a nostro agio, non c’era distanza».

«Il “mix” funziona molto bene…»

«Sì, con Freedom abbiamo già fatto 12 tappe poi una pausa estiva per impegni di entrambi e ora continuiamo a portarlo nei teatri»… abbiamo registri diversi che possono incontrare un pubblico più vasto».

«Come vi siete trovati al “De Micheli”?»

«Questo teatro dà spazio a una musica di un certo tipo, e così riesce ad intercettare un pubblico di età diverse. Ho amici che conoscono questo teatro perché hanno già suonato qui, tra l’altro suonerà anche Pierpaolo Capovilla, che ha collaborato a Odio gli indifferenti».

«A proposito della tua musica, hai fatto un lungo percorso…»

«Sì, ho raggiunto con la musica un target diciamo più alto ma ampio, il mio percorso va in questa direzione. Posso osare di più, senza incomprensioni: cerco di fare intrattenimento ma anche educazione».

E a proposito di educazione parlo con Gherardo Colombo, che ha molti saluti da fare ma mi riceve comunque con un sorriso disponibile. Trasmette la sensazione rassicurante di chi ha sempre qualcosa di interessante da dire, ma con semplicità.

Ci concentriamo sulla sua nuova veste di pedagogo, che lo porta da tempo nei teatri, dopo la pubblicazione di Sulle regole, e nelle scuole per proseguire la sua missione di impegno civile.

«Sì, sono già alcuni anni che vado nelle scuole italiane – spiega –  soprattutto superiori, ma anche scuole medie, a parlare ai ragazzi della Costituzione e di educazione alla legalità. Domani ad esempio sarò alle medie a incontrare i ragazzi: è facile entrare in contatto con loro e iniziare un dialogo, certo bisogna saperli coinvolgere, ma coi ragazzi uso un metodo stimolante, domande e risposte».

«Viene spesso a Ferrara, anche lo scorso anno ha partecipato alla Festa della Legalità e della Responsabilità…»

«Sì, vengo a Ferrara un paio di volte all’anno, ho degli amici qui, il professor Pugiotto con cui abbiamo una collaborazione da tanto tempo e il pm Di Benedetto, lo conosce? Beh, con lui nel 1995 abbiamo fatto addirittura 3 gol alla Nazionale Cantanti, a San Siro…» scherza.

«Ma torniamo allo spettacolo Freedom – Imparare la libertà: lei come ha reagito alla proposta di collaborazione con Piotta?»

«L’idea è di Marcello Corvino, il produttore. Io ho accettato subito, mi sembrava una buona idea, poi quando ci siamo conosciuti sul palco ci siamo trovati subito bene, è una bella persona».

«E col pubblico di stasera?»

«E’ stato un buon pubblico, si è lasciato coinvolgere. Poi è la prima volta che sono sceso in platea, o almeno, che sono arrivato alle prime file… finalmente ho avuto il permesso dal regista!»

Il Paese Civile continua con lo spettacolo La casa di via Senna – La vera storia di Janusz Korczak, maestro, proposto ogni anno in occasione della Giornata della Memoria, il 27 gennaio – spiega il direttore artistico del teatro, Luciano Giuriola. Dal 2004 riproponiamo lo spettacolo sul pedagogista polacco, autore della Magna Charta Libertatis dei bambini, deportato a Treblinka nel 1942 con i 200 orfani del ghetto ebraico di Varsavia di cui si occupava. «Mantenere la stessa équipe fa sì che si tratti di un evento-rito, che è un po’ la forza dello spettacolo, proposto solo quella sera. 

A seguire abbiamo in programma Due passi sono, spettacolo sui rapporti di coppia e umani, tra due persone che mettono in comune le loro disabilità imparando a superare insieme i loro limiti, anche fisici.

Chiude la rassegna Novantadue, col testo di Claudio Fava, che mette in scena la storia dei giudici Falcone e Borsellino dal punto di vista umano», attraverso il racconto del loro senso altissimo e non negoziabile della giustizia e dello Stato.

«E il suo incontro con Gherardo Colombo, com’è avvenuto?»

«Ho visto Colombo parlare di Freedom al Salone del Libro di Torino, mi ha colpito la sua grande comunicativa e il saper usare un linguaggio semplice, senza sminuire il valore delle parole. Era interessante anche l’inconsueto mix in scena con Piotta. Era una bella occasione per avere in sala un pubblico di età diverse, perché il messaggio arrivasse con più forza. Questa operazione poi si intreccia con il mondo della cultura, domani Colombo ha in programma un incontro coi ragazzi delle medie, che stanno portando avanti un lavoro sull’idea di cittadinanza in collaborazione con la Biblioteca Comunale: anche qui il teatro vuole essere parte integrante della comunità».

All’uscita cerco di capire se i ragazzi in sala abbiano stasera “imparato la libertà”. Alex, studente ferrarese, confessa «ho capito di essere molto ignorante, però la libertà esorta a spingerti oltre, a continuare la ricerca», un buon punto di partenza per il percorso di ognuno di noi.

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