Quel. La parola magica, come una chiave che gira in una serratura, che fece scattare in me la curiosità fu proprio questa. Quel. “At dig un quel”, “Ac fat quel”. Non riuscivo a spiegarmi perché Devid (scritto esattamente così), il mio compagno di banco in seconda superiore all’Itis di Adria, usasse questa parola così di frequente. Lui, originario di Mezzogoro, mi svelò l’arcano, aprendomi le porte alla comprensione del dialetto ferrarese, aggiungendo anche altri termini al mio primo, sommario, vocabolario estense. Ma non si limitò solo a questo: tempo dopo, probabilmente determinato a farmi sentire meno veneto di quanto ero, mi prestò un videocassetta che una dozzina d’anni dopo è ancora da qualche parte a casa mia. Non ricordo se il prestito diventò permanente col consenso di Devid, ma ha poca importanza. Quella VHS, già abbastanza rovinata da numerose riproduzioni, conteneva Am Par: Impussibil, la parodia in dialetto ferrarese di Mission Impossible. Pellicola in cui c’è un po’ di tutto: dalle barzellette ai rumori artigianali, dalle ricette tipiche della cucina locale alla musica da balera romagnola. Dentro ci sono anche quattro o cinque spot pubblicitari doppiati in maniera tanto rudimentale quanto spassosa. Da quella prima visione al mio trasferimento a Ferrara mancavano ancora sei o sette anni. Peraltro, fino al momento del mio incontro con Antonio Orioli in Galleria Matteotti, ero convinto che Am Par: Impussibil fosse il primo della serie di lavori che ha reso celebre la TAP, per esteso la Tony Audiovisive Production. Mi sbagliavo.

Ora, è abbastanza difficile raccontare la sensazione che ho provato al momento di parlare al telefono per la prima volta con Antonio, per tutti Tony. Non fosse altro perché nella mia testa quella dall’altra parte era la stessa voce di Nello Tarza (interpretato da Tom Incròs, e non più Cruise), protagonista di Am Par: Impussibil. Ma anche di altre parodie poi partorite dal gruppo di fervide menti di cui Tony è a capo. L’ultima in ordine di tempo, The Debit (declinazione ferrarese de Lo Hobbit), verrà finalmente svelata al pubblico a maggio 2015 dopo diversi anni di lavorazione. “Poi credo che ci prenderemo una decina d’anni di pausa” mi dice Tony con espressione a metà tra il serio e lo scherzoso. Di certo c’è che quello che era nato come un passatempo con gli amici è diventato un vero e proprio secondo lavoro. Ormai sono passati quasi vent’anni dai tempi in cui Tony si divertiva a fare montaggi creativi dei filmini amatoriali realizzati durante le vacanze invernali sulla neve. “Tutto da autodidatta visto che i miei studi si sono fermati a un diploma di perito elettronico. Era divertente, ma a un certo punto diventò anche noioso perché era più o meno sempre la stessa minestra. Per provare qualcosa di diverso realizzammo una specie di cortometraggio con copione stile X-Files, totalmente interpretato da noi”.

Lo spirito di sano cazzeggio di quel gruppo di amici si è rivelato l’elemento fondante per la nascita della TAP: “Spesso e volentieri ci si ritrovava a casa mia nelle serate d’inverno, per guardare la tv, mangiare robaccia e chiacchierare. Una volta, mentre sullo schermo scorrevano delle immagini senza audio, ci siamo messi a doppiare i personaggi così come ci veniva, in maniera del tutto spontanea. Funzionò e da lì nacque l’idea di creare dei dialoghi veri e propri e di realizzare qualcosa di un po’ più strutturato”. L’occasione giusta arrivò nel 1997, quando Tony prese una vera e propria sbandata per Titanic, il kolossal campione d’incassi di James Cameron: “Lo vidi quattro volte nello spazio di poco tempo, ero semplicemente incantato da quel film. La seconda proiezione mi servì per dare corpo all’idea di una parodia, la terza e la quarta entrai al cinema col blocchetto degli appunti per annotare alcuni spunti utili. Non era per niente semplice, perché si trattava di condensare un film da più di tre ore in uno da poco più di un’ora, senza perdere un filo logico”.

Alla fine gli sforzi di Tony e del suo gruppo hanno dato vita a Batanic: l’avventura del giovane e volgarotto Iames da Serravalle che una volta sul transatlantico Batanic (grazie a una vittoria a Trionfo) si innamora della bella e nobile Iole da Cona. Dentro vi si possono ritrovare spezzoni ormai diventati cult, come il brindisi al badilazz, “clé al miglior atrezz”, almeno secondo Iames. Che l’esperimento sia piaciuto lo dimostra la produzione della TAP da Batanic in poi: Am Par: Impussibil del 2000 ha fatto da antipasto alla mastodontica parodia dell’intera trilogia del Signore degli Anelli, intitolata Il Signor Tarzanelli (2004), seguita poi dall’accoppiata Il Codice Gratta e Vinci (2007) e Angela e Damiano (2010), parodie basate rispettivamente su Il Codice Da Vinci e Angeli e Demoni.

Courtesy Antonio Orioli

Insomma, la questione sembra essere un tantino sfuggita di mano a Tony e amici, anche perché tutte le opere non hanno alcuna finalità di lucro: “Anzi, cerchiamo di sfruttare eventi e proiezioni per dare una mano a chi ha bisogno, – racconta ancora Tony – aderendo a cause benefiche di persone della nostra provincia”. Come la retrospettiva estiva completa delle opere TAP organizzata a favore dell’associazione “Un futuro per Pietro”. Oltre a dare una mano alla famiglia di Pietro, in quella occasione gli spettatori hanno potuto senz’altro apprezzare i costanti progressi fatti dalla TAP in termini di… raffinatezza del loro prodotto. Anche perché in quasi vent’anni la tecnologia ha dato una grossa mano. Gli inizi non sono stati facili. Tony però li ricorda col sorriso, perché gli devono sembrare demenziali se confrontati alle tecniche di doppiaggio che oggi sono a disposizione (anche) di amatori come loro. “Per i primi film il procedimento prevedeva l’utilizzo di due videoregistratori, un mixer un microfono per registrare le voci in presa diretta sul nastro. Si scriveva il copione cinque minuti alla volta stando attorno al tavolo e poi ci si metteva in fila sul divano per registrare la propria voce, passandosi il microfono quando necessario. Non ti dico quante volte siamo dovuti tornare indietro e rifare delle scene perché ci si impappinava o si sbagliavano le battute. Era una roba di una difficoltà assurda, ma anche un divertimento incredibile”. Per la cronaca, la sequenza più lunga mai registrata senza errori, almeno in base alla testimonianza di Tony, si trova nella parte finale di Am Par Impussibil: in quel frangente Nello Tarza e il suo antagonista, doppiato da Fabio, si scambiano insulti (rigorosamente in ferrarese) durante un inseguimento per un totale di quasi quattro minuti.

Fabione, come lo chiama Tony, è uno degli elementi centrali per le parodie della TAP. Chiedo il motivo.“Parché l’è un grez” mi risponde Tony con una risata. “Fabione è l’uomo che ha dato la voce a Sandal nel Signor Tarzanelli e forse è il più riconoscibile tra i nostri doppiatori. Credo abbia un talento naturale per cose del genere, oltre che nell’essere grezzo”. Da come parla Tony si capisce in fretta che attorno alla TAP è nata una seconda famiglia: “La vera forza è il gruppo –conferma Tony – anche se ormai ci vediamo poco perché siamo cresciuti e tutti abbiamo le nostre famiglie a cui badare. Ma quando viene indetta la riunione ogni quindici giorni non manca mai nessuno”.

Per non far mancare attenzioni verso la propria famiglia Tony ha fatto anche di meglio: ha coinvolto nelle parodie la moglie e il figlio. “Sposando me la Nora ha sposato anche le parodie! Oltre a prestare la propria voce ci fa anche da addetta al vocabolario per garantire al cento per cento la ferraresità di quello che diciamo. Federico invece è entrato nel primo film già quando aveva due anni con dei rumori molesti. Oggi ne ha sei e doppia uno dei quattordici nani di The Debit”. La famiglia allargata della TAP nel corso degli anni si è allargata così tanto da includere un tecnico del suono e addirittura un arrangiatore per le colonne sonore. Perché, a beneficio di chi non lo sapesse, nelle parodie della TAP anche la colonna sonora viene rielaborata: i grandi temi orchestrali delle produzioni hollywoodiane lasciano spazio a tonalità più familiari ai frequentatori delle sale da ballo domenicali dell’Emilia-Romagna. Una raffinatezza che mancava agli esordi, quando buona parte degli effetti sonori (di porte e cancelli soprattutto) venivano riprodotti localmente dalla truppa guidata da Tony. Che ora, quando non è impegnato nei turni del suo vero lavoro, si siede al computer e pazientemente assembla pezzo per pezzo l’ultima fatica di casa TAP, inserendo tracce audio e montando le scene una dopo l’altra. Sperando che a qualcuno non venga in mente di copiarlo.

Può sembrare assurdo, ma Tony mi assicura che questo è avvenuto: “Hai mai visto Box Office di Ezio Greggio?”. Senza timore di sembrare ignorante rispondo di no. “Beh, guardalo. Ha copiato pari-pari la storia del Codice Gratta e Vinci quattro anni dopo la sua uscita”. Il plagio di una parodia di un altro film. Peraltro il film di Greggio è addirittura stato presentato al Festival del Cinema di Venezia. Per cui si potrebbe dire che un’idea di Antonio Orioli è addirittura riuscita ad arrivare al prestigioso Lido. Anche se lui continua a preferire quelli ferraresi e si accontenta di essere una piccola celebrità nel campo dei creatori di parodie: “Credo di poter dire che siamo gli unici in Italia ad aver completato l’intera trilogia dell’anello e questo ci ha dato una discreta notorietà, tanto che siamo in contatto anche con altri gruppi parodistici sparsi un po’ da tutte le parti. Se devo essere onesto non sono sorpreso, perché Il Signor Tarzanelli è un po’ il nostro prodotto di punta e gli spezzoni si trovano ancora su Youtube. A distanza di anni mi capita di incontrare persone che ricordano un sacco di battute a memoria. Forte, no?”.

Come accade nel campo delle opere d’arte considerate nobili, anche per le parodie dialettali talvolta vengono fatte attribuzioni di paternità nei confronti dell’artista sbagliato. Sembrerà strano, ma la TAP non fa eccezione. Molte persone infatti sono convinte che dietro a Star Strik (parodia di Star Trek risalente alla fine degli anni Ottanta) e allo spot cult della Lipton con Dan Peterson ci siano Tony e compagnia, ma così non è. Sono opere della SPASMO Video, un gruppo di ragazzi di Ferrara che probabilmente detengono il titolo di pionieri delle parodie in chiave estense. “Sono sempre stato un loro fan – conferma Tony – ed è evidente che hanno avuto un’influenza su quello che abbiamo fatto noi in seguito”. Non a caso il format dello spot pubblicitario doppiato in dialetto è stato recuperato anche dalla TAP all’interno di ogni opera con questo marchio: “Le pubblicità sono la classica chicca in più particolarmente amata dai fan. È molto difficile trovarne di adatti perché serve una pubblicità che resti nella memoria collettiva anche a distanza di anni. La pubblicità deperisce in fretta e così i testimonial che si prestano per farla. Però la sfida è creare un mito come accaduto per la pubblicità di Lipton, anche se sarà dura”.

Non è l’unica sfida che Tony ha in mente per il suo futuro di… regista. Negli ultimi due film infatti compaiono spezzoni girati a Ferrara e interpretati dagli stessi componenti della TAP che sembrano suggerire un’evoluzione ulteriore, magari una parodia interamente girata con un set e una troupe. Prospettiva per il momento esclusa dallo stesso Tony, ma non per suo volere: “Da diversi anni c’è questa idea su cui sto provando un po’ a spingere, ma il gruppo ha sempre preferito mantenere invariata la struttura delle parodie per un sentimento di coerenza. Così abbiamo raggiunto un compromesso, inserendo singole scene dentro ogni film, anche per arricchire un po’ la trama”.

Prima di raccogliere tutte queste informazioni ho raccontato la mia storiella a Tony, della VHS di Devid e del mio interesse per il dialetto ferrarese. Non è sembrato particolarmente impressionato, ma si è trovato d’accordo nel rilevare una valenza culturale in quello che lui e la TAP hanno creato. Iames di Batanic mi avrebbe risposto qualcosa del tipo “Ascolta, io sono di Serravalle, cosa vuol dire ‘valenza’?”. Invece Tony pensa davvero che le parodie possano contribuire alla sopravvivenza del dialetto: “Il dialetto ormai viene generalmente considerato come roba da grezzi e per questo sta lentamente scomparendo dalla nostra cultura. È un peccato, perché se scomparisse del tutto verrebbe a mancare un legame con le nostre radici storiche. Noi nel nostro piccolo cerchiamo di tenerlo vivo, spesso annotando le espressioni usate dai nostri anziani e infilandole nei film”.

4 Commenti

  1. simona scrive:

    maggio non arriverá mai abbastanza in fretta..!!

  2. Gilda scrive:

    Vi prego fate 50 sfumature di grigio!!!sarebbe un capolavoro in ferrarese!!!

  3. Matteo scrive:

    In realtà la loro prima opera fu “star stric, in c**o alla balena” parodia di star trek. La ricordo negli anni 1993-1995.

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