Domenica pomeriggio, siamo dietro il palco del Teatro Comunale di Ferrara, attorno a noi un composto via vai di giovani danzatori, tecnici, truccatori, costumisti.

Tra venti minuti andrà in scena Giselle, una riuscita rivisitazione – curata da Eugenio Scigliano – del più rappresentativo balletto romantico.

I danzatori sono i giovani allievi della Scuola del BallettO di ToscanA. Dal 2005, per volontà di Cristiana Bozzolini, i migliori alunni della scuola, appartenenti sia al Dipartimento di Danza classica che a quello di Danza moderna e contemporanea, entrano a far parte della Compagnia Junior BallettO di ToscanA. Grazie a questa importante esperienza formativa, i ragazzi sperimentano in prima persona la vita di un danzatore professionista. La Compagnia Junior permette di lavorare con professionisti di alto livello, interpretando spettacoli innovativi e prestigiosi nei più importanti teatri italiani ed europei.

Entriamo in una stanzetta, lunghi ed elaborati abiti color panna sono allineati contro una parete. Il locale è quasi vuoto, solo un tavolo e poche sedie, ma i costumi, disegnati da Santi Rinciari in stile vittoriano, lo fanno risplendere. Accanto ad una sedia ci accoglie gentilmente proprio la direttrice della compagnia, Cristiana Bozzolini. Siamo un po’ sorpresi di trovarla a Ferrara al fianco dei suoi allievi, dati i numerosi impegni  e la direzione artistica, dal 2008, della Compagnia Aterballetto.  Ci spiega che la Compagnia Junior è la sua creatura e che merita di essere seguita da vicino, precisando però che si tratta di un gruppo perfettamente autonomo.

A Ferrara è stata moltissime volte, sin dal 1986, quando portava in scena il prestigioso BallettO di ToscanA. Oggi torna con una rinnovata Giselle, una scommessa riuscita fatta insieme al collega e amico Eugenio Scigliano. Chiaccherando, la direttrice ci rivela che il desiderio di affiancare il teatro alla scuola e la possibilità di dare ai ragazzi un’esperienza formativa concreta, che li prepari al mondo del lavoro, l’hanno spinta a creare la Compagnia Junior. Avere una compagnia affiancata ad una scuola di danza non è frequente, ancor meno frequente è riuscire ad ottenere un forte riscontro di pubblico e critica per un gruppo di emergenti. Ci assicura, soddisfatta, che molti dei danzatori usciti dalla Compagnia Jr. hanno trovato effettivamente lavoro in eccellenti teatri europei ed italiani.

Le chiediamo qual è la situazione in Italia per i giovani che vogliono intraprendere la carriera di danzatori. Lo sguardo è sconsolato. In Italia siamo messi malissimo, ribatte, la Compagnia sta andando molto bene, quest’anno andranno in scena in venti teatri, ma la situazione generale è disastrosa. I teatri hanno sempre meno soldi e anche le compagnie di professionisti faticano a rappresentare il loro repertorio. Dopo queste note negative, si riaccende parlandoci dei riconoscimenti passati e presenti e dei progetti futuri.

Courtesy Luca Pregnolato

Congedatici dalla direttrice, entra nella stanza una giovane ballerina. Si tratta della nostra Giselle, meglio nota come Laura Massetti. Deve ancora indossare il vestito di scena ed è un pochino tesa, manca poco allo spettacolo. Cerchiamo di non trattenerla a lungo e le facciamo qualche domanda. Viene da Città di Castello, ha 18 anni e da due anni fa parte della Compagnia Junior. Ci parla di emozioni. Le è stato affidato un ruolo importante, quello della sfortunata Giselle, interpretato dalle più grandi danzatrici del passato e del presente (per citarne alcune: Carlotta Grisi, per la quale fu creato il balletto, Galina Ulanova, Alicia Alonso, Margot Fonteyn, Natalia Makarova, le nostre Carla Fracci e Alessandra Ferri, Svetlana Zakharova). Ne è consapevole e il suo maggior sforzo consiste proprio nel cercare di interpretare al meglio la sua Giselle, nel trasportare le sue emozioni nel personaggio. Le chiediamo cosa vede nel suo futuro. Tante audizioni e impegno, ma no, non crede che resterà in Italia. L’estero offre maggiori opportunità, soprattutto per la Danza moderna e contemporanea, alle quali si sente più affine.

Dietro Laura, seduto su un tavolo, c’è Luca Cesa, il protagonista maschile. Interrompiamo il truccatore e, negli ultimi brevi minuti prima dello spettacolo, ci facciamo raccontare la sua storia. Si paragona a Billy Elliot, quando ha cominciato nella sua città natale, Avellino, la danza maschile non era ancora così sdoganata. Prima dei mille reality televisivi pochi maschietti appendevano al chiodo gli scarpini da calcio per mettere le mezze punte. Da cinque anni è allievo presso la Scuola del Balletto di Toscana, da tre nella Compagnia Junior, questo è il suo primo ruolo da protagonista. Sembra molto felice dell’esperienza che sta vivendo ma il suo sguardo è già proiettato al futuro. Ha 21 anni e sa che, completati gli studi, deve fare il grande salto ed entrare nel mondo dei professionisti. Ci spiega che non è facile, la concorrenza si fa sentire, specie quando i ballerini più anziani non cedono il posto ai giovani. Scopriamo con amarezza che anche lui punta all’estero.

Mentre lasciamo in fretta i camerini non possiamo non chiederci come mai, nel mondo della danza italiana, ricco di eccellenze e scuole di alto livello, i danzatori siano costretti a fuggire all’estero per lavorare.

Se vi aspettavate boschi, villani e cacciatori, questa Giselle vi deluderà. La storia, pur mantenendo l’impianto formale, viene ambientata in un severo istituto vittoriano. L’atmosfera è neogotica e rimanda al romanticismo anglosassone. Nessuna scenografia, solo una calibrata alternanza di luce e ombra, data dalla sapienti mani di Carlo Cerri e Andrea Narese, pervade la scena.

Lo spettacolo è un successo, i giovani danzatori sprigionano energia pura dal palco. La rivisitazione in chiave vittoriana e la coreografia moderna  sembrano gradite dal pubblico. Il lavoro di giovani di talento e fortemente motivati, unito a professionisti riconosciuti, si rivela vincente.

Constatato ciò, un amaro sapore pervade la bocca, perché non possiamo tenere per noi queste perle preziose? Perché non esportare il modello di questa compagnia anche in altre realtà italiane? Perché continuare a togliere linfa vitale a queste eccellenze? Perché…?

Usciti dal teatro, tra buio e freddo, le risposte a queste domande hanno cominciato a formarsi da sole, ma nessuna sensata o soddisfacente.

1 Commento

  1. Florio Piva scrive:

    Nonostante io sia di formazione puramente tecnica, sono affascinato dal mondo del balletto. Qualche volta soltanto ho assistito a esibizioni di professionisti e devo dire,che pur non intendendomi di questo tipo di ballo, ho apprezzato moltissimo le rappresentazioni. Cercherò in avvenire di avvicinarmi con deferenza a questo mondo per me sconosciuto. La musica ,che peraltro amo,certamente farà da catalizzatore! L’autrice dell’articolo, ben scritto, mi ha risvegliato la curiosità per quell’ambiente. Grazie e complimenti a lei.

Lascia un commento

Prima di lasciare il tuo commento, ricordati di respirare. Non saranno ospitati negli spazi di discussione termini che non seguano le norme di rispetto e buona educazione. Post con contenuti violenti, scurrili o aggressivi non verranno pubblicati: in fondo, basta un pizzico di buon senso. Grazie.