«Mi intendo di inquietudine, di quel piccolo inferno personale che ciascuno di noi si porta dentro».

É così che mi spaventa Stefano Accorsi mentre ci sediamo al tavolino del bar per l’intervista che mi concede in occasione dello spettacolo Decamerone, che sta portando al Teatro Comunale di Ferrara. Non so come rispondere, lo ignoro e cerco testimoni, perché se l’intervista parte così le cose si mettono malissimo. Abbasso lo sguardo a fissare la penna e lui continua.

«È una mia citazione, mi sono autocitato. Non ricordo neppure quando lo dissi, ma pare sia documentato oramai, l’ho detto io. Dopo anni di interviste rischio di dire sempre le stesse cose o peggio ancora di dire cose troppo stupide, tipo questa. Ma ti andrebbe giusto per oggi di rovesciare il corso di questa intervista, ti dispiace? Cioè, ti propongo di farti le domande che probabilmente tu faresti a me, ci stai?». 

«Ok».

«Allora ciao, allora anzitutto la birra la pago io, che non ho mai capito questa cosa che di solito me la offrono i giornalisti. Inizierei con il chiederti la prima cosa che ti viene in mente se ti dico Stefano Accorsi».

«Ma scusa, non ho capito, io devo rispondere quello che risponderesti tu?».

«No no, quello che vuoi, c’è la libertà di stampa, giusto?».

«Ottimo, allora dico Libero De Rienzo. In “Santa Maradona” ci sei pure tu ovviamente e per questo mi vieni in mente, ma quel capolavoro di film lo fa tutto lui. Non ti offendi vero? Se siete ancora in contatto me lo saluti?».

«Partiamo malissimo direi. Provo a restringerti il campo, se ti dico Stefano Accorsi e Ferrara?».

«Allora Pupi Avati, che ha un forte legame con questa città e che se non sbaglio ti scoprì per primo. È un collegamento un po’ debole forse, difatti non è la prima cosa che mi è venuta in mente, l’ho scoperto oggi su internet, ho mentito. Dici che sono anch’io vittima della sindrome da intervista? Non scriverlo allora e se posso cambio la risposta con “Two is mei che one”, la pubblicità del Maxibon che per anni amici hanno sostenuto fosse stata girata proprio qui, al bar Giori. Ho cercato di rintracciarla sapendo di doverti incontrare ma non ho trovato nessuna riprova. Ma è vero?».

«Qui nel 1999 girò lo spot la Capotondi, non confonderci. E comunque in effetti il video lo hanno tolto da internet, era quello con il prete. Ho avuto paura di non scollarmi dall’immaginario del Maxibon, ma l’ho superata. Quegli spot erano fantastici però, molto meglio di quello che faccio ora. Tu che ne dici?».

«Oddio, quella della Peugeot in effetti è terribile, preferisco addirittura l’ultimo della Citroen con il carlino che fa stretching al benzinaio. Però immagino che facendo questo tipo di promozioni tu possa avere la libertà economica di portare spettacoli come Decamerone in giro per i teatri».

«L’hai visto? Ti è piaciuto?».

«Sinceramente non mi aspettavo granché, ero tentato di non venirci proprio vista anche la contemporanea presenza di Madh al College (finalista di X-Factor, ndr). E invece mi è proprio piaciuto, scoccia ammetterlo. Bravi gli attori e credo molto del merito vada all’adattamento e alla regia di Marco Balliani. L’ho trovato pulito e curato come spettacolo, essenziale e con una sua attualità sussurrata. Bello».

«Attualità sussurrata? Sarebbe?».

«Nel senso che non ti sbatte addosso gli evidenti parallelismi dei corsi e ricorsi storici, ma te li indica senza ostentarli, e poi non so, suona bene no?».

«Hai glissato su di me».

«Scusa, credevo si dovesse parlare del gruppo come fanno i calciatori a fine partita. In scena siete in sei attori, con presenza ben distribuita. Quindi sei uno di sei, alcuni di loro più bravi di te a mio avviso. Ho sempre pensato tu fossi di quegli attori con i ruoli molto definiti e mettendoti a far quelli non si sbaglia. Mentre invece hai fatto il miracolo stasera, nella novella in accento bolognese eri il meno credibile. Capolavoro. Ti dico questo per spingerti a migliorare Stè».

«Direi che mi è passata la voglia di continuare, finiamola qui. Anche perché a questo punto l’ultima domanda che chiunque mi farebbe è sulla Casta, preferirei evitare».

«Grazie, non avrei avuto idea di cosa rispondere. Facciamo che le birre però le pago io».

Il redattore ci tiene a precisare che queste birre non sono mai state bevute e quindi nemmeno pagate, l’intervista non è quindi mai stata fatta, lo spettacolo è stato visto, Madh non è stato visto né sentito, il carlino della pubblicità della Citroen sembra sia stato trattato abbastanza bene, si è ancora alla ricerca del famoso video Maxibon da Giori, è tuttora ignota la reale statura di Stefano Accorsi.

2 Commenti

  1. e vero scrive:

    bella INTERVISTA. e vero la spot fu girato da giori e nella chiesetta difronte l’annunziata. capotondi poco più che bambina regista Daniele lucchetti

  2. Paolo scrive:

    E’ la più brutta intervista di sempre?

    Sì, grazie.

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