A Povia piace giocare. Lo ha ampiamente dimostrato durante il suo concerto a Codigoro, per cui questa sarà una recensione game, come i librigame degli anni ’80, dove si può scegliere come proseguire, perché un concerto di Povia è un’esperienza multipla, che suscita diverse riflessioni.

La cosa bella del concerto di Povia è il teatro mezzo vuoto. Metà sono persone sopra i cinquanta che nel sabato sera prima di Natale sono lì più per il piacere di ritrovarsi assieme che di ascoltare “quello che è stato a Sanremo”. Una signora ci tiene pure a specificare che “non sapevo che fosse quella cosa lì, che io non sono”. Rimane il dubbio se intendesse ripetitiva, banale, nazionalpopolare, vittimista, autoreferenziale, infantile. O, come dice lo stesso Povia, ‘fro’, fascista, razzista e omofobo.
(Se vuoi procedere, vai a STRONCATURA)
Bisogna comunque dire che il 20 dicembre, chiunque venga a fare un concerto in una Codigoro semideserta e sprofondata nella nebbia, merita rispetto, ed anche chi viene ad ascoltarlo il concerto.
(Se vuoi procedere, vai a BUONISMO NATALIZIO)
Il titolo del tour di Povia è “Tu non sai chi è Povia”. E infatti alcune delle persone in sala non lo sanno proprio. Quando chiedo ai referenti locali come mai hanno organizzato il concerto, mi viene risposto “perché piace a lei e ce lo ha proposto”, indicando una ragazza dell’organizzazione che sorride e mi dice “io sono una sua fan”. Ecco, questo è il punto, Povia ha dei fan. (Se vuoi procedere, vai a ANALISI SOCIOLOGICA)

Foto di Stefania Andreotti

STRONCATURA – “Sei un artista!”, gli gridano dopo qualche pezzo, come a doverlo legittimare, visto che magari a qualcuno era sfuggito. Povia è solo sul palco con la sua chitarra. I brani sono un viaggio attraverso il suo repertorio, da ‘Barbalunga’, a ‘Vorrei avere il becco’, passando per l’invettiva contro i giornalisti ‘L’intervista’, fino a ‘Povia non ce la fa’, dove scimmiotta i rapper che l’hanno massacrato con toni violenti e minatori nelle loro canzoni. Il concerto è stato concepito come un ‘j’accuse’ contro tutti i suoi detrattori, durante il quale Povia un po’ provoca e un po’ fa la vittima. Alternando zuccherose pillole di bontà da pater familias, “tutte le mie canzoni le concepisco pensando alle mie figlie”, a invettive contro lo Stato: “evadere il fisco è legittima difesa”.
Non mancano le due pietre miliari del repertorio “I bambini fanno ooh” e “Luca era gay”. A questa decide di dedicare l’introduzione che merita.
“Ero in treno e uno davanti a me mi fa i complimento per l’unico brano che avevo fatto fino a quel momento ‘Mia sorella’. Poi mi dice, dovresti raccontare la mia storia”. Si chiamava Massimiliano, spiega Povia, un ragazzo che prima era omosessuale e dissoluto e poi si è redento ed è tornato eterosessuale.
A noi risultava si trattasse di Luca di Tolve (uno che poi su questa cosa ci ha speculato), da cui anche il titolo della canzone, ma evidentemente ci ingannavamo, proprio come il povero Luca.
E’ una canzone a dir poco controversa, dove si allude, senza dirlo esplicitamente, al fatto che l’omosessualità nasca da un disagio e sia come una malattia dalla quale si può guarire. Povia la canta con orgoglio e il pubblico lo segue con trasporto. “Questa canzone ha decimato gli spettatori dei miei concerti, ora sono vittima del pregiudizio”. Lui. “Dopo che l’ho cantata, tutti i miei colleghi artisti mi hanno lasciato solo”, dichiara con amarezza poco dopo nell’intervista.
Ma tutte queste cose ce le aspettavamo. Quel che davvero spiazza è la seconda parte dello spettacolo. Quando, dopo aver cantato, Povia riconquista il palco, e si avvicina ad un tavolo con accanto il ritratto del presidente americano Andrew Jackson, celebre per aver lottato contro il potere delle banche. Dal suo pulpito si lancia, ispirato dal lavoro del giornalista Paolo Barnard, in una non sempre chiara spiegazione del funzionamento dell’economia, attraverso la metafora del liquido che passa da un bicchiere all’altro. Si scaglia contro l’Euro, le banche, le tasse governative.
Poi canta ‘Io non sono democratico’, un’anticipazione dell’album NuovoContrordineMondiale che uscirà nel 2015. Il pubblico lo osanna. Ha inanellato tutti i temi del malcontento, per una catarsi collettiva. Dopo la bulimia, i bambini, l’omosessualità, l’eutanasia, mancava il debito pubblico. Il concerto di Povia è un’esperienza freudianamente perturbante. Dove tutto sembra voler distrarre dalla musica, e forse un motivo c’è. (FINE – se vuoi ricominciare vai a BUONISMO NATALIZIO)

BUONISMO NATALIZIO – Fuori fa freddo, e la luce calda del teatro attira le persone come un porto sicuro. E’ bello trovarci rifugio, incontrare gli amici, vedere che ci sono persone arrivate da lontano. Il biglietto è a prezzo popolare, 10 euro, 12 con la prevendita. Il clima è quello di una scampagnata indoor, con bimbi che mangiano i panini, perché è pur sempre ora di cena, anziane che si raccontano del parrucchiere, fidanzati che fanno l’elenco di tutte le richieste che avanzeranno per averla accompagnata al concerto.
“Conosco queste zone – dice Povia durante l’intervista – ho aperto questo tour proprio a Comacchio, l’11 ottobre (in occasione della Sagra dell’Anguilla, ndr). A Porto Garibaldi e al Lido di Volano ho tanti amici”. E’ vero, c’è un senso di comunione al concerto di Povia, di raccoglimento e di affetto.
“Serata scaldacuore che fa bene allo spirito..hai ragione in un mondo di agitazioni una serata così è il regalo più grande..è stato il mio regalo di natale..”, scriverà il giorno dopo una fan sul suo profilo Facebook. (Se vuoi proseguire vai a ANALISI SOCIOLOGICA)

ANALISI SOCIOLOGICA – E se molti ascoltatori l’hanno abbandonato per ideologia o per noia, quelli che sono rimasti sono davvero affezionati. Lui li chiama per nome, prima, durante e dopo il concerto, interagisce con loro dal palco, si intrattiene quasi un’ora a fare foto a fine concerto. E loro, grati, ricambiano con un abbraccio collettivo. Ci sono tanti bambini che stringono in mano la sua foto per chiedergli un autografo. Ci sono signore elettrizzate, perché “è un bel ragazzo, e poi è gentile”. Il che è vero, Povia con i suoi fan è generoso, scherza, si intrattiene, non ha fretta di andarsene, nonostante fuori la nebbia si faccia sempre più fitta. E mentre penso questo, me lo trovo di fianco che chiede al suo fotografo di immortalarci e mi sento come Federico Clapis nei suoi video virali in cui la fidanzata mentre lui la insulta, gli punta il cellulare in faccia e dice “Amore, selfie!” (#graziebabbonatale). Così anche io, un po’ a tradimento, ho la mia foto con Povia. E penso che sul piano comunicativo ce la mette davvero tutta, dalle provocazioni destrorse ai video matti in cui grida come un invasato, sapendo che, bene o male, purché se ne parli. (FINE – se vuoi ricominciare vai a STRONCATURA)

4 Commenti

  1. Francesca scrive:

    i miei complimenti! Un articolo davvero splendido, senza retorica!

  2. giovanna scrive:

    Complimenti, l’articolo mi sembra ben scritto però manca di essenza. Certo in un mondo dove è un ingrediente scarso mi rendo conto che non è semplice renderlo attraverso semplici parole. Tornando a noi direi che invece di evidenziare il numero limitato di persone presenti, (anche perchè non credo nessuno si aspetta che siano tanti) avrei sottolineato principalmente lo spirito con cui Povia si relaziona le persone e come le fa sentire tali. Oggi quel che conta sono i numeri solo per fare soldi e se il messaggio non è di massa o peggio è “scomodo” meno che mai va sostenuto. Io spero che lei scriva per assecondare chi legge, piuttosto che per esprimere ciò che pensa davvero (deve averla colpita che alla fine abbia trattato “bene” facendosi una foto con lei … infondo poteva ignorarla) perchè altrimenti … zittirebbero anche lei! Ne sia certa. O la pensi come gli altri o ti cancellano. Le dirò fra Povia e un rapper incavolato con il mondo (solo sentimenti negativi) sono felice che mia figlia prediloga il primo!!!

  3. vieri scrive:

    Io cero, mia moglie lo adora, e io ho conosciuto una persona con dei difetti ma con tantissimi pregi.

    Le sue canzoni, il suo modo di introdurle, le sue spiegazioni e tutto il contorno le ho trovate veramente interessanti e fatte bene. Io non lho conoscevo, ma se prima avevo dei pregiudizzi ora ho capito di che persona è Povia.

    E’ un grande, e anche se il teatro era mezzo pieno sono sicuro che le persone lo apprezzano ancora di più dopo lo spettacolo.

    Grande, Disponibile e intelligente

  4. Dopo aver fatto meditazione transcendentale in un centro yoga tibetano sulle vette dell’Himalaya, ho deciso di scrivere quanto segue:
    Ma perché ci sono tante persone che hanno voglia di dare addosso a Povia, che è uno dei pochi che fa a modo suo, e non come gli dicono le case discografiche?
    Ci sarebbero tante cose da fare artisticamente, ma questo voler cercare il pelo nell’uovo a Povia è una cosa che non si capisce.

Rispondi a giovanna Cancella il commento

Prima di lasciare il tuo commento, ricordati di respirare. Non saranno ospitati negli spazi di discussione termini che non seguano le norme di rispetto e buona educazione. Post con contenuti violenti, scurrili o aggressivi non verranno pubblicati: in fondo, basta un pizzico di buon senso. Grazie.