Mi sono perso per le vie di Berlino. Sono sceso alla fermata di Möckernbrücke, mi sono addentrato nel distretto di Kreuzberg e ho svoltato alla Wartenburgstraße. Cercavo un gruppo che suonasse in strada, i ‘Lover’s Rock’. Non li ho trovati, ma mi sono imbattuto in un autore che della città tedesca ha restituito le strade, i mattoni, le atmosfere. Jakob Arjouni è il nome di chi mi ha fatto da guida in questo viaggio immaginario, perché la città raccontata nel libro ‘Eddy il santo’ ha il sapore cinematografico dei gialli in bianco e nero, e i muscoli e le cicatrici della sua ultima pelle meticcia. Questo romanziere di origini turche, ideatore del genere ‘etno-thriller’, non ha fatto in tempo a lasciare una produzione corposa. Una malattia lo ha privato della vita nel gennaio dello scorso anno. Eppure le dinamiche narrative adottate accompagnano chi sceglie di avventurarsi nella lettura in un percorso dove un effetto realistico legato a questioni sociali si salda a uno più immaginifico. E il biglietto per questo viaggio in una Berlino immaginaria, me lo ha consegnato idealmente Stefano Tassinari.

Già, perché ‘Eddy il santo’ è cronologicamente l’ultimo titolo acquistato dallo scrittore ferrarese, scomparso nel maggio del 2012, e donato alla biblioteca ‘Bassani’. Nel 2013, infatti, la struttura di via Grisoli ha accettato il lascito delle opere della raccolta Tassinari, destinando gli oltre tremila volumi appartenuti a Stefano all’uso pubblico e alla consultazione. Una collezione di titoli catalogati, 3380 per l’esattezza, che spaziano dai numerosi testi di narrativa italiana e straniera, a scritti sulla cultura e saggi di politica, oltre a varie pubblicazioni e riviste, abbracciando un arco temporale che dal 1968 arriva agli ultimi anni della nostra storia recente. Una volta entrati all’interno della biblioteca del Barco, poi, ci si trova di fronte a uno scaffale di opere, contrassegnate dal marchio ‘Fondo Stefano Tassinari’. Scaffale composto da libri estrapolati dalla sua raccolta, che mensilmente viene aggiornato in funzione per esempio dell’autore, della collana, o della casa editrice. Le opere targate ‘Fondo Stefano Tassinari’, inoltre, sono rintracciabili nell’archivio virtuale della biblioteca, e possono essere prese in prestito gratuito per un periodo di un mese.

Courtesy Luca Gavagna, Raffaella Cavalieri

Un’ulteriore finestra aperta a chiunque, sulla vita, le riflessioni e gli interessi di un uomo che è stato lettore e autore di libri, testi teatrali, programmi radiofonici, animatore di dibattiti. E che dopo la sua scomparsa ha spontaneamente mobilitato una rete di amici e colleghi che hanno inteso creare un luogo collettivo di conservazione delle testimonianze sulla sua vita e sulle sue opere.

A illustrare il progetto è Luca Gavagna, uno degli ideatori. «Subito dopo la morte di Stefano – sottolinea Gavagna – abbiamo ritenuto importante raccogliere tutto il materiale possibile  sulla sua opera. La raccolta, poi, è andata molto bene. Abbiamo recuperato documenti, fotografie, video, gran parte dei programmi radio in Rai, le serate dal titolo ‘La parola immaginata’, ritagli di spettacoli teatrali».

Una volta completata la raccolta, che non può considerarsi conclusa ma tendenzialemente aperta a chiunque voglia implementarla, nasce l’intenzione di organizzare il materiale in una piattaforma.

«Quello che abbiamo pensato – prosegue Gavagna – è di rendere disponibile il materiale raccolto su un sito e organizzarlo secondo un criterio cronologico e per categorie. Sito di cui abbiamo già acquistato il dominio, www.stefanotassinari.it. Sulla home page si legge che è partita una operazione di crowdfunding, cioè di raccolta fondi per finanziare il progetto». L’indicazione della cifra necessaria è presente all’interno della stessa home page. «Cerchiamo di raccogliere 2450 euro per progettare e realizzare il sito, effettuare la standardizzazione dei materiali, acquisire uno spazio Vimeo per ospitare i filmati, pagare dominio e spazio web per almeno 4 anni».

La piattaforma scelta è www.produzionidalbasso.com, mentre il termine per poter partecipare è il 6 gennaio 2015. «Quello che è emerso dalla raccolta del materiale – continua Gavagna – è lo stupefacente numero di contatti che Tassinari ha coltivato in vita. Una grande rete di rapporti che ha prodotto del materiale fertile. Penso per esempio al documentario di Stefano Massari sulla sua attività culturale».

E a proposito di rete, a fissare con l’inchiostro il valore della testimonianza è il numero 6, dell’ottobre 2012, della ‘Nuova rivista letteraria’, il semestrale di letteratura sociale di cui Tassinari è stato direttore e fondatore. Se la vita di un autore è un flusso prolifico di idee e di azioni, capita che l’itinerario percorso incontri il passo di alcuni compagni di viaggio. E le voci di colleghi e amici, ciascuno per il suo pezzo di strada percorso insieme, rappresentano il tentativo di raccontare almeno un segmento di quel flusso.

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