«Tutte le storie inserite in questo libro sono vere. Chi le reputa assurde non ha mai avuto un coinquilino».

La cosa bella di abitare con altre persone è che il confine che separa il mondo del possibile dal mondo dell’impossibile si sposta più in là. Una buona fetta di ciò che nemmeno poteva essere immaginato diventa improvvisamente reale, succede.
Succede ad esempio che i tappeti vengano sbattuti a colpi di katana sul tetto del palazzo. Succede che l’ascensore condominiale venga tappezzato di poster di Rocky III, con tanti assorbenti intimi, decorati come fossero farfalle, attaccati a svolazzare attorno al capo del pugile. Succede che una quiche appena sfornata cada della finestra del quinto piano, imbrattando di uova e filante formaggio svizzero i panni stesi dei quattro appartamenti di sotto. Succede – è successo venerdì sera in via Ludovico il Moro a Ferrara – che all’interno della cantina si organizzi la presentazione di un libro dedicato ai “coinquilini di merda”, con tanto di documentazione fotografica proiettata sul muro macchiato di muffa.

L’autore del libro, il cui titolo corretto e completo è: “Il coinquilino di merda. Manuale di non sopravvivenza”, si chiama Giuseppe Angelo Fiori. Anni trentuno, originario di Sassari, laurea triennale in lettere, specialistica in giornalismo a Roma, Giuseppe ha collaborato con Libero, il Tempo, l’Unità e il Male, inizialmente come cronista, poi come vignettista. Attualmente vive a Platamona, dieci chilometri fuori Sassari, nella casa al mare di famiglia, e si appresta a partire per un viaggio nel Sud Est asiatico. Che ci fa in questa cantina di Ferrara?
«Conosco Flavio Perazzini, che abita a Ferrara. Assieme ad altri amici qualche anno fa abbiamo realizzato uno speciale fake del Festival di Internazionale, si chiamava Interspazionale. E’ stato lui a propormi di fare una tappa qui. Nelle altre città le presentazioni sono organizzate nelle librerie, dove c’è sicuramente più tempo per affrontare gli argomenti, ma non c’è la birra dell’Eurospin in lattina. Qui c’è l’atmosfera giusta, anche se l’evento più che assomigliare alla presentazione di un libro è diventato un festino». Flavio – il traghettatore dell’iniziativa – non abita in via Ludovico il Moro, ha proposto la serata ad amici e gli amici hanno acconsentito ad ospitarla. Succede.

La cantina è gremita di gente, così come il corridoio al piano superiore e i vari balconcini. Studenti e neolaureati, specializzandi, lavoratori, nullafacenti. Età media compresa tra i venticinque e i trenta anni.
Alcuni conoscono la casa e chi ci abita, oppure sono amici di amici, si muovono a loro agio tra le stanze: in cucina aprono ante e antine per trovare una tazza adeguata al contenimento di vodka, acqua tonica e limone; fotografano con lo smartphone ciò che di buffo incontrano in giro, un ritratto di Marco Columbro, un pecorone di plastica infilato in una nicchia. Altri hanno semplicemente notato l’evento su Facebook, oppure hanno letto l’articolo uscito qualche giorno fa su Il Fatto Quotidiano.

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La presentazione de “Il coinquilino di merda” non è questione di pochi intimi: il libro – edito da Mondadori, dal 25 novembre “in tutte le librerie così così” – arriva alla fine di un percorso lungo due anni, cominciato online.
«Nel 2012 abitavo Roma assieme a una ragazza che, tra i coinquilini di merda, potremmo inquadrare nella categoria troione – ricorda Giuseppe -. Lasciava le sue extension dappertutto, a stendere sui termosifoni, in giro per il bagno. Era un incubo. O la ammazzavo o iniziavo a scriverci su. Da questo primo input è nata l’idea di creare un blog dedicato alla categoria, poi una pagina Facebook dove chiunque poteva sfogarsi, raccontando la propria esperienza di convivenza oppure mandando delle foto». La pagina nel giro di pochi mesi diventa famosissima, raggiunge in un batter d’occhio oltre i 400mila contatti. Tra gli ultimi contributi pubblicati, con tanto di fotografia: «Tornato a casa alle 4:30 del mattino completamente ubriaco, il coinquilino di merda si presenta con un pesce rosso, preso da una fontana pubblica con lo scolapasta»; «Germania. La coinquilina di merda crea nuovi ecosistemi all’interno del suo caffè. Dentro, c’è una mosca gialla con gli occhi rossi che nuota».

Ma la ragazza delle extension si è mai resa conto del processo che ha innescato? Non ha mai detto niente a proposito? «Qualche tempo dopo l’apertura del blog mi ha chiesto: Giuseppe, devi forse dirmi qualcosa? Ma poi non ci siamo più visti, sono andato via da quell’appartamento. In verità anche con lei in fondo avevo un buon rapporto. Il libro non nasce solo da quell’esperienza – anche se l’idea è venuta da lì – ma in generale dalle tante esperienze di coinquilinaggio avute negli anni».
Tra le sue pagine si trova l’intero campionario umano risultato da questa ricerca collettiva, aperta e partecipata. Si descrive con attenzione habitat, abitudini, abbigliamento e spostamenti di esemplari quali “la Precisa”, “lo Squilibrato nudista”, “il Vecchio dentro”; “il Mammone nerd”.

Fondamentali al fine didattico di questo manuale le illustrazioni di Dario Campagna, conosciuto nella redazione de Il Male, amico e socio, anch’egli presente in cantina a mangiare taralli.
«Adoro il suo tratto, immediato e semplice – racconta Giuseppe -, ed è grazie alla bravura di Dario che è arrivato il contatto con la casa editrice. Per un anno ho bussato a tutte le porte ma niente. Poi è arrivata una mail da parte di Mondadori, interessata a pubblicare il libro nell’ottica di non farne semplicemente volume con qualche illustrazione ma un progetto integrato, dove testi e disegni si completano a vicenda. Con l’editor abbiamo lavorato bene, senza problemi e senza pressioni».
La serata si conclude con un momento di outing, durante il quale c’è addirittura chi ammette, senza pudore: «il coinquilino di merda ero io».

Foto di Flavio Perazzini

2 Commenti

  1. Florio Piva scrive:

    Non ci sono solo i coinquilini di M….., ci sono i condomini di M…….. Il mondo è pieno di M……
    Mi è piaciuto molto l’articolo ; Brava Lucia.

  2. Filippo Landini scrive:

    l’autrice si chiama LICIA, non Lucia. Molto brava. Il libro è costruito molto bene intersecando testi, disegni, schemi.

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