Novembre qui nella Bassa è da sempre freddo e umido e, anche quest’anno, questo canone non è stato smentito, tuttavia qualcosa ha acceso e sta accendendo i weekend cittadini del tradizionale Rosso Feltrinelli.

Da inizio Novembre infatti è in svolgimento nella libreria cittadina della grande F un festival lungo un mese per festeggiare i vent’anni di questa ormai consolidata e inossidabile realtà cittadina.

Sabato 22 è stata una giornata particolarmente lunga ed impegnativa per lo staff del Gruppo del Tasso e lo staff di Feltrinelli Ferrara che stanno collaborando per la buona riuscita del Ventennale. Nel pomeriggio è tornato infatti, dopo i fasti di GialloFerrara 2014, lo scrittore abruzzese Romano De Marco per raccontarci della sua esperienza letteraria e del particolare universo narrativo che ha ideato.

Abbiamo fatto quattro chiacchiere con Romano durante la presentazione a Feltrinelli.

L’esordio narrativo di Romano è nel 2009 con l’action thriller Ferro e Fuoco, romanzo con un ritrmo narrativo serrato con protagonista una squadra speciale dell’Arma del Carabinieri, guidata dal coriaceo e indistruttibile Capitano Rinaldo Ferro, eponimo dell’eroe di film d’azione che già nella descrizione iniziale viene accomunato a Steven Seagal. Nel 2011 è la volta del noir Milano a Mano Armata, romanzo che affronta la corruzione della polizia, regalandoci un personaggio magnificamente “malvagio” e politicamente scorretto come Matteo Serra, che è poi valso all’autore il primo posto al Premio Lomellina ’12 – http://www.lomellinaingiallo.it/.

Nel 2013 De Marco esplora un altro sottogenere del romanzo thriller, sfiorando quasi il grottesco con il gotico nero di A Casa del Diavolo, fino ad arrivare alla sua ultima fatica, il thriller noir Io la Troverò, vera e propria summa delle esperienze passate e sul quale ci siamo soffermati con l’autore – http://www.romanodemarco.it/.

Foto di Silvia Franzoni

Romano qual è la genesi narrativa di Io la Troverò ?

«Con questo romanzo ho voluto dare più introspezione ai miei personaggi e alle situazioni, è un libro che parla di padri e figli (figlie in questo caso, ndr) e tramite il velo del romanzo di genere affronta questo tipo di rapporto e racconta tutto quello che si fa per proteggere le persone a cui teniamo, perché l’amore di un padre per la propria figlia è di un tipo totalmente diverso da quello che può essere un qualsiasi rapporto sentimentale tra uomo e donna. E’ più profondo, è viscerale, quasi primitivo. Nel mio romanzo seguiamo le vicende di due poliziotti di Milano, Marco Tanzi e Luca Betti, un tempo grandissimi amici e colleghi, nonché gli sbirri migliori della città. Poi un evento drammatico descritto a inizio romanzo fa precipitare Tanzi in un vortice di corruzione che lo porterà agli estremi, a tradire tutto quello a cui ha sempre tenuto fino a passare otto anni in galera e finire a vivere per le strade come un clochard qualunque. Il suo ex-migliore amico, Betti, andrà a cercarlo perché la figlia diciottenne di Tanzi è scomparsa e le forze dell’ordine brancolano nel buio. L’urgenza e il terrore di quello che può essere accaduto alla figlia fa rimettere in carreggiata l’ex-sbirro e i due inizieranno l’indagine, ai limiti della legalità, per salvare la ragazza».

Nel tuo romanzo ritornano alcuni dei personaggi dei precedenti lavori, ci puoi dire qualcosa del tuo “universo narrativo”?

«Mi è sempre piaciuta l’idea che tutti i miei personaggi vivessero nello stesso “universo” , quindi ho deciso di inserire con cammei o come coprotagonisti la squadra del Capitano Ferro e Laura Damiani (protagonisti di Ferro e Fuoco) in Io la Troverò, aggiungendo anche una comparsa di un paio di personaggi di Milano a Mano Armata, come Andrea Gherardi e Leo Massacese. Tutti collaboreranno con i protagonisti del romanzo Tanzi e Betti, specialmente Laura».

Ci piacerebbe in effetti soffermarci un istante proprio sui tuoi personaggi femminili, Laura Damiani, la poliziotta…

«Laura è uno di quei personaggi che guadagnano spazio nel romanzo anche se lo scrittore non lo aveva previsto. Nata come uno dei personaggi principali di Ferro e Fuoco, in Io la Troverò avrebbe dovuto fare solo una piccola comparsata (nella parte di trama legata a Roma) poi piano piano, mentre la scrivevo ho capito la valenza che avrebbe potuto avere, quella di un personaggio femminile forte, determinante, una vera e propria coprotagonista.

Tant’è che tornerà nel prossimo romanzo in uscita nel 2015, dove rivestirà quasi un ruolo da protagonista. Nell’ultimo libro ci sono molti altri personaggi femminili fondamentali, a parte dalle figlie di Tanzi e Betti, veri e propri motori della vicenda, arrivando a Flavia, personaggio da scoprire, che riserverà molte sorprese, una vera e propria femme fatale…»

Questa definizione ci riporta al noir. Io la Troverò, nonostante non ci piaccia dare etichette, potrebbe essere ascritto a questo genere?

«Sicuramente ha degli elementi del Noir, fosse anche solo per il fatto di presentare personaggi non esattamente bianchi o neri, ma venati di sfumature morali grigie, le atmosfere possono richiamare questo genere, la Milano che ne esce è molto periferica, degradata, fumosa e molto notturna (mi ha ricordato Scerbanenco, ndr).

In più ci sono una serie di elementi molto crudi nella storia, cupi in un continuo accavallarsi tra presente e passato, non trascurando un ritmo incalzante che credo debba sempre esserci in romanzi di questo tipo. Un libro comunque, di qualsiasi genere sia, deve darci emozioni, sensazioni, certe volte anche “docce fredde”».

Altro elemento fondamentale del tuo ultimo lavoro sono in effetti le vicissitudini dei due protagonisti Marco Tanzi e Luca Betti, così diversi tra loro ma anche complementari i un certo senso?

«Tanzi e Betti sono due facce della stessa medaglia. Betti è quello più razionale, è un eroe o quantomeno quel tipo di persona che cerca sempre di fare la cosa giusta, Tanzi è genio e sregolatezza, è quello che è precipitato in un turbinio di vizi, di alcol, droghe e depressione, arrivando fino ad annullarsi e a scegliere la vita del vagabondo, del cane randagio. Entrambi a modo loro sono eroi, lottano per un obiettivo ben preciso, vogliono salvare la vita della figlia di Tanzi. Betti, forse è quello che più mi rispecchia, ha un’evoluzione molto umana, sembra quasi che la sua sia una piccola storia, nella Grande Storia, ma la sua valenza è fondamentale, è lui il vero traino della vicenda».

Invece chi non può certo definirsi eroe è Matteo Serra, lo sbirro corrotto di Milano a Mano Armata. Mi ha ricordato molto certi personaggi scomodi di molte serie tv, una su tutti il Sipowicz di NYPD Blue.

«Il paragone è azzeccato, quella serie ha cambiato il modo di fare tv e di “scrivere” i personaggi, ho tutte e dodici le stagioni!

Serra è molto debitore a quel tipo di personaggi come anche alla squadra di polizia di The Shield. Mi affascinava l’idea di costruire un protagonista corrotto, un “malvagio”, un arrivista politicamente scorretto che comunque è un vincente.

Sono molto affezionato al personaggio di Serra tant’è che lo ritroveremo anche nel libro in uscita nel 2015».

Si preannuncia un nuovo, passami il termine fumettistico, “crossover” tra le tue serie?

«Sì, sicuramente. Nel prossimo libro ci saranno praticamente Tanzi e Betti contro Serra, impegnati in una vicenda di droga molto intricata che toccherà anche l’argomento scottante delle carceri italiane. Il personaggio di Laura Damiani, come ti dicevo, avrà una grossa parte in questa storia. Credo sarà un libro molto avvincente, ricco di azione e colpi di scena».

Molti tuoi personaggi vengono picchiati, feriti, ne passano di tutti i colori fisicamente e mentalmente da inizio storia fino alla fine del romanzo, mi ricordano un po’ gli eroi pesti alla Bruce Willis. Tuttavia alla fine riescono a fare quello che devono. C’è un messaggio positivo alla fine delle tue storie?

«Credo ci sia speranza alla fine dei miei romanzi, cerco sempre di dare uno spiraglio, una boccata d’ossigeno in una vicende particolarmente dura e difficile. Non importa quanti e quali inferni devono attraversare, non importano le botte, il sangue e il dolore, alla fine cerco sempre di portarli a una catarsi, è il loro cuore e la loro forza di volontà che permette loro di sopravvivere a tutto quello che gli capita addosso, ma di uscirne alla fine, feriti e rattoppati, certo, ma con la consapevolezza di aver fatto del loro meglio».

Grazie, Romano, per essere stato con noi. Un largo in bocca al lupo per il Premio Giorgio Scerbanenco, per il quale sei tra i 25 finalisti con Io la Troverò (si può votare fino al 28 novembre Ndr) e speriamo di rivederti a luglio, all’edizione 2015 di GialloFerrara!

«Ma grazie a tutti voi, ancora una volta è stato un piacere. L’accoglienza di Ferrara è sempre meravigliosa. Verrò molto volentieri a GialloFerrara, esperienza unica. Crepi il lupo per lo Scerbanenco, e tanti auguri di nuovo alla libreria Feltrinelli di via Garibaldi».

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