L’erba è folta sul campetto di calcio di Mirabello. Il sole del mattino riscalda una giornata che non intende arrendersi alla fine dell’estate. La mano di qualche curioso cerca un appiglio per assistere all’azione e si aggrappa alla rete dietro la porta, ritagliandosi virtualmente una propria visuale. Il tempo inevitabilmente cede a qualche minuto di pausa, e il regista ne approfitta disegnando coi suoi passi un cerchio ideale a centrocampo. L’istantanea però non fotografa i frammenti di una partita di pallone, ma alcuni momenti delle riprese del film ‘Terremotati – La notte non fa più paura”. Un progetto cinematografico ideato e promosso da Stefano Muroni, diretto da Marco Cassini, scritto da entrambi insieme a Walter Cordopatri, mentre a Ilaria Battistella è affidata la produzione esecutiva.

C’è il verde fitto della vegetazione intorno, c’è il giallo delle divise e il blu delle tende della Protezione civile. E poi c’è il colore degli accenti della troupe, quello romano su tutti, ad animare una giornata in piazza Roda. La realizzazione della pellicola, finanziata in larga parte dalla docente Maria Rita Storti, che ha contribuito con ventimila euro, viaggia ad alta velocità e cambia ambientazione, di giorno in giorno, all’aperto o al chiuso, in base alle esigenze di scena. Fra un ciak e l’altro, troviamo il tempo di scambiare qualche battuta con i protagonisti.

Il primo a fare un accenno alla trama è Giorgio Colangeli, attore di teatro, cinema e televisione. Nella sua corposa biografia, c’è spazio per ruoli in film come ‘Il divo’ o ‘20 sigarette’. Nella città di Ferrara, peraltro, era già stato nell’aprile di due anni fa, per dar voce alle letture sceniche de ‘I musi neri’, in Sala Estense. «Il mio personaggio – ci racconta – è un operaio in pensione che si chiama Lorenzo. In diverse scene del fim si rapporta con il figlio Leonardo, anch’esso operaio. Eppure nota con rassegnazione una profonda differenza fra la sua vita e quella del figlio. Lorenzo è l’interprete di un mondo del lavoro del passato, con una coscienza di classe adamantina e una propensione pessimistica verso la realtà. Il terremoto arriva come un tradimento da parte della natura e brutalmente mette le persone di fronte alle loro pochezze. Una tragedia che tuttavia pone una riflessione interessante sul meccanismo della solidarietà».

Dall’esperienza di Colangeli si passa poi al resto del cast, che spicca per la giovane età dei suoi interpreti, tutti sotto i trentacinque anni. «Io sono uno degli sceneggiatori – continua Stefano Muroni – oltre a interpretare il personaggio di Leonardo. Un ragazzo che non vive con inconsapevolezza ciò che succede intorno a lui. E che si trova in attesa di qualcosa che non è arrivato, e che forse può arrivare dopo il terremoto. Una catastrofe che mette alle strette i singoli personaggi».

Per gentile concessione di Samuele Govoni

Sulla panchina al lato del campo, sul quale è stata riprodotta una tendopoli in scala ridotta per le riprese, siede adesso l’attore Walter Cordopatri, che insieme a Muroni e al regista Marco Cassini, ha scritto la sceneggiatura. «Giulio – ci spiega – è il nome del mio personaggio. Un ragazzo che dalla Calabria arriva in Emilia Romagna. Una terra della quale non conosce ancora nulla. L’incontro con Leonardo è molto importante per lui. Leo lo fa entrare nella realtà della fabbrica e diventa uno dei suoi punti di riferimento. Lo definirei un film sui rapporti umani. Infatti c’è una storia d’amore, una storia d’amicizia, c’è il rapporto fra un padre e un figlio, fra un marito e una moglie. Il titolo ‘Terremotati’ si riferisce non solo a un evento fisico, ma anche psicologico, che colpisce i protagonisti».

Un titolo provvisorio, ma che accompagna i ciak che si susseguono a Mirabello dal 20 settembre scorso. «Le riprese – aggiunge il giornalista Samuele Govoni – termineranno l’1 ottobre. Il cast non lavora mai meno di dieci ore al giorno. Da parte della gente di Mirabello c’è stata parecchia curiosità e le comparse provengono proprio dal territorio. Abbiamo anche incontrato i familiari delle vittime del terremoto del maggio 2012 per parlare con loro della sceneggiatura del film. Un lungometraggio a tutti gli effetti considerando che supererà i sessantuno minuti».

Dal momento della pausa si ritorna presto a essere operativi. Il suono delle campane della chiesa vicina interrompono brevemente una scena, ma pochi istanti dopo la concentrazione è nuovamente di casa. Sul binario allestito all’interno del set, scorre il carrello con gli operatori. Le telecamere si avvicinano progressivamente alla sequenza da registrare. Intenti a girare la scena, dentro il chiuso di una tenda, sono Giorgio Colangeli e Stefano Muroni. Il dialogo fra i due, nel silenzio generale delle maestranze, è catturato dal monitor, davanti al quale assiste il regista Marco Cassini. Segmento dietro segmento, la fase delle riprese procede nel suo percorso. La tappa successiva sarà quella della post-produzione, da realizzarsi a Roma, in attesa che il film sia pronto per la distribuzione nella prossima primavera.

«La lente con cui guardare al film – illustra Marco Cassini – è quella della realtà. La storia infatti prende spunto da quello che è accaduto. Stiamo lavorando in un contesto legato al mondo scolastico, al mondo delle fabbriche, al mondo del lavoro. Con il budget di cui disponiamo, la nostra è un’avventura, e ci stiamo riuscendo».

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