Si dice che nessun altro passo della scienza, dopo l’invenzione dell’aerostato, abbia prodotto un impatto altrettanto forte e traumatico sulle coscienze degli uomini. Chiuse un’epoca e ne aprì un’altra, permettendo di scoprire nuovi orizzonti fino ad allora del tutto sconosciuti.

“Quando camminerete sulla terra dopo aver volato, guarderete il cielo…perché là siete stati e là vorreste tornare.”
Leonardo Da Vinci

Ci si sbaglia a pensare che in mongolfiera tutto sia concentrato unicamente nel momento del volo vero e proprio.
Il bello sta in tutto ciò che avviene, seguendo un determinato rituale, prima, durante e dopo il volo.
Il gonfiaggio mi ricorda il risveglio di un gigante.
Un grande ventilatore inizia a soffiare aria fredda all’interno dell’involucro fino al momento in cui è possibile azionare il bruciatore.

Sfrutto l’attesa per porre qualche domanda a Paolo, il pilota, di origine ferrarese ma trapiantato nel reggiano, alto, robusto, atletico, viso piacevole e dall’aria sicura, da 25 anni “mongolfierista”, migliaia di ore di volo alle spalle e una passione trasformata in una professione.

Paolo, come ti sei avvicinato al mondo della mongolfiera?

“Per caso, un articolo su una rivista ha svegliato in me l’interesse per questo mezzo. In calce compariva un numero, ho chiamato e da quel successivo incontro ho provato più volte l’ebbrezza del volo rimanendone talmente affascinato da capire che dovevo percorrere quella strada. E’ stata la nascita di una nuova vita, grazie alla mongolfiera ho conosciuto mia moglie e sono riuscito poi a trasformare questa passione in una vera e propria professione. Ho aperto nel reggiano una società che gestisce e noleggia mongolfiere, organizza eventi e raduni e fa scuola a tanti ragazzi.”

Quali sono le cose fondamentali da sapere per poter pilotare una mongolfiera?

“I fondamenti da conoscere sono pochi ma molto importanti, tutto il resto è sorpresa, e creatività.

La mongolfiera si libra in cielo sfruttando uno dei principi più antichi e più semplici della fisica: il principio di Archimede, che recita più o meno così: ogni corpo immerso in un fluido riceve una spinta verticale dal basso verso l’alto, uguale per intensità al peso del volume del fluido spostato.

Si muove con il principio opposto a quello del parapendio che sfrutta le correnti termoascensionali che invece la mongolfiera evita.

Il volo può essere condotto, la mongolfiera non può essere forzata ma deve essere capita e conquistata. Per questo quando si vuole virare occorre entrare nella nuova corrente con dolcezza dando alla mongolfiera il tempo che le occorre per farsi catturare.”

Qual è stata la tua esperienza più particolare e bella?

“La traversata delle Alpi, dal confine austro-tedesco (Fuessen) a Verona. Quattro ore di volo, in solitaria a circa 120 km orari di media. 250 km di Alpi attraversate.

E’ stato un volo importante, sia come impegno sia come durata. Dovevo partire con altri, ma vari cambiamenti e inconvenienti mi hanno portato ad essere da solo e sono voluto partire lo stesso.”

 

Foto di Erik Ghedini

È rischioso?

“La mongolfiera è un aeromobile “intrinsecamente” sicuro. Anzi, a dispetto di quanto può pensare il profano, è quello più sicuro in assoluto. Come in molte altre attività, la componente umana ha un peso determinante, e quindi l’errore umano è quasi l’unico rischio. Basti pensare che una mongolfiera non può scoppiare perché non ha un involucro chiuso e pressurizzato, può bucarsi anche se il tessuto sintetico dell’involucro è molto resistente ma l’eventuale lacerazione non può allargarsi perché l’involucro è realizzato in modo che uno strappo accidentale non si allarghi. Poi ci sono alcune regole di volo che garantiscono la sicurezza quando si sta volando con altre mongolfiere, per esempio la precedenza c’è l’ha chi sta in basso e sta salendo e ciò dovrebbe garantire che la cesta di una e il pallone dell’altra non si tocchino. Se due palloni si toccano non succede nulla essendo due elementi molto elastici, se la cesta invece tocca dall’alto un pallone in salita il rischio è quello di iniziare una rapida discesa non voluta.”

Attendiamo ancora un pò, il vento sposta il grande pallone ancora a terra e noi che entriamo ci accucciamo all’interno della cesta per appesantire il gigante e fare in modo che non si muova.

Il pilota decide quando è il momento opportuno per partire, e tutti a bordo…si scavalca la cesta grazie agli scalini ricavati nel vimine e ci si posiziona in tre per ogni scomparto.

Perché il cesto è in vimine?

“La navicella è appesa all’involucro e generalmente è realizzata in vimine intrecciato, e per questo è chiamata cesta. E’ una caratteristica che di solito suscita meraviglia nei profani ma il fatto è che il vimine offre il miglior compromesso tra robustezza, leggerezza, elasticità e costo, senza dimenticare il fascino dell’estetica e del materiale naturale.”

Trascorre veramente poco tempo da quando tutti sono entrati nella cesta a quando la stessa si distacca dalla terra. Qualche trascinamento dovuto al vento e appena l’aria dentro al pallone è calda ecco che si parte.

Ho osservato tante volte una mongolfiera staccarsi da terra ed è sempre qualcosa di emozionante. L’apparente leggerezza con cui comincia lentamente a librarsi nel cielo ha qualcosa di magico, forse proprio perché richiama il desiderio atavico dell’uomo di volare.

Quando ci sei dentro e sali così veloce, quasi neanche te ne accorgi.

La navicella accoglie 11 persone oltre al pilota: una ragazza diciottenne di Cesena che accompagna l’amica alla quale ha regalato il volo per i suoi prossimissimi 18 anni; 3 coppie di ragazzi, e Angelica, genovese ventenne, accompagnata dalla mamma che le ha regalato questa esperienza prima di iniziare l’università.

Mi racconta Paolo che in tutti questi anni di voli turistici ha ospitato un pò tutti, amici, famiglie, coppie che hanno scelto la mongolfiera come regalo per il compleanno, per l’anniversario o semplicemente perché il sogno di volare li accompagna da tutta la vita. Generalmente pochi giovanissimi, e pochi molto anziani, anche se l’anno scorso ha portato in volo una signora di 95 anni! Non è sconsigliata a nessuno (forse solo alle donne incinta) e si dice che addirittura chi soffre di vertigini in mongolfiera non abbia alcun disagio.

Chiedo a Paolo dove si possa comprare e quanto costi una mongolfiera. “In Italia non ci sono aziende produttrici di mongolfiere. Non esistono mongolfiere preconfezionate, ogni mongolfiera va ordinata ed essendo la struttura formata da pannelli di nylon cuciti su nastri verticali e orizzontali, ognuno di questi può avere un colore differente e può ospitare scritte di sponsor.

Gestire una mongolfiera di medie dimensioni è come gestire una moto di grossa cilindrata. Poi ci sono mongolfiere che costano anche centinaia di migliaia di euro.

Per pilotarla è necessario frequentare una scuola e prendere il Brevetto di Pilota di Pallone Libero. In Italia esistono 4 scuole, tutte al nord (anche nel mondo della mongolfiera l’Italia è divisa in due!)”

Il pilota conduce la mongolfiera alle diverse quote nella ricerca delle correnti d’aria, veri e propri invisibili sentieri del cielo e si va dove porta il vento, senza obblighi, senza motore, senza rumore.

Per il passeggero le emozioni sono legate alla dolcezza del volo, al silenzio interrotto solo dal rumore del bruciatore, che renderà il nostro volo inaspettatamente caldo, alla meccanica del mezzo, alla quasi totale assenza di strumentazione (tranne altimetro/variometro e radiotrasmittente) e alla velocità e altitudine raggiunte.

E’ sorprendente pensare come in 300 anni la mongolfiera non è che sia cambiata molto, è rimasta quella essenziale senza fare i conti con la tecnologia. Rispetto al 1700 sono cambiati i materiali con cui viene realizzato l’involucro e ovviamente è cambiato in meglio l’aspetto meccanico (bruciatori, bombole, sistemi di sicurezza, cavi di acciaio), ma la cesta più o meno è rimasta quella di sempre.

Poi viene lo stupore legato alle diverse prospettive del paesaggio, al guardare un territorio che sembra ora sconosciuto e le cose che eravamo abituati a vedere assumono un aspetto e una collocazione differente mano a mano che ci si trova più in alto.

Durante il volo Paolo chiede un aiuto ai passeggeri nell’individuare sulla mappa i luoghi verso i quali il vento ci porta. E’ importante sapere sempre dove si è e osservare le direzioni che si prendono, sia per dare continue indicazioni all’equipaggio che a terra ci segue, sia per individuare lo spazio giusto sul quale atterrare.

E’ di fondamentale importanza il rapporto tra chi sta su e chi sta giù, perché anche il volo più tranquillo, può essere invece un’avventura per l’equipaggio che a terra deve cercare le strade. Un buon equipaggio identifica un buon pilota. A terra ci seguono Domenico, detto Mimmo, milanese trapiantato a Piacenza, gentile, simpatico e alternativo nei modi e nell’aspetto, e Fiorenzo, ferrarese, ironico e molto curioso.

Un’altra cosa che affascina di questo mezzo è proprio che si conosce esattamente il punto da cui si parte, ma non si può prevedere il punto di atterraggio. Si può, in parte, decidere la direzione e la quota di volo, ma non si sa dove si arriverà. Paolo mi spiega però che generalmente non si torna dove si è partiti, ma un pilota bravo, se necessario, può riuscire a sfruttare le giuste correnti e tornare al punto di partenza o molto vicino ad esso.

Si può scegliere di volare molto in alto ovvero di volare radenti al suolo, risalendo il pendio di una collina, sfiorando tetti e campanili, andando ad appoggiarsi delicatamente sulle cime degli alberi più alti.

Paolo ci dice che “l’idea di volare alto non appartiene alla mongolfiera! Il bello del volo sta proprio nel non volare a 1000 o 10000 metri di altezza, ma a 10 cm dal suolo a 10 cm dal tetto di una casa o della cima di un albero”.

Sperimentiamo il volo rasoterra nei pressi di Vigarano Mainarda. E’ una dimensione curiosissima, come avere una grande lente di ingrandimento.

E’ bello e adrenalinico sfiorare cime di alberi, campanili e tetti, gente che esce dalle case, si affaccia alle finestre, si ferma agli incroci, ai semafori, chi saluta con la mano e spesso si ha la possibilità anche “di scambiare due parole”. I cani che abbaiano e ci rincorrono si accorgono di noi ancora prima di vederci grazie al rumore del bruciatore. E le lepri corrono velocissime, si bloccano e poi ripartono in una corsa sfrenata sena capire da dove arrivi il pericolo.

E’ l’ora dell’atterraggio, me lo aspettavo entusiasmante, ma mai così tanto.

L’avvicinamento a terra talvolta richiede un pò di tempo perché bisogna trovare un campo abbastanza grande da accogliere in tutta sicurezza il grande pallone.

La mongolfiera scende, veniamo invitati ad assumere la posizione di atterraggio, abbassati sulle ginocchia all’interno della cesta e con le mani ben ferme sulle maniglie di corda. La cesta tocca terra ma la fiammata ci rialza subito…ci accorgiamo infatti che davanti a noi, a distanza di pochi metri, c’è un fossato, che, dall’alto, ricoperto di erba, non avevamo visto. Superiamo il piccolo fosso e ci riabbassiamo ma un altro incavo del terreno ci si pone davanti. Decidiamo di atterrare lo stesso, tocchiamo terra, ci incliniamo, intanto proseguiamo la corsa di svariati metri e di nuovo tocchiamo e ci incliniamo, così varie volte fino a che dolcemente la cesta si appoggia a terra rovesciata sul lato lungo. Lo definirei incredibile, avventuroso, divertente.

Un applauso abbraccia il pilota.

Ma non è finita, come nelle prime fasi del gonfiaggio e durante il volo anche al recupero, ad atterraggio avvenuto, i passeggeri vengono invitati a partecipare attivamente alle attività.

L’equipaggio arriva poco dopo con furgone, carrello e pulmino al seguito, rimane stupito dal nostro attivismo, dall’entusiasmo del gruppo, dalla voglia e disponibilità ad aiutare.

Volare in mongolfiera è una grande lezione di umiltà e in quanto tale un’attività interdetta a tutti quelli che sono dei “palloni gonfiati”!

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