Articolo di Caterina Guitti e Gastone Morelli, del liceo scientifico Roiti per Backup di una piazza

 

«Il mercato è l’unico momento di aggregazione in una città come Ferrara, se tu venivi qua ieri non trovavi nessuno. Ma perché ci sono tutti contro? Non siamo né indecorosi, né maleducati. Non facciamo casino, siam qui per lavorare».

Il mercato è da sempre presente nella piazza principale di Ferrara – una volta nota proprio come «piazza delle Erbe» -. Rappresenta tutt’oggi un importante luogo di incontro per i cittadini, anche se presenta sostanziali differenze rispetto al passato, anche a quello più recente.

Passeggiando tra le vivaci fila delle bancarelle ci si imbatte in esperti commercianti che conoscono tutti i segreti del mestiere, alcuni dei quali si dedicano a questo lavoro da una vita e anche più, avendo alle spalle generazioni e generazioni impegnate nella stessa attività.

«Io faccio il mercato da quattro generazioni, vengo da un paesino della Toscana – racconta un signore sulla sessantina, che assieme alla moglie vende vestiti proprio davanti al duomo -. Mio papà veniva a fare il mercato qui con un carro trainato dal cavallo, per terra buttava uno straccio. In primavera si vendevano le pietre, servivano per tagliare l’erba, raccogliere le messi. Andavano affilate. D’estate si faceva il mercato, in autunno si tornava a casa per vendemmiare. Veniamo da un posto dove una volta c’erano solo dei boschi di castagni, bisognava darsi da fare».

 


La maggior parte dei venditori frequenta da parecchi anni la piazza estense, apprezzata per essere luogo di passaggio di tutti i cittadini, luogo d’incontro per i giovani universitari e di visita per i turisti. Gli ambulanti occupano costantemente la stessa postazione e… guai a chi li sposta! «Prima ero proprio di fronte al Melbook, la libreria. Preferivo là – spiega un signore sulla cinquantina che vende oggetti per la casa da quando aveva sedici anni, e allestiva la bancarella assieme a suo padre -. Non sembra ma uno che lavora nel settore la sa la differenza tra stare in un posto e stare in un altro, anche dieci metri sono importanti, la gente non ti riconosce più. Sembra facile ma non lo è. Da qui a piazza Travaglio quanti metri ci sono? Cinquecento? E’ già diversa la clientela. Qui si vede un po’ di più il ferrarese, il turista attratto dalla piazza. In piazza Travaglio no».

Dalle parole dei commercianti traspare in modo unanime una marcata nostalgia per il passato, per il tempo libero dalla crisi economica che oggi costringe la clientela a prestare una maggiore attenzione ai prezzi, ponendo in secondo piano la qualità dei prodotti: «gli anziani sono i clienti più affezionati mentre i ragazzi sono attratti dai centri commerciali. Adesso sono tutti abituati che i centri aprono alle 10 e stanno aperti fino alle 9 di sera, quindi la consuetudine di andare al mercato presto s’è persa. Ci sono ancora quelli che prima di andare a lavorare vengono a farsi un giro, ma sono pochi».

Un altro fattore che ha influito notevolmente sulla realtà del mercato è l’aumento del tasso di immigrazione degli ultimi anni, che ha portato all’inserimento di venditori stranieri tra i locali e ad una clientela sempre più composta da donne provenienti dall’Europa dell’Est. Avvicinare i venditori pakistani non è facile, poiché spesso sono troppo indaffarati. Uno di questi racconta sbrigativamente: «abito a Bologna, lavoro a Ferrara da cinque anni e mezzo. Prima sono stato in Grecia, facevo lo stesso lavoro. Qui ho notato che contrattano tutti».

Da non sottovalutare sono anche le conseguenze che il terremoto ha riportato sulla popolazione ferrarese, avendola resa ancor più titubante e restia negli acquisti.

Per tentare di superare e rimediare alle cause di disagio appena descritte, i commercianti avvertono ancor più la necessità di aggiornare continuamente la propria merce, per rimanere al passo con le richieste.

Ciò che a distanza di molti anni è rimasto inalterato è l’approccio immediato e confidenziale che i commercianti cercano di instaurare con i propri clienti, e come i primi sottolineano: “ancora adesso qui le persone vengono e ti domandano, in un centro commerciale non ti considera nessuno. Qua invece devi spiegare, anche a chi spende solo un euro. Se è una giornata buona ci scappa sempre la battutina”. Questo atteggiamento porta alla creazione di veri e propri legami tra venditori e acquirenti, tra i quali si distinguono quelli abituali, i “contrattatori” per eccellenza e i più incontentabili. La clientela ferrarese è infatti descritta come particolarmente puntigliosa: «il ferrarese è un pochino pignoletto, però logicamente anche le persone che vengono dall’Est, quando abitano qui per qualche anno, assorbono la stessa abitudine. Uno si adatta all’ambiente che lo circonda».

Qual’è il lato positivo di lavorare al mercato? «Una volta si guadagnava di più, adesso poco. Ma mi piace questo lavoro soprattutto perché sei per i fatti tuoi, sei te che fai il bello e il cattivo tempo. Se ti impegni riesci a guadagnare bene, se non ti impegni va tutto male. Io mi alzo alle cinque, alle sei stamattina ero qua. Quello che mi piace è che non ho padroni».

Negli ultimi mesi il mercato di piazza Trento e Trieste è stato al centro di un’accesa polemica: tanti vorrebbero spostarlo, tanti altri vorrebbero che rimanesse dov’è sempre stato. Gli interessati commentano: «il mercato dovrebbe rimanere in centro, non essere delocalizzato.Quello che trovo strano è che a Bologna fanno il mercato in piazza VIII Agosto, che è l’unico posto dove i bolognesi possono parcheggiare la macchina, e nessuno dice nulla. A Ferrara invece si lamentano per tutto, soprattutto gli anziani, anche se non togliamo posto a nessuno».

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