L’editoria è in crisi, gli italiani non leggono, le piccole librerie muoiono, si vendono solo i bestseller e i libri della Littizzetto. Luoghi comuni? Oppure è tutto tragicamente vero?
I dati a disposizione non sono sicuramente esaltanti. L’ultimo studio commissionato dall’Associazione Italiana Editori, riferito al primo trimestre del 2014, testimonia un’ulteriore calo del 5,3 % – circa un milione e quattrocentomila libri in meno venduti rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. L’Associazione Librai Italiani conta nel 2013 la chiusura di oltre 150 librerie indipendenti. Sempre nel 2013, stando alle tabelle riportate dall’Istat, il 57% degli italiani non ha letto nemmeno uno libro.

Verrebbe da pensare che solo un matto vorrebbe cimentarsi – ora e qui – all’interno di uno scenario così poco incoraggiante. Perché infilarsi in questo tunnel quando ci si potrebbe dedicare con maggiore profitto e serenità alla pesca dell’anguilla, oppure all’artigianato artistico, oppure ad una sana dormita? Lo chiedo a Marco Belli e Marco De Luca, due dei cinque fondatori di Meme Publishers, casa editrice digitale con sede a Parigi e staff operativo a Ferrara.

Ci incontriamo a casa di De Luca, parliamo rilassati davanti a un bicchiere di vino. Lui e Belli da un lato confermano l’intuizione iniziale – per affrontare una sfida del genere serve ben più di una briciola di pazzia -, dall’altro lato mi fanno scoprire un mondo interstiziale organizzato con grande lucidità, una nicchia di mercato che – se gestita con cura e attenta lungimiranza – potrebbe nel tempo rivelarsi un piccolo ma importante “posto al sole”.
«In Italia è improponibile investire nella piccola editoria, il mercato è dominato da cinque grandi gruppi editoriali e purtroppo a rimetterci è la “bibliodiversità”. La stampa, la distribuzione, il meccanismo dei resi: i costi da sostenere sono inaffrontabili. Scegliendo di pubblicare unicamente in digitale abbiamo potuto saltare l’investimento, concentrarci immediatamente sulla produzione. Come editori digitali siamo immediatamente presenti su tutti i mercati mondiali. Certo, si rinuncia all’oggetto libro, ma si offre allo scrittore maggiore visibilità e royalties più alte. I ricavi sono più interessanti per tutti».

Mi faccio spiegare meglio da Belli come nasce Meme, soprattutto come mai hanno deciso di aprire con sede a Parigi: «veniamo tutti da precedenti esperienze nel campo dell’editoria, sia digitale che cartacea. Io a Ferrara avevo collaborato prima con La Carmelina, poi assieme ad altre persone mi ero occupato di Linea Bn. Per un periodo ho seguito la milanese Light Edition. Marco De Luca è un grafico, Martina Mazzacurati è una traduttrice, Lorenzo Mazzoni scrive racconti e romanzi, Lucilla Parisi recensisce libri su vari blog. Abbiamo scelto la Francia per diversi motivi. Innanzitutto in Europa rappresenta, assieme al Lussemburgo, il Paese capofila nella battaglia per la diffusione dell’ebook. In Italia l’ebook viene tassato al 22% come se fosse un oggetto qualsiasi, in Francia al 5,5%, ovvero viene trattato alla pari degli altri libri e prodotti culturali. Ma non ci sono solo agevolazioni fiscali, è proprio l’humus culturale che è più fertile e anche il digitale raggiunge cifre decisamente interessanti».

Foto di Sandro Chiozzi

In Italia l’equiparazione dell’iva per gli ebook è stata bocciata recentemente, a fine maggio, nonostante la proposta fosse stata inserita nella bozza del Decreto Legge per la tutela e lo sviluppo del patrimonio culturale. La motivazione? L’abbassamento dell’iva avrebbe fatto scattare una procedura di infrazione da parte dell’Unione Europea, procedura già avviata nei confronti di Francia e Lussemburgo, accusati di “distorcere il mercato unico”.

«Con Meme – racconta De Luca – puntiamo tantissimo sulle traduzioni, anche per questo la scelta di Parigi è stata importante. Ci piacerebbe diventare un ponte tra Francia e Italia ma non solo, vorremmo traghettare gli autori slovacchi in Spagna e gli autori inglesi in Germania. Il mercato dell’ebook è un mercato che nasce internazionale».

Attualmente il catalogo di Meme raccoglie dodici autori e dieci titoli. Tra i bestseller figurano “La scelta di Lazzaro” di Alessandro Bastasi, thriller milanese la cui trama si sviluppa nell’ambiente della lotta armata degli anni Ottanta, e “Fa quasi male, fa quasi amore” di Elena Menarini, romanzo dedicato a Frida Khalo, monologo appassionato che prende le mosse dal drammatico incidente che nel 1925 cambiò drasticamente la vita della pittrice messicana. Tra le pubblicazioni più recenti: “Il tunnel”, racconto fantastico dello statunitense David Forrest, tradotto per la prima volta in italiano da Luciana Cisbani.

Belli e De Luca fanno il punto sui progetti realizzati e quelli da realizzare: «il libro su Frida è molto scaricato, quello di Bastasi detiene il record di recensioni. Del contratto con Forrest siamo particolarmente contenti, è un autore parecchio conosciuto, in Francia “Petit Angie” e “Légion” hanno venduto moltissimo. Ci aspettiamo molto anche dalle traduzione di «Confessioni di un sicario” di Richard Godwin, di cui attualmente si può scaricare gratis dal nostro sito l’anteprima. Un altro autore che siamo felicissimi di promuovere per la prima volta in italiano è Vincent Zandri. In America è lo scrittore più venduto su Amazon ma da noi i suoi racconti e romanzi sono completamente inediti. Zandri ha voluto scommettere su Meme, una piccola realtà editoriale, e di questo siamo orgogliosi. Speriamo, assieme a lui, di poter portare altri noiristi statunitensi o comunque anglofoni in Italia. Il noir è un genere che ci interessa molto, è diverso dalla semplice giallistica, è lettura d’evasione ma anche indagine sociale, denuncia».

La conversazione si sposta sui gusti degli italiani, sul mercato reale e potenziale dei lettori: «qui purtroppo non si legge, né in cartaceo né in digitale. Sono stati venduti tantissimi tablet ma la gente li usa per fare i giochini. In Francia sulla metro la gente legge con l’ereader, da noi in metro nelle mani ci sono solo i cellulari. Il problema non è da ricercare nei singoli, è alla base. Cosa dovremmo aspettarci da un Paese dove addirittura un ministro è riuscito a sentenziare che con la cultura non si mangia? Le pubblicità progresso per favorire la lettura sono inguardabili, per far diventare la lettura un abitudine è necessario partire delle scuole, investire nelle scuole. Fino ai quattordici anni i ragazzini leggono nel tempo libero, già verso i quindici tendono a smettere. Come mai? Bisogna provare a rispondere a questa domanda».

Prima di salutarsi c’è tempo per un ultimo – quasi ultimo – quesito: cosa significa Meme? «Il meme è un concetto inventato dal biologo inglese Richard Dawkins. Si tratta di un elemento culturale capace di autopropagarsi attraverso la replicazione». In autunno all’interno del Mercato Coperto di Ferrara è stata organizzata una manifestazione dedicata alla produzione artigianale che portava lo stesso nome, ispirata allo stesso concetto. Vi eravate messi d’accordo? «Assolutamente no. La nostra casa editrice ha aperto nel luglio 2013, più o meno nello stesso periodo deve essere stato avviato il lavoro per la manifestazione. Evidentemente ci sono alcune percezioni che maturano a livello globale e che le persone accolgono. La coincidenza ha sorpreso anche noi».

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