Probabilmente si metterebbe a ridere se la descrivessi come una personalità rilevante nell’universo artistico ferrarese degli ultimi vent’anni. La modestia e la spontaneità, infatti, sono doti ben radicate nel suo animo. Al di là delle definizioni, Francesca Mariotti è sicuramente una donna che ama il mondo dell’arte, mondo difficile ma immenso nel quale è entrata quasi all’improvviso, circa vent’anni fa, e dal quale non ha voluto più distaccarsi. Sono andato a trovarla nel suo piccolo grande regno, lo Spazio d’arte l’Altrove, galleria artistica da lei fondata e sede dell’Associazione Olimpia Morata (della quale è Presidente), in via de’ Romei, nel cuore di Ferrara.

Da circa un anno mi reco a l’Altrove e ogni volta Francesca mi accoglie come se accogliesse un ospite a casa propria. Con fare aggraziato e sincero, con calore e dolcezza materna mette a suo agio chiunque faccia visita alla Galleria. Con altrettanta pazienza, m’illustra le singole opere esposte, sia dal punto di vista stilistico sia da quello tematico, accennando anche ad aspetti biografici dei singoli artisti.

Passione e delicatezza accompagnano le parole e i gesti, come se ogni opera in fondo fosse anche un po’ sua, come se mi mostrasse i fiori del suo giardino, che con amore e pazienza lei stessa ha coltivato e lasciato crescere, e che espone con un orgoglio non ostentato.

Con altrettanta sincerità e simpatia m’inizia a raccontare il suo lavoro, le sue esperienze. Dopo essersi diplomata al Liceo Classico Ariosto si laurea, sempre a Ferrara, a Giurisprudenza. In seguito inizia la pratica notarile e aiuta il padre avvocato. Saranno il matrimonio, e soprattutto la maternità (è madre di tre figli) a interrompere questo percorso già segnato. Vive circa undici anni in Piemonte con i figli e il marito medico, per poi ritornare a Ferrara e rincominciare a coltivare il proprio sogno: studiare arte, e lavorare nel mondo artistico, viverlo da dentro. Fin da giovane, mi dice, «il mio sogno era di fare l’Accademia di Belle Arti a Venezia, una volta concluso il Liceo. Quello è sempre rimasto il mio pallino».

L’occasione della sua vita gliela offre, circa vent’anni fa, Mariella Sandri, allora Presidente dell’Associazione “Il secondo Rinascimento”, libreria-galleria con sede in via Terranuova. Sandri le chiede di occuparsi dell’organizzazione delle mostre, sotto tutti gli aspetti. «Mi son detta: “provo, è una cosa nuova ma ci provo”». A Francesca, come mi spiega lei stessa, di certo non mancano le due caratteristiche necessarie per svolgere al meglio questo compito: l’amore per l’arte, soprattutto moderna e contemporanea, e le capacità organizzative. «Sono sempre stata tendenzialmente un’organizzatrice nella vita. Amo organizzare, prendere contatto con gli artisti, conoscerli, capirli, è un percorso che m’interessa e mi stimola. Mariella mi ha buttato in avanti, anche per inaugurare le mostre; all’inizio ero timida e avevo paura, ma col tempo ho superato questo timore».

Foto di Pier Paolo Giacomoni

Dopo alcuni anni, per problemi di salute della Sandri, la libreria-galleria è costretta a chiudere i battenti. Sarà però lei stessa a consigliarle di continuare nell’organizzazione di mostre, nell’ambito artistico. «A quel punto vengo in contatto con l’Associazione Pro Art di Paolo Orsatti, alla ricerca proprio di un organizzatore». Tra i vari eventi, cura quattro edizioni della Biennale Internazionale d’Arte, giunta quest’anno alla settima edizione. Quest’esperienza della Biennale «mi ha fatto maturare molto, contattare artisti anche di un certo livello e coordinare diversi eventi”. Sua, ad esempio, è l’idea di spalmare gli eventi in vari luoghi del centro cittadino, tra i quali il Chiostro di S. Anna. È giunto, però, per Francesca il momento di fare un salto ulteriore, di cercare maggiore indipendenza. Nel 2009 diviene presidente dell’Olimpia Morata, subentrando alla madre, Maria Grazia D’Amico Mariotti, e inaugura lo Spazio l’Altrove. Il suo sogno finalmente prende forma, concretezza, fra queste quattro mura.

In questo luogo convivono, dunque, le attività dell’Associazione e quelle della Galleria, tra promozione di libri, letture di poesie, performance e, naturalmente, esposizioni artistiche. Mostre e iniziative che si susseguono ininterrottamente da cinque anni, che s’incrociano anche con i grandi eventi della città, ad esempio con i Festival dei Buskers e di Internazionale, come avverrà anche quest’anno dopo la pausa estiva.

Indagando e ammirando i temi che via via si susseguono nelle esposizioni, si scopre il senso del nome “l’Altrove”. “L’immaginario, il sogno, lo spirito” è il titolo della III rassegna, che è stata in programma fino allo scorso 7 luglio, parte del Progetto “Tensioni e paradossi del contemporaneo”, che si protrarrà per tutto il 2014. Questo progetto artistico, mi spiega Francesca, «è un discorso che interessa molto le persone, il tema del paradosso incuriosisce, poiché nella nostra epoca si vive paradossalmente, la stessa quotidianità è spesso paradossale». In particolare, la rassegna in corso è molto seguita in quanto «in periodi come questo le persone riscoprono la spiritualità, ne sentono il bisogno». Spiritualità che trabocca dalle opere esposte, sempre percepibile nelle scelte degli artisti da parte di Francesca. Una spiritualità religiosa ma non solo, anche cosmica, panteistica, olistica o naturalistica. In ogni caso è vivo quel bisogno di trascendenza che l’arte rappresenta.

Mentre mi parla delle prossime iniziative in programma – tra le quali la nuova rassegna del Progetto “Tensioni e paradossi”, al quale parteciperanno anche artisti del Quantum Art Group International (QAGI), e una personale di Alessandro Borghi – mi confessa che è da tanti anni che non dipinge più, dai tempi del Liceo dove «le prof. – ricorda divertita – apprezzavano le mie opere e me le rubavano!»

Concludendo con riflessioni più generali sullo stato dell’arte in questo periodo, non si può, invece, certo dire che “l’arte vada a ruba”. Come mi spiega lei stessa, «non sono periodi rosei per l’arte e la cultura ma io spero sempre, sono un’ottimista». Anche riguardo alla nostra città, le potenzialità e le soddisfazioni non mancano ma, prosegue, «vorrei una Ferrara più attenta al mondo artistico, sia per quanto riguarda il cittadino sia riguardo alle istituzioni». C’è la necessità di valorizzare maggiormente i fermenti che vengono dall’ambito privato, dal basso, soprattutto grazie ad un «coordinamento delle iniziative artistiche», ad esempio creando un calendario unico per meglio distribuire le mostre, utile sia ai visitatori sia agli stessi galleristi.

D’altra parte cosa può essere impossibile per chi, come lei, nonostante molte difficoltà ha realizzato il suo sogno di ragazza? Una ragazza che è riuscita a “immaginare” il suo progetto, e col massimo della concretezza e dell’organizzazione, a dargli forma e sostanza, a costruirlo non ‘altrove’, ma proprio qua, nella sua amata e trasognata Ferrara.

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