Un binomio interessante ed innovativo quello tra il R&B Alchimia in via Borgoleoni 122 e la Graphic Novel di Alberto Salis “Derive: Wondering a City”.

Abbiamo incontrato Alberto che ci ha raccontato un po’ come è nato il tutto…

“L’idea di base di esporre qui nasce dopo un master a Venezia e dopo i viaggi a Leuven e New York. Al mio ritorno a Ferrara con molto tempo a disposizione ho iniziato a disegnare alcuni bozzetti di questa graphic novel. Poi un’amica Andrea della Libera, li ha visti, e mi ha messo in contatto con il disponibilissimo Euro Caselli del R&B Alchimia. All’inizio ero restio a realizzare una mostra, visto il poco materiale che avevo a disposizione ma poi ho deciso di cogliere la sfida.”

Una graphic novel? Come mai?

“Beh, la graphic novel non è altro che il lavoro prodotto per la mia tesi di laurea in Architettura e Urbanistica: “Sperimentazione di Modelli Alternativi per la Rappresentazione dello Spazio Urbano”, applicata alla cittadina di Camposampiero (nel padovano). La tesi e la graphic novel sono state idee contemporanee, ovviamente la prima prevede un sacco di relazioni, dati, analisi e tavole mentre la seconda è stata una vera e propria scintilla automatica, spinta anche dal professore che mi ha seguito a New York, Brian MacGrath. Ovviamente quello newyorchese è un ambiente più ricettivo a qualsiasi forma di contaminazione, in Italia siamo più settoriali. A New York, da questo punto di vista, c’è una libertà più assoluta per la sperimentazione e, ovviamente  e giustamente, ti prendi anche i tuoi rischi nel lavorare in una determinata direzione. Portare in Italia il progetto del fumetto è stato rischioso ma ormai, dopo che con il professor MacGrath ne avevo ampiamente discusso, documentandomi anche su diversi autori di graphic novel, tra cui Ben Katchor, non vedevo altre alternative, la mia tesi avrebbe dovuto avere quella connotazione. MacGrath per me è stato illuminante, non è da tutti i giorni trovare un professore a cui non importa del tuo curriculum vitae universitario ma a cui importa di quello che davvero ti piace. Una rivelazione come modo di pensare, piena libertà creativa. E non posso non citare anche la professoressa Paola Viganò, la mia relatrice di tesi con MacGrath e Irene Guida che mi ha aiutato molto nella lavorazione della graphic novel. Tutte persone che hanno creduto in me e nel mio progetto.”

Foto di Luca D’Andria

Com’è strutturata e cosa succede nella tua Wondering a City?

“Il mio progetto di base è molto più complesso e articolato della sola graphic novel, ci sono tre elementi, tre anime che coesistono: la documentazione, il disegno e tutto il resto.

Il Saggio, dove si spiega tutto quello non detto nella graphic novel, è sicuramente più tecnico, un vero e proprio approccio all’esplorazione urbana tenendo sempre ben in mente il lavoro di Guy Debord ( autore del saggio The Naked City NDR), teorico della psico-geografia, in questa parte non sono presenti immagini se non alcune foto finali con i primi approcci a Camposampiero.

La Graphic Novel, presenta un buon binomio tra fiction e analisi urbana. Il motore narrativo sono i sopralluoghi e le interviste fatte in loco con alcuni dati inseriti nel mezzo della narrazione. Non è solo un reportage di ciò che è avvenuto, ma è anche una lettura personale molto filtrata, pensa che, a parte nel titolo della tesi, il nome di Camposampiero non compare mai e non ci sono scale metriche, anche se le mappe sono precise. Era proprio la mia idea di sviluppare una mappa psico-geografica come in Debord, un riempire la città con la propria personalità. Questa mappa di Derive unisce ciò che ho studiato e visto a tutto quello che ha influenzato la mia percezione. C’è molta contaminazione, basti pensare che ci sono canzoni, come la musica degli Area, e una forte bibliografia iconografica che comprende Will Eisner e nell’idea dell’esploratore che cammina e scopre un mondo alieno, ci sono sicuramente influenze persino dell’Eternauta di Héctor Oesterheld e Francisco Solano Lòpez. Il limite di questo approccio è sicuramente quello di esplorare lo spazio a piedi. Il camminare è un egualitario modo di spostarsi, ma devi essere all’interno dello spazio, devi essere soggetto al clima, avere tempo e si deve cercare di essere il più ricettivi possibili, avere la possibilità di perderti e anche di ritrovarti per poi tornare sulla strada.

Infine la terza parte è lo Sketchbook cioè la sintesi del processo inconscio di lavorio del progetto, non è un’appendice del tutto, anzi è parte integrante, è quella a cui sono più affezionato ( i taccuini di Alberto sono in mostra NDR). Rappresenta un vero e proprio viaggio mentale vario e senza quasi soluzione di continuità, corredato di bozzetti e vignette varie.

Da dove nasce questa voglia di esplorazione urbana?

Io sono di Oristano, parto da una città con 35.000 abitanti, per di più su di un’isola e mi ritrovo sul continente e a confronto con realtà come Venezia, il Belgio e persino New York, non sono mai stato abituato a tutto questo scoprire, da ragazzino amavo segnare su Tutto Città le strade di Oristano che non conoscevo e che volevo “conquistare”, è tutto un discorso di accessibilità. L’accesso non è mai un atto neutro, si dovrebbe rivalutare il concetto di proprietà privata, il diritto d’accesso ti fa rivalutare il bene comune, è costituzionale, è un riscoprire gli spazi, è un momento creativo e progettuale.

Quindi cos’è per te “il camminare”?

Nella graphic novel do molta importanza alle strade non segnate. Il camminare stesso è una traccia, è un prendere possesso di un luogo, la consapevolezza dell’esserci: è un atto politico, è il lasciare la traccia.

Il titolo della mostra è Derive, a cosa è riferito?

E’ un gioco di parole tra inglese e italiano. Si riferisce alla teoria della deriva di Debord, ma anche ad una deriva personale, il mio vagabondare fisico e mentale. Anche la seconda parte del titolo è un gioco di parole: Wondering a City, gioco con il termine to wonder che è meravigliarsi e to wander che è vagabondare.

Nella mostra sono presenti anche altri lavori come per esempio una splendida tavola dedicata alla New York mentale e fisica dello scrittore Paul Auster che altri progetti hai per il futuro?

Sicuramente continuare a sperimentare con il fumetto, investire nel fumetto, il poter sperimentare l’approccio alla progettazione urbana. Mi piacerebbe creare una sorta di Osservatorio Nomade Perenne (qualcosa di simile esiste a Roma del 1995 il progetto Stalker/Osservatorio Nomade NDR), dove chiunque possa provare l’accedere, lo sperimentare lo spazio urbano, realizzare un qualcosa di progettuale di creazione ispirato dal vagare. Ideare e creare un sottobosco in cui chiunque possa usufruire di tutto questo materiale, di queste visioni e di questi luoghi/non luoghi.
Noi non possiamo che essere d’accordo con  Alberto e con questo meraviglioso sogno di vagare, di vagabondare insieme per riappropriarsi di un ambiente per riappropriaci di noi stessi sempre a piedi o mal che vada, come sostiene Alberto, anche in bicicletta che è un ottimo compromesso di vagabondaggio-viaggio.

 

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