Cast Lead: il documentario di Alberto Gigante racconta Gaza attraverso le parole dei soldati

strisciadigaza2014-001Cosa sta succedendo a Gaza in questi giorni? Le notizie sono tante e contraddittorie, orientarsi non è facile. Proprio per questo Alberto Gigante, videomaker ferrarese, ha deciso di presentare in pubblico per la prima volta «Cast Lead: colpirne cento per educarne uno», filmato realizzato a Gerusalemme nel 2011. Si tratta di una video intervista inedita realizzata da Alberto a Yehuda Shaul, fondatore dell’associazione Breaking the Silence.

«Mi trovavo in Israele per realizzare un altro lavoro, un progetto tuttora incompleto perché dopo pochi mesi dovetti tornare in Italia – ricorda Alberto -. Durante quel periodo entrai in contatto con Yehuda, riuscii a realizzare questa intervista e farmi consegnare, per integrare il girato, immagini e video dal suo archivio.

Breaking the Silence è un’organizzazione composta da ex soldati israeliani, fondata nel 2004 da persone che – attraverso l’esperienza militare – hanno preso coscienza di ciò che significa l’occupazione, persone mandate in Cisgiordania con le unità combattenti, che hanno partecipato a grandi operazioni militari, e che spesso sono state coinvolte in episodi criminali. Yehuda, figlio di ebrei statunitensi, è nato in una delle colonie più grosse di Gerusalemme Est. E’ cresciuto immerso nella mentalità dualistica tipica della zona, per lui l’arabo era semplicemente il nemico. Considerava la leva obbligatoria – tre anni per i maschi, due per le femmine – il giusto contributo per difendere il proprio Paese. L’esperienza in prima linea l’ha costretto a rivedere le sue posizioni e l’ha convinto a cercare la voce di altri soldati, che fino a quel momento avevano vissuto nel silenzio. La loro testimonianza è particolarmente accreditata nel loro Paese e a livello internazionale. Il loro lavoro non consiste solo nella raccolta e nella pubblicazione di interviste, svolgono delle vere e proprie indagini per accertare l’attendibilità dei fatti raccontati. Raccolgono e confrontano documenti, incrociano scrupolosamente i dati».

Alberto racconta come inizialmente l’attività dell’associazione si concentrava su ciò che accadeva in Cisgiordania, sulla routine quotidiana a Hebron e dintorni. L’operazione “Piombo fuso”, l’offensiva scatenata dall’esercito israeliano contro la Striscia di Gaza a cavallo del dicembre 2008 e il gennaio 2009, si palesò da subito come qualcosa di nuovo, capace di cambiare decisamente le regole del gioco. Per questo Breaking the Silence decise di avviare un’indagine indipendente, contattando i soldati che parteciparono all’operazione e mettendo assieme circa una quarantina di interviste.

«Quello che emerge da queste interviste, materiale che l’associazione mi ha gentilmente concesso di utilizzare, è particolarmente rilevante – continua il videomaker -. Quando le Nazioni Unite istituirono una commissione di inchiesta per far luce sui presunti crimini commessi durante l’operazione, da entrambe le parti, le autorità israeliane non riconobbero la legittimità di questa inchiesta, addirittura la boicottarono. Vietarono ai commissari il transito sul proprio territorio. Le testimonianze raccolte da Breaking the Silence vennero acquisite come unico elemento probatorio di fonte israeliana».

Prima di proseguire – la questione non è sicuramente delle più semplici da trattare – Alberto tiene a fare una premessa: «per comprendere i fatti di ieri e di oggi bisogna innanzitutto capire cos’è Gaza. Gaza è un territorio lungo circa 40 chilometri e largo, nei punti di massima espansione, quattro o cinque. Da una parte è chiuso dal mare, dove le navi israeliane controllano la costa, dall’altra parte è circondato da recinzioni, filo spinato, torrette. Vive in uno stato di assedio da oltre quarant’anni, niente entra e niente esce senza il consenso dei militari, c’è l’embargo. E’ una realtà immobile, l’economia è stata annientata, si mangia solo grazie agli aiuti umanitari e al mercato nero, ed è una delle zone più popolose del mondo, è abitata da più di un milione e mezzo di persone. Gaza è un carcere, controllato da Israele che lo circonda».

Arriviamo a “Piombo fuso”, operazione che in meno di un mese causò la morte di almeno 1400 persone – questi i dati ufficiali -: «è stata a tutti gli effetti una devastante azione di guerra, una punizione collettiva, ma soprattutto è stato un grande esperimento di diritto internazionale. La convenzione di Ginevra stabilisce alcune regole in caso di territori occupati. Stabilisce che l’invasore non può prendere di mira i civili e neppure agire nella logica della rappresaglia; può colpire degli obiettivi non strettamente militari solo se appoggiano l’attività bellica, ad esempio può colpire una fabbrica se produce armi. A Gaza però sono stati colpiti tutti, perché Israele ha voluto interpretare le regole internazionali a modo suo: se da un quartiere parte un razzo significa che gli abitanti del quartiere hanno aiutato chi ha fatto partire il razzo. In questo modo hanno trasformato tutta Gaza in un obiettivo militare, hanno legittimato l’uccisione dei civili. Questo passaggio è importante, perché “Piombo fuso” è stata una di quelle occasioni in cui il diritto internazionale è stato completamente piegato alle esigenze di un grande e potente esercito, intenzionato a schiacciare con tutti i mezzi la resistenza armata in un territorio occupato.  Lo stesso concetto di campo di battaglia qui è stato completamente stravolto, perché Gaza non è un campo di battaglia e non ha un esercito. Quell’operazione è diventa un precedente per tutti gli altri teatri di guerra sparsi nel mondo».

Le voci dei soldati – raccolte nel filmato “Cast Lead” – raccontano ad esempio delle regole di ingaggio, ovvero delle regole che determinano in quali condizioni si può sparare e in quali no, spiegano le caratteristiche tecniche delle varie armi utilizzate e altri dettagli utili ad avere un quadro più completo di ciò che accade.

Alberto ha deciso di organizzare la proiezione dei filmati realizzati assieme a Breaking the Silence perché vede, nelle azioni che si stanno susseguendo proprio in questi giorni nella Striscia di Gaza, delle tragiche similitudini.

L’anteprima gratuita di “Cast Lead: colpirne cento per educarne uno” – tradotto in italiano grazie alla collaborazione di Francesca Marti, si terrà a Palazzo Savonuzzi, Consorzio Wunderkammer, giovedì 24 luglio alle ore 21.

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