Ricordate il Café de la Paix in Piazzetta Corelli? Bene. C’è ancora. Cioè no. Ora si chiama 381. Cambiare non significa per forza trasformarsi.

Abbiamo solo cambiato nome” spiega Carla Berti del Germoglio, la cooperativa che dal 2009 ha in gestione il locale. “Volevamo rendere più esplicito il richiamo al mondo della cooperativa sociale”. 381 è il numero della legge che si occupa dell’inserimento lavorativo e sociale di persone svantaggiate. Invalidi psichici o fisici, ex degenti di ospedali psichiatrici, tossicodipendenti, ex detenuti. Abbiamo tutti diritto a una seconda chance. Ma per qualcuno non è così facile. Offrire un posto di lavoro dove la persona è giudicata per quello che sa fare e non per conti già saldati in passato è una delle grandi conquiste del Germoglio. La solidarietà all’ex Cafè de la Paix si mangia e si beve. E non è un concetto astratto e vuoto.

L’inserimento lavorativo è da sempre il focus della cooperativa, insieme ai servizi di educazione all’infanzia, alla mobilità sostenibile e al recupero ecologico dei materiali. Ma insegna a parte è tutto come prima? Non proprio. Un piccolo cambiamento c’è. E’ il menù, che è tutto tranne che scontato. Si chiama 381 storie da gustare.

“Di cosa si tratta?”

“Il nostro non è un menù asettico” racconta Carla. “Non è slegato alle persone che ci lavorano. Sono loro le nostre storie. Se abbiamo una cuoca rumena, ecco che i piatti del menù rifletteranno il suo paese d’origine. Vogliamo che chi lavori per noi abbia piena voce in capitolo. Sono loro gli artefici del locale. Chi lavora in cucina, chi in sala e chi dietro le quinte a preparare l’impasto per i dolci”. E’un menù in continuo cambiamento, che si modifica e si modella sulle persone che approdano al Café. “Il nostro menù segue la stagionalità dei prodotti e le storie di chi li prepara e li serve in tavola”.

Foto di Lucia Ligniti

All’inaugurazione di sabato scorso le storie non mancavano certo. I ragazzi del calcioballila hanno le canottiere sudate e i polsi che fanno a gara tra loro, i bambini si rincorrono e gli ombrelloni svengono, grazie a folate di vento improvvise, un piacevole intervallo in una giornata che sembra puro luglio. La sera suonano i Controcanto Trio con un tributo a De Andrè. A raccontare le storie migliori sono le cooperative sociali di Ferrara e dintorni, attive nell’inserimento lavorativo di persone socialmente emarginate.

Come quelle di Scacco Matto, il cui stand espone opere d’arte con materiale di riciclo, costruite grazie alla Bottega degli Usvei. A colpire sono le lattine di Coca Cola accartocciate in cornici di recupero e i disegni di un cane molto timburtiano, a metà tra il tenero e l’inquietante.

C’è la cooperativa Ottantuno, che ha un laboratorio all’interno della Città del Ragazzo. Confeziona scatole regalo con gatti e gufi, libri e tesi di laurea. Tutti prodotti artigianali di alto livello. Perché non basta fare il bene, bisogna farlo anche bene. C’è la cooperativa Integrazione Lavoro che offre laboratori di pasta artigianale e lo Spazio Anffas che avevamo incontrato qualche mese fa.

E poi c’è Marisol Machuca, un’infermiera che non smette mai di sorridere. Fa parte di un gruppo interdisciplinare che offre un servizio completo di riabilitazione a domicilio. RIABILITARE ha appena due mesi e comprende, tra le altre cose, fisioterapia, assistenza infermieristica e sostegno psicologico. Tutto a casa propria. “Evitare l’ospedalizzazione è un trauma in meno per molti malati” racconta Chiara, la fisioterapista “e prima di noi un servizio di questo tipo a Ferrara non c’era”.

Ma forse la storia più bella è quella di Paolo, il pasticciere del 381. “Dopo aver fatto il cuoco nella cucina del carcere di Bologna, Paolo si trova improvvisamente trasferito, senza documenti, nella pasticceria interna al carcere di Larino nel sud Italia. Qui lavora tutto il giorno, spostandosi anche nel punto vendita dei prodotti del laboratorio all’interno di un Bar del paese e inizia a frequentare anche una scuola di decorazione” leggiamo nel sito del 381: http://www.381storiedagustare.it/?p=106. Studiare e impegnarsi aiutava Paolo a non pensare, a evadere dentro invece che fuori.

Oggi abbiamo la fortuna di avere Paolo al 381. “Il nostro pasticciere è unico” dice Carla. “Non avete idea di quanto siano buoni i suoi biscotti e le sue torte”. Il Café è oggi un piccolo mondo moderno dove anche una tisana ha una storia da raccontare.

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