Per decidere che yogurt prendere al supermercato capita talvolta di impiegare davanti al banco dei latticini abbondanti quarti d’ora. Come regolarsi di fronte a un’offerta tanto ampia? Comprare qualcosa non è mai stato più difficile: l’offerta è satura, sugli scaffali si sono moltiplicati i prodotti e con essi anche i potenziali e fattivi raggiri ai danni dell’acquirente, senza contare le implicazioni ambientali e sociali sottese a ciascuna spesa.

Mi chiedo come si approccino a questo argomento le persone che hanno visto le abitudini di consumo degli italiani trasformarsi rapidamente da un decennio all’altro. Cerco una risposta invitando al festival di Altroconsumo due signore ferraresi, entrambe in pensione, «azdore» nel senso etimologico del termine, donne dal piglio deciso che hanno saputo e tuttora sanno essere, per parenti e amici, un punto di riferimento imprescindibile.
(Piccolo inciso per i non ferraresi: con il dialettale «azdora» oggi si indica comunemente la massaia ma la parola ha originariamente un significato molto diverso: l’azdora è la «reggitrice», colei che guida la casa, gestisce il lavoro (nei campi), le vendite e gli acquisti, è la colonna portante della famiglia, la persona a cui tutti si rivolgono per sapere cosa fare, quella che apre o chiude i cordoni della borsa).

Quello che scopro passeggiando attraverso i vari stand del festival assieme a queste signore, ascoltando le conferenze e cimentandomi in loro compagnia nelle degustazioni di biscotti, è tutt’altro che banale. Chiacchierando a margine dei vari eventi mi rendo conto innanzitutto di come probabilmente l’unica delle tre a non avere esattamente le idee chiare su ciò che bisogna o non bisogna comprare sono io.

Foto di Lucia Ligniti

Emanuela vive a Pontelagoscuro, lavorava al vecchio Sant’Anna come infermiera, attualmente dedica buona parte del suo tempo alle nipotine. Quando va al supermercato presta particolare attenzione all’olio extravergine di oliva: «sembra tutto uguale ma non è così, cerco sempre il bollino per capire se è italiano anche se a me non piace nemmeno tanto, le verdure preferisco mangiarle scondite». Sulle uova e sui polli mi spiega cose che non so: «le uova fortunatamente le prendo dal vicino, vedo le galline, i pulcini che crescono. Prima le avevamo anche noi, per questo penso che spesso le cose che si sentono dire sugli allevamenti a terra sono esagerate. Per quanto naturale possa essere lo spazio a disposizione, le galline restano animali capaci di mangiare qualsiasi cosa. A volte morivano perché mangiavano le loro stesse piume, cadute a terra, gli si ingrossava il collo e soffocavano». Ne approfitto per chiedere lumi sulla differenza tra uova gialle e bianche: «non c’è differenza, posso dirti che da galline trattate nello stesso identico modo a volte uscivano uova più gialle, a volte più bianche. Il discorso cambia solo se ai polli si danno da mangiare sostanze fatte apposta per colorare. Dicono che le uova gialle sono le più indicate per fare la pasta ma non è vero: danno solo un’impressione più bella, la pasta viene uguale”. Assistiamo ad un convegno dedicato all’acqua, anche su questo argomento Emanuela sembra essersi documentata: «Prima con mia mamma compravamo l’acqua in bottiglia, perché lei diceva che aveva un gusto migliore. Adesso a casa mia beviamo quella di rubinetto, è più comodo, non bisogna portare sù per le scale le casse, non bisogna preoccuparsi dello smaltimento. Una volta capitava che dal rubinetto l’acqua avesse un gusto cattivo ma adesso ha smesso. Io faccio una cosa che ho sentito consigliare in televisione: prendo l’acqua del rubinetto e la metto in bottiglia, la lascio decantare una mezzora e poi la metto in frigo».

Paola vive ad Aguscello, è un ex insegnante, adesso aiuta la figlia che gestisce una scuola materna. Arriva al festival di Altroconsumo nel tardo pomeriggio, dopo aver dato ripetizioni di latino a sua nipote. Non le interessa particolarmente l’incontro dedicato ai cosmetici – «uso solo la crema Nivea, mi trucco pochissimo» – e nemmeno quello sui rischi dell’ecommerce. «Mi piace provare, toccare con mano – racconta -. Solo una volta ho comprato una cintura che pubblicizzavano in tv, di quelle che vibrando rassodano i muscoli e fanno bene alla schiena. Quando sono andata a prendere gli elettrodi di ricambio all’Estesport ho scoperto che non combaciavano, ho telefonato alla ditta di Padova e mi hanno detto che potevo comprarli solo da loro, pagando ogni volta le spese di spedizione e tutto il resto. Ma non era mica scritto sulla confezione! Dicevano solo che andavano cambiati ogni 30 utilizzi”.

Paola si appassiona all’approfondimento sui prodotti per difendersi dalle zanzare: «adesso ho capito perché pungono sempre mio marito e me no! Perché cercano le persone grosse, che sono più calorose e che parlano di più!». L’argomento sembra tra tutti quello capace di suscitare maggiore dibattito. «Una volta si usava lo sterco degli animali – ricorda Emanuela -. Lo si lasciava essiccare e poi lo si accendeva, tipo zampirone. E poi si portava pazienza». Parliamo di alcuni prodotti che si promuovono come naturali senza esserlo: «mia sorella dà il trattamento in giardino ma dice che dopo le piante diventano più brutte. Si vede che tanto naturale non è! La stessa cosa vale per i medicinali naturali: se sono veramente naturali non hanno effetto, se hanno effetto andrebbero esaminati per vedere cosa contengono in realtà». Chiedo a Paola come si regola di solito con la spesa, come sceglie cosa mettere nel carrello: «quando vado a fare la spesa guardo gli ingredienti e le scadenze, a parità di qualità prendo quello che costa meno. Non compro sottoprodotti perché spesso non si capisce da dove vengono, di solito compro le marche della catena, credo siano prodotti abbastanza sicuri. Guardo più che altro la provenienza, preferisco quello che viene dall’Italia, soprattutto quando si tratta di carne. All’estero so che ci mettono gli ormoni, gli antibiotici. Una volta ovviamente non era così, si andava dal macellaio e ci si fidava. Solo sui detersivi compro quello che costa meno, perché ho sentito che alla fine il principio attivo è lo stesso per tutti».

Ciò che mi stupisce maggiormente nelle mie interlocutrici è la sicurezza: non sembrano per nulla disorientate o intimorite, nonostante siano perfettamente informate delle truffe e delle pericolose alterazioni riscontrate anche in Italia nel settore agroalimentare. Chiedo a Emanuela cosa ne pensa del festival: «è bello ma sono venuta solo perché mi hai invitato tu. Credo che serva più ai giovani che a noi».

Domando a Paola se conosceva Altroconsumo: «sapevo che esistevano a livello nazionale delle associazioni di consumatori ma Altroconsumo nello specifico non lo conoscevo. Ho preso da portare a casa l’approfondimento sulla salute, mi interessa soprattutto l’articolo sui modi per conservare la memoria».

1 Commento

  1. Feliciano C. scrive:

    Grande rispetto per l’autrice, ma ravvedo nell’articolo “Uno scroscio di luoghi comuni”. Quando sento decantare con enfasi il tempo che fu,mi sfugge un sorriso,ma poi, soffermandomi un attimo, mi accorgo che da ridere c’è ben poco.
    Leggere ; Una volta si usava lo sterco degli animali etc… etc…fa il paio con ;
    «Quanto era buono e genuino il vino clinton »:
    Scoprire poi con gli anni che puó provocare danni alla retina e al nervo ottico per le sue complicazioni al sistema nervoso.
    Ma tralasciando il passato , affermazioni come ;
    “Guardo più che altro la provenienza, preferisco quello che viene dall’Italia, soprattutto quando si tratta di carne. All’estero so che ci mettono gli ormoni, gli antibiotici.”
    Niente di più errato !
    Il controllo effettuato sui prodotti provenienti dagli altri paesi,soprattutto extra comunitari , sono rigorosissimi , e in particolar modo la carne( Angus Argentino o Irlandese ) ed il suo prezzo è proprio giustificato dalla genuinità , nonchè dalla bontà del prodotto .
    Sull’olio d’oliva potrei in parte essere d’accordo con la signora che lo preferisce italiano, dal momento che gli oli di provenienza est europea, quelli comunemente usati nelle miscelazioni industriali ,possono presentare parametri organolettici non proprio comparabili con i nostri , ma questo è determinato dal differente clima e altre insignificanti questioni.
    Ma ora veniamo al vulnus (inteso come ferita) :
    Lei, Sig.ra Vignotto ,in chiusura di articolo,esprime perplessità nei confronti delle sue interlocutrici “Azdore”, le quali, a suo avviso,ostentano notevole sicurezza, e rimarcano il fatto che queste manifestazioni servano più ai giovani che alle persone anziane.
    Grandissima sottovalutazione del pericolo da parte delle “attempate ragazze”.
    I ragazzi non avranno la dovuta esperienza dettata dall’età anagrafica, ma la strumentazione oggi giorno loro concessa, li avvantaggia notevolmente,e molto raramente cadono in tranelli , quelli che (e qui mi piange il cuore ) vengono propinati alle persone dai capelli color argento .
    Un consiglio :Non gongolatevi sull’esperienza e la memoria, rimanete sempre curiosi, nutrite il dubbio anche su cose che fino a ieri davate per scontato. Confrontatevi, parlate,leggete, e da questo mix l’unica certezza che potete assurgere è che da domani altre domande torneranno a bussare alla porta del dubbio.

    “Hei… c’è nessuno in casa ?”
    «No…..siamo al Festival di Altroconsumo ».
    Un Saluto
    Felix
    P.s. Chi scrive ha tanti…troppi…capelli bianchi. Naturalmente ai lati,dove i capelli sono rimasti .

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