“Il nostro obiettivo è quello di rendere Emergency perfettamente inutile”. A dirlo è Valeria, volontaria del gruppo di Ferrara dal 2006. Un mondo senza guerre e crisi umanitarie sarebbe un bel posto. Un’utopia? But I’m not the only one, cantava qualcuno.

Emergency non è un’associazione di fricchettoni. La lista di obiettivi che è riuscita a raggiungere è impressionante: cure medico chirurgiche gratuite e di elevata qualità in tutto il mondo, una rete di centri per la riabilitazione fisica e sociale delle vittime delle mine antiuomo e di altri traumi di guerra, posti di primo soccorso per il trattamento immediato dei feriti, reparti pediatrici, poliambulatori e ambulatori mobili per migranti e persone disagiate, tutti centri d’eccellenza. Vi ricordate la prima campagna di Gino Strada, quella contro le mine antiuomo? Bene. È grazie ad Emergency se il Parlamento italiano approvò nel 1997 la legge 347 che proibisce la fabbricazione, la vendita, l’esportazione e il possesso di mine. Non male come inizio.

Oltre sei milioni di persone curate in vent’anni di attività. E’ un compleanno che va festeggiato come si deve. E tutto l’anno, come l’iniziativa delle cento cene in cento città. Quella di Ferrara si è già svolta il 22 marzo al CS Acquedotto. Ora, però, non è tempo di torte e candeline ma di un bicchiere di vino bianco e di quattro chiacchiere con Serena Cavallari, la coordinatrice del gruppo Emergency Ferrara e Valeria Rustici, coordinatrice del gruppo scuola.

“Che differenza c’è tra Emergency e realtà simili come Amnesty International o Save the Children?” chiedo.

“La nostra è forse l’unica associazione di volontariato puro. Non chiediamo nemmeno un rimborso spese, ci sembrerebbe di approfittarne. Perché ci crediamo davvero e siamo motivate”.

Il volontariato di Valeria e Serena è a tempo pieno: tutti i giorni, soprattutto i fine settimana. “Una cosa di cui andiamo molto orgogliose” mi spiega Valeria “è che il 93% delle risorse (quasi tutte donazioni private) va ai progetti. “Emergency sembra grande” aggiunge Serena” ma è ben più piccola e meno strutturata di organizzazioni come Medici Senza Frontiere”.

Un’altra caratteristica di Emergency è che non ha dialogatori. Parliamo di quei ragazzi carini che ti fermano per strada con un sorriso da campagna elettorale e depliant di bambini dagli occhi tristi.

“Perché siete diventate volontarie?”

Valeria ha fatto la sua scelta dopo il Social Forum di Firenze del 2002: “Ricordo bene quella manifestazione. Oriana Fallaci che tuonava intimando al sindaco e ai negozianti di chiudere vetrine e abbassare saracinesche, come se stessero arrivando dei teppisti. E’ stata invece una bellissima esperienza e soprattutto pacifica”. Dopo il convegno nazionale di Emergency a Firenze, anche Serena, studi di Lingue a Ca’ Foscari alle spalle, sentì il bisogno di fare qualcosa di concreto. Fare qualcosa di più, impegnarsi, non star lì a guardare. Suona retorico. Ma se una cosa suona retorica non significa che non sia vera. Forse è solo la cosa giusta.

Emergency senza i volontari è un fiume senz’acqua. In Italia sono ben 4.000 organizzati in 160 gruppi. I volontari di Ferrara sono una trentina, molti studenti e tanti precari.

“Cosa fa un volontario di Emergency?”

“Conferenze, organizzazione di eventi, incontri nelle scuole, banchetti” dice Serena “tutto quello che può servire per informare e sensibilizzare l’opinione pubblica. Per una promozione di una cultura di pace e solidarietà”. “Io mi occupo delle scuole” racconta Valeria. “Andiamo nelle classi a raccontare favole di Paesi lontani. Ai bambini delle elementari e ai ragazzi del liceo. L’obiettivo è avvicinare gli studenti alle diverse culture in un’ottica di promozione della pace”.

Raccontare le favole per diminuire le distanze tra le culture. Si sa che la paura e l’odio sono sorelle e sono scatenati dallo straniamento che provoca il diverso-da-me.

Foto di Giulia Paratelli e Valeria Rustici

Emergency attira molto. Fa presa, ha appeal. Soprattutto sui giovani. “In questi anni è aumentato o è diminuito il numero di volontari?”

Sono rimasti costanti, né più né meno. Ovviamente siamo più donne che uomini” sorride Valeria.

“Perché ovviamente?”

“Perché siamo più sensibili, più inclini alla cura di chi sta male. E’ così da sempre”.

“La crisi si è fatta sentire?”

Serena sospira. “Sì. Una volta potevamo organizzare gli Emergency Days, quattro giorni di festa in piazza Municipale a Ferrara. Dal 2007 al 2011, con il sostegno del Comune e della Provincia, organizzavamo quattro giorni di concerti, dibattiti, spettacoli, laboratori per bambini, stand di birre e piadine. Riuscivamo a raccogliere fino a ventimila euro. Ora i finanziamenti locali non ci sono più”.

Il problema con le associazioni di beneficienza è che non sai mai dove finiscono per davvero i tuoi soldi. La fiducia va guadagnata con bilanci trasparenti come quelli di Emergency. A proposito. Dove sono finiti i fondi raccolti a Ferrara in questi anni? I soldi di Ferrara sono volati in Afghanistan per l’acquisto di un’ambulanza per il centro cardiochirurgico Salam, in Sierra Leone a sostegno del centro pediatrico, a Battambang in Cambogia per la corsia pediatrica e femminile dell’ospedale e in Sudan per il centro pediatrico del campo profughi di Mayo. Solo per dare qualche esempio.

Siamo abituati a legare il nome di Emergency a emergenze in terre esotiche e lontane. Ma le missioni non sono tutte all’estero. Anzi, una si chiama proprio Programma Italia. In Italia sono tantissimi i migranti, gli stranieri e i poveri che non hanno accesso alle cure. I Poliambulatori di Palermo, Marghera e Polistena e due ambulatori mobili prestano servizio in aree a forte presenza di migranti, come le aree agricole, i campi nomadi o i campi profughi.

Inizialmente il poliambulatorio, provvisto di servizi di ogni tipo (oculistica, odontoiatrico, ginecologico) era pensato per accogliere solo gli immigrati. Invece il primo ad arrivare è stato un italiano. Un uomo che aveva perso il lavoro e si era ritrovato senza un tetto. Lui stesso ha raccontato che quando s’imbatteva in un clochard, nella sua vita precedente, non avrebbe mai pensato di diventare uno di loro. Invece è bastato un colpo di sfortuna. E’ proprio al Programma Italia che sono stati devoluti i fondi raccolti nel mese di dicembre. Il gruppo ha aperto e gestito un negozio temporaneo di Natale in un locale concesso dal Comune di Ferrara, in piazza Cortebella, adiacente via Garibaldi. Che poi lo spirito di Natale sarebbe proprio quello. Vorrei un dicembre a luci spente e con le persone accese, scriveva Bukowski. Speriamo di non essere troppo intermittenti.

Per maggiori informazioni sulle attività del gruppo Emergency di Ferrara: http://www.emergency.it/news/regione/9/gruppo/33/archivio/1/livello/1/
email: emergency.fe@libero.it

2 Commenti

  1. giuliano campana scrive:

    Il commento e’ ovviamente entusiastico nei confronti di coloro che impiegano tanto del loro tempo libero per questa associazione.

Lascia un commento

Prima di lasciare il tuo commento, ricordati di respirare. Non saranno ospitati negli spazi di discussione termini che non seguano le norme di rispetto e buona educazione. Post con contenuti violenti, scurrili o aggressivi non verranno pubblicati: in fondo, basta un pizzico di buon senso. Grazie.