Se vi dico banco cosa vi viene in mente? Un banco di scuola? Un banco di pesci come i tre appesi all’entrata di Wunderkammer? Magari un banco di lavoro. O uno di mutuo soccorso. Bene. Tutto giusto.

Siamo a Palazzo Savonuzzi, finestra privilegiata sul fiume e sede del Consorzio Wunderkammer. Il battello della Nena è attraccato e sta per partire con a bordo una quindicina di bambini. I progetti, gli eventi e le idee che l’associazione Basso Profilo, fondatrice con altri del Consorzio, offre ormai da un anno e mezzo sono fitti come la nebbia in Val Padana. Mentre chiacchieriamo con Maria Giovanna Govoni il sole accecante si alterna a nuvole incinte di pioggia. Maggio, si sa, è quattro stagioni in una.

Che cos’è banCO? E’ un progetto corale ideato da Ilaria Cesari e Leonardo Delmonte di “Basso Profilo”, da Mara Melloncelli e Mattia Menegatti di “Altrosguardo” e dagli architetti Andrea Lucivero e Lia Simonatto. E’ nato nell’ambito di Lowaste, un progetto europeo Life+ che sta sperimentando a Ferrara un modello di economia circolare basata sul riuso e il riciclo dei rifiuti.
“L’idea è nata quest’inverno durante un workshop di Lowaste a Wunderkammer – racconta Leonardo – volevamo portare avanti la concezione del riuso e del riciclo. I tre materiali oggetto del progetto Lowaste sono il legno, il tessile (ospedaliero) e gli inerti, gli scarti dei cantieri. Tutti rifiuti che possono e devono essere lavorati e valorizzati. BanCO nasce dall’esigenza di ragionare sul riuso”. “Siamo tutti di Lowaste” dice Maria Giovanna. “E tutti ci siamo posti la questione del riuso, di cosa significhi fare artigianato oggi, del ruolo del creativo, dei problemi dei rapporti con il cliente di oggi, che non sono più di tipo continuo”.

Il bando prevede l’assegnazione di cinque postazioni di lavoro (su dieci disponibili) ai cinque migliori progetti lavorativi. Gratis per 6 mesi. “Il progetto banCo vuole essere una risposta nuova alla domanda del lavoro creativo pensato sempre come a un lavoro solitario“ raccontano Ilaria e Leonardo “vuole aiutare il singolo offrendogli un ambiente di lavoro condiviso in cui lavorare sul suo progetto e, allo stesso tempo, in cui formarsi. Grazie alla contaminazione d’idee e progetti degli altri creativi. Ecco, il coworking è questo. La condivisione dei contenuti e dei saperi non è una cosa teorica. La mente, si sa, funziona solo se si apre e il confronto con realtà diverse dalla propria non può che lasciare tracce buone”. L’artigiano da solo cosa può fare? E le piattaforme online aiutano fino ad un certo punto” interviene Ilaria “Non è che abbiamo inventato chissà cosa, il lavoro in community è già decollato a Milano, Roma, anche a Bologna”.

Foto di Giulia Paratelli e Ilaria Cesari

Non solo 5 postazioni fisiche ma anche tutto quello che ci gira intorno come i servizi di consulenza d’impresa ed il network, cioè l’opportunità di collegare i puntini, come dice Leonardo, mettere in collegamento tutte le realtà creative e artigianali del territorio. Il networking altro non è che la rete: “E’ tutto lì, che te ne fai di una stampante 3D nel deserto?” dice Maria Giovanna. “Le connessioni devono essere reali, non solo virtuali. E’ l’esperienza! Quella è insostituibile”. E se si resta nel proprio circuito autoreferenziale dove ci si da’ sempre ragione l’un l’altro non si cresce mai. E’ l’incontro e lo scontro che sono creativi. “Vogliamo mappare i soggetti interessati e interessanti della zona. Connettere le cellule isolate in un progetto a lungo termine, questo è il network. Fare rete. Consolidare il mercato del fare”. Ilaria ride. “Ecco, così sembri Crozza!” scherza.

Gli italiani vanno pazzi per i termini inglesi o per quelli che suonano tali. Tutto diventa più cool. Ma anche più criptico. Il CO di banCo sta per coworking, comanifacturing, community. Chiaro? Spesso le cose sono più facili di quello che sembrano. Basta spiegarle. La concezione della community è semplice: stare assieme come elemento positivo, avere un spazio dove scambiarsi sinergie e competenze diverse. E last but not least per risparmiare sulle spese. Il coworking altro non è che uno stile lavorativo che coinvolge la condivisione di un ambiente di lavoro mantenendo però indipendente la propria attività. E’ a metà strada tra il sociale e il lavorativo. Uno spazio di lavoro condiviso, insomma. Leonardo ci dà qualche esempio: ”Chi vincerà il bando avrà un’opportunità che va al di là della postazione fisica. Non sarà come andare in ufficio alle 9 e staccare alle 17. Io immagino una sinergia (parola tanto abusata quanto suggestiva ndr) tra lavoro e società, di comunità nel senso puro del termine. Immagino una persona che dopo il lavoro si fermi a Wunderkammer per il cineforum in spagnolo oppure che porti il suo bambino al laboratorio di teatro o che si iscriva a un corso di tedesco”.

BanCO è solo la prima fase di un progetto molto più grande. Potremmo chiamarlo banCO I. E le fasi successive? “BanCO2 non sarà più legato alle postazioni – ci spiega Ilaria – probabilmente uscirà un nuovo bando in inverno. Nelle fasi successive sogniamo un luogo fisico dove fare insieme, un luogo di produzione vera e propria come una falegnameria, un’officina condivisa. Un po’ ufficio un po’officina, comanifacturing insomma. E pensiamo anche uno spazio per l’esposizione dei prodotti realizzati, a una vetrina fissa”.

La rivalutazione dell’artigianato e l’esigenza di formazione in questo campo è in linea coi tempi. Oggi siamo tutti dottori e tutti disoccupati. Intanto la tradizione artigianale, una delle eccellenze italiane, si sta perdendo. Usare le mani per realizzare prodotti non in serie, ecco cosa abbiamo dimenticato. “L’idea è quella di coinvolgere tutti, anche la signora del quartiere che vuole imparare ad aggiustarsi il tavolo da sola” dice Leonardo. E’ l’idea classica dell’artigiano ma in una forma nuova, in uno spazio di condivisione e d’incubazione d’idee che sia a metà strada tra un ufficio e un’officina.

A chi si rivolge il bando? A chiunque abbia un progetto valido, sia singoli freelance o microimprese. Per conoscere i criteri di candidatura delle domande, basta dare un’occhiata qui: http://consorziowunderkammer.org/index.php?id=14. Avete tempo fino al 20 maggio per candidarvi.

Se avete domande, curiosità da fare siete invitati alla presentazione del bando “banCO#1 COworking @wunderkammer” oggi 7 maggio a Wunderkammer alle ore 19.00. A raccontare il progetto saranno i rappresentanti dei diversi partner coinvolti: La Città del Ragazzo, Kilowatt, Indica, Lacittàverde e il Consorzio Wunderkammer.

La parola design non mi piace, non la capisco. E che il design non esista più non lo dicono solo i folli come me ma anche le imprese. Volete sapere chi sono i miei veri committenti? Sette miliardi e mezzo di persone, tutti gli abitanti della Terra. Non pensate al piccolo gruppo, al negozio sofisticato di design. Siate umani, fate quel poco che riuscite a fare. Ma fatelo per tutti
Enzo Mari, designer

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