Alla fine decidi di vivere dentro i binari della civiltà, lasciando che tutto ti scorra addosso. Impassibile. Sai che alla fine puoi sopravvivere senza troppa difficoltà, basta stare lì e annuire.  La politica non ti rappresenta, non parla veramente di te, quelli là ne sanno quanto te sul come fare le cose, siamo un po’ tutti commissari tecnici della nazionale, e i politici sono là, nelle loro camere, come salami appesi a stagionare.

Allora forse quello che ti fa stare ancora in giro e non nascosto in una grotta nell’appenino a fare l’eremita vicino all’autogrill di Roncobilaccio sono le tue passioni.

E se almeno un po’ di passione per lo studio ce l’hai, forse finisci che ti laurei.
E se sei negato a studiare, ma la passione di mammà di avere un figlio dottore è più forte della tua di fare l’astronauta rockstar, allora ti laurei comunque.

E la cosa funziona. Non è tanto studiare e poi preparare la tesi, discuterla in cinque minuti e farsi proclamare in un’aula dove ci sono altri quattrocento laureati che ti terrorizza. Quello che ti spaventa di più è la festa.

Se sei il primo della tua compagnia di amici a laurearti allora quasi quasi sei il più fortunato. Sei un esperimento. Il primo cartellone, quello che poi nel tempo si rivelerà il più accurato e brillante. Il primo travestimento, quello che poi nel tempo si rivelerà il più sobrio ed elegante. I primi scherzi, quelli che nel tempo si riveleranno i più simpatici e meno violenti, o puzzolenti. Dal secondo in poi però c’è da preoccuparsi.

Giacomino per esempio è l’ultimo tra i suoi amici. È alla festa di Pico. Osserva in un angolo con la birra in mano, mentre gli altri prendono a scudisciate il neolaureato, mentre legge il cartellone vestito da cotechino. Hanno trovato un bel ramo per percuoterlo, mentre altri sagaci lo lapidano a suon di uova. C’è da dire che però sanno bene che non si sporca in giro, senno il Modo s’arrabbia, hanno messo per terra un bel telone cerato che tra uova, farina e liquidi vari, corporei e non, fa scivolare come un polipo coi pattini il povero Pico, già instabile dopo i sedici brindisi obbligatori. Ogni volta che sbaglia una parola del cartellone deve bere un sorso di una strana bevanda che sa di vernice, preparata dal druido del gruppo.

Giacomino ci sta ripensando, alla fine gli mancano ancora due esami, potrebbe non darli, alla fine fare l’eremita nei pressi di Roncobilaccio potrebbe essere una buona idea, i moderni lo chiamerebbero downshifting, i pavidi invece sanno che è soltanto un ottimo nascondiglio.

Nonostante la caterva infinita di pacche e umiliazioni sembra però che Pico sia contento, forse è l’estrema stanchezza provocata da una serie di giornate a scrivere come un ossesso davanti al computer, o probabilmente il sollievo di essersi tolto finalmente la camicia dai pantaloni e di aver riposto nell’armadio la giacca buona e le scarpe eleganti.

Alla fine Giacomino prende coraggio e si laurea anche lui, decide di sfruttare la scia positiva dei binari della civiltà, con la crisi a scardinare le rotaie sa già che adesso starà a spasso per un po’. Appena uscito dall’aula magna, strette tutte le mani del caso e sperando di non rivedere toghe in futuro, neanche il tempo di avere la corona d’alloro in testa e sua zia, non ci pensa nemmeno un secondo, gli dice “Ecco, adesso Dottore mettiti subito lì a cercare qualcosa da fare, un lavoro bello e confacente ai tuoi studi, se non lo trovi comunque cerca qualcos’altro, chiedi alle agenzie interinali, chiedi di fare le pulizie, so che sai suonare la tromba, valla a suonare la domenica all’ora di pranzo sotto i palazzi che buttano sempre volentieri le monetine.”

Ma scusa, ha appena finito, e non dico “appena finito” nel senso di una settimana o due, proprio incoronato due secondi fa. E lasciagli un po’ di respiro a Giacomino. Per ora l’invio dei curriculum è l’ultimo dei suoi problemi. Perché lo sa, ora non può più scappare. È arrivata la sua festa.

Voleva non farla, ma tanto lo sapeva che lo avrebbero preso comunque, magari se gli offre prosecco e pizzette, obnubilati dal pasto e dalla digestione potrebbero essere buoni e magnanimi. Inoltre eccheccavolo, ammazzatelo di botte ma almeno fategli il regalo.

Si sveglia il giorno dopo che in tutta sincerità non si ricorda molto bene cosa è successo. L’unica cosa che sa è che rideva contento. Ha male un po’ ovunque, mammà è sbiancata quando l’ha visto senza maglietta con tutti quei pois viola (colpa tua mammà che volevi il figlio dottore). Però si sente così leggero adesso. Anche se…la crisi…il lavoro…

Mi sa che Giacomino sta pensando di fare un master.

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