Cosa vi viene in mente se dico Compro Oro?  Sciacalli mi rispondono tutti in coro. Il brainstorming che ne deriva è illuminante: ladri, sciacalli, approfittatori, strozzini. Eppure la gente continua ad andarci.

Alice e Martina per esempio. Martina ha 28 anni e in borsa ha il vassoio d’argento della nonna. “Quello brutto – dice – ma che ora servirà a qualcosa. A pagarmi il gas. Ci sono andata anche sotto Natale. Avevo un anello di oro giallo del mio ex. Due grammi da 18 carati pagati cinquanta euro”. Alice ascolta e alza le spalle: “Io non ci vedo niente di male. Sono stata anni fa all’agenzia di Foro Boario, il primo a Ferrara se non ricordo male. Ho portato gli orecchini d’oro a forma di delfino del mio primo ragazzo, mai messi. E una medaglietta d’oro con il ciondolo della Madonna. Senti, se deve starsene lì nel cassetto a prender polvere tanto vale che ci paghi le bollette”.

Come mai non siamo più così attaccati al braccialetto del battesimo e all’anello del primo fidanzato, al nostro piccolo tesoretto personale? Vendere un gioiello che non ci piace e che non usiamo più non è sempre segno di difficoltà economica. Certo, c’è l’affitto da pagare, il conto della macchina, le bollette. Ma non può c’entrare sempre e solo la crisi. Alice ha la sua visione delle cose: “È cambiata la percezione del valore: una volta non c’era niente di meglio dell’oro, era il regalo perfetto per cresime e battesimi. Ora smartphone batte oro 1 a 0. Chi regala più le catenine d’oro ai battesimi?”

Prima c’erano le gioiellerie, più riservate e discrete dei Compro Oro. “E’ vero – ricorda Martina con un sorriso – da bambina andai in una gioielleria con mia mamma: volevo cambiare una medaglietta d’oro che non mi piaceva. Al suo posto mi diedero un ciondolo d’oro e di giada a forma di cuore. L’atmosfera era lontana anni luce dallo squallore dei compro oro. Mia mamma, dito puntato in alto, mi disse: la scambieremo con qualcosa che ti piace di più, io non vendo l’oro, è questione di principio. Ora è lei che mi ha dato questo vassoio!”

Il fenomeno dei Compro Oro ha cambiato il volto di centinaia di città negli ultimi anni diffondendosi a macchia d’olio anche in quartieri centrali: un segnale di quanto la classe media sia in estinzione come la tigre della steppa asiatica. Un tempo c’era solo quello in via Foro Boario – racconta Alice – ora ce ne sono almeno due in via Garibaldi, almeno altri due in via Bologna, Ripagrande, uno perfino in piazza”. ll numero dei Compro Oro si è moltiplicato per cinque in soli due anni, nel biennio 2011-2012 con un giro d’affari intorno ai nove miliardi nel 2012. E’ dell’inferno dei poveri che è fatto il paradiso dei ricchi, si diceva una volta.

Ma nell’ultimo anno qualcosa è cambiato: il 30% dei negozi ha chiuso. A cosa è dovuto il crollo? Al prezzo dell’oro crollato in Borsa (dal 2013 l’oro è sceso da 44 a 29 euro al grammo) e alla fine della disponibilità degli italiani: l’oro era quello dei cassetti ed è finito tutto. La discesa è stata fulminea proprio come l’ascesa e il fatturato dei Compro Oro è calato del 40%.

Il punto centrale è l’odor di riciclaggio. I Compro Oro assomigliano molto di più al banco dei pegni – anche se gli oggetti non sono riscattabili – che a una gioielleria. Specie quelli con i cartelli esposti “Compriamo anche denti d’oro”, come riporta un’insegna in una via del centro storico. Riciclaggio, esercizi abusivi, frode fiscale: secondo la Finanza il 20% delle attività sono legate al riciclaggio, scrive Federico Fubini (Repubblica, 15 gennaio 2014). I criminali? 1 su 5 secondo il rappresentante della categoria Nunzio Ragno, Presidente dell’Associazione Nazionale “Tutela I Compro Oro”.

Andrea-Zironi-253x300Andiamo direttamente alla fonte: Andrea Zironi. Chi? Quello che si vede sui manifesti degli autobus? Proprio lui. Ci aspetta nella sua agenzia in via Foro Boario, nata nel 1989, come detto la prima della città. “Cosa l’ha spinta ad addentrarsi in questo settore?” mi dice scherzoso ma non troppo. Andrea Zironi, amministratore unico di Studio 18 Karati S.p.a è il primo ad aver ideato una rete capillare di agenzie Compro Oro. Un poster affisso alla parete dell’ufficio attira subito l’attenzione: è Il codice etico ANOPO, Associazione Nazionale Operatori Professionali Oro che recita “diligenza e correttezza, principi etici e osservanza della legge”.

Quante agenzie di Compro Oro ci sono a Ferrara?
Zironi fa i conti a mente: “Undici negozi più altri quattro miei, uno in via Garibaldi ha chiuso e l’altro ha cambiato gestione”.

Il primo punto è quello della criminalità.
Lo vedi quel vetro? – Zironi indica il pannello di vetro che gli fa da protezione mentre accoglie i clienti di persona. – Sa quanti insulti mi arrivano? Ladro è il più carino”. Sulla questione criminalità non si tira indietro: “Certo, c’è una filiera di commercio illegale, non ho problemi ad ammetterlo: questo settore si presta benissimo. Basta anche solo truccare un po’ la bilancia, grammo più grammo meno ma la differenza per chi compra c’è eccome. Questo settore si presta bene anche ai ladri d’appartamento perché fin dall’inizio non c’è stato il giusto controllo su quest’attività”.

Ho notato che non tutti i punti rilasciano la ricevuta.
Perché non è obbligatoria! Per legge abbiamo solo due obblighi: la richiesta dei documenti e la registrazione dei dati della merce e del venditore. Ma noi preferiamo rilasciare lo stesso la ricevuta. Anche se non garantisce un granché. Io sono per la legalità.

In che modo è impegnato contro la criminalità?
Aira, l’Associazione Italiana Responsabili Antiriciclaggio e Anopo, Associazione Nazionale Operatori Professionali Oro si sono mobilitati contro il proliferare dei Compro Oro. Vogliamo la legalizzazione del settore. Ci sono perfino negozi on line che acquistano oro usato magari con sedi in paradisi fiscali. Sono anni che, come associazione, denunciamo le bilance truccate, il mancato rilascio di una ricevuta, l’applicazione di prezzi reali e non da usura, così come prevede il decreto 231/07. Pensa che a essere registrati all’Albo degli operatori Professionali Oro della Banca d’Italia, su oltre 20mila attività, siamo in soli 380. Da parte mia faccio il possibile: bilance visibili, foto dell’archivio a disposizione della Questura, prezzo coerente col Mercato. Abbiamo anche un buon rapporto con le forze dell’ordine. Il punto è che noi c’eravamo da prima che salisse la febbre dell’oro. Ho aperto il primo esercizio nel 1989. Poi è stato il momento di Padova, Ravenna, Bologna ecc. Il marcio è venuto dopo.

Quando?
Nel 2010: c’è stato il grande botto e sono arrivati tutti: speculatori, piccoli criminali, truffatori. Io ho sempre combattuto la mia lotta contro l’illegalità ma lo Stato, spiace dirlo, non ha voluto saperne. La nostra categoria è per una professionalità adeguata, abbiamo attivato un tavolo di lavoro con le autorità e con gli operatori del settore oro avanzando una proposta di legge per aumentare i controlli dell’attività contro l’abusivismo: cosa vuoi che faccia un archivio di foto, non è una ricevuta che fa la differenza.

E a che punto è la proposta di legge?
Abbiamo partecipato a un convegno con la Questura, Bankitalia e il Ministero degli Interni ma nulla, si è bloccato tutto. Bankitalia se ne è lavata le mani, dovrebbe interessarsi di questo settore ma ha preferito non occuparsene lasciando così porte spalancate al marcio che è arrivato.

Quello che è innegabile è che i punti oro campano sui bisogni della gente, di quella che fa fatica ad arrivare a fine mese.
La crisi non c’entra, non ha portato né più né meno, il boom è una questione legata al prezzo dell’oro nel mercato. Noi c’eravamo anche prima della crisi e avevamo già una nostra clientela.

E poi le cose si sono messe male anche per voi.
Certo, ricordo perfettamente il momento del crollo: venerdì 9 aprile 2013 alle 9 di mattina l’oro è crollato. E’ stato un brutto momento. Un bracciale che un minuto prima veniva comprato per 27 euro ne valeva 19. Il secondo crollo è datato 28 maggio 2013. Anche gli orafi e i gioiellieri sono in forte crisi.

Molte persone dicono di non avere nessun problema a servirsi dei punti oro, dicono ma sì, chi se ne importa, tanto è tutta roba che non uso mai.
Perché si vergognano. E’ dura ammettere di essere in un momento di bisogno. Anche chi vende ne parla male, è per compensare l’umiliazione di essersi tolto un pezzo della sua vita.

Il settore sarà anche in crisi ma il citofono suona non poco quel pomeriggio: una alla volta arrivano tre signore, la faccia stanca e il cappotto allacciato fino al mento. Una delle tre ha voglia di raccontare: ha appena subito un furto in casa, i ladri cercavano l’oro e i soldi. “I computer e le macchine fotografiche non li hanno nemmeno guardati “ racconta “e allora mia figlia mi ha mandato qui con i suoi ori, meglio vendere tutto che rischiare di essere derubata un’altra volta”. “Ma non è meglio lasciare i gioielli in eredità ai nipoti, come si faceva un tempo?”. “E che se ne fanno? Un tempo l’avevo anche pensato: una catenina a uno, un braccialetto all’altro. Ma ora preferisco vendere e dar loro i soldi, saranno senz’altro più felici”.

Il citofono suona ancora e la porta si apre. E’ un ragazzo alto, sui vent’anni, con una vecchia tuta adidas e il berretto calato sugli occhi. Un sospetto? Si siede e aspetta il suo turno: affonda la testa in Donna Moderna, sperando che nessuno gli parli. Mai giudicare dalle apparenze. Però sono curiosa di sapere cosa gli dirà Zironi. In effetti il ragazzo dallo sguardo furtivo viene indirizzato da un’altra parte “Guarda – gli viene detto – meglio se vai da un antiquario”.

La signora del furto mi sorride ed esce dall’agenzia. Chissà se ha fatto un buon affare. Forse già non ci pensa più. Come Martina che ha venduto un suo vecchio anello: “Massì, tanto mi stava largo, era pacchiano, un regalo vistoso di un fidanzamento che non c’è più, non mi era nemmeno mai piaciuto”  dice mentre scivola in via Bologna.

Il problema principale è quello dei controlli: per un motivo che ci sfugge la legge italiana sembra essere la prima a disinteressarsi della questione, almeno secondo quello che dice la categoria dei Compro Oro. Ma non si può considerare un problema solo da un punto di vista pratico e legale come se fosse privo di implicazioni emotive. E’ vero che i soldi non sono tutto nella vita ma forniscono la materia prima per fare cose che ci piacciono. O per pagare il gas. Solo che quando hai pagato la bolletta di febbraio ci sarà quella di marzo. Ogni settimana porta un lunedì. E non abbiamo dodici anelli nel cassetto.

5 Commenti

  1. Brava Sara!!
    Molti di questi che comprano oro staccano le pietre sostenendo che quelle non valgono, pesano il materiale e se è oro nuovo lo fondono e vendono a chi vuole investire, i lingotti..che spesso vanno all’estero…
    Mente per l’oro antico , ad esempio quello lavorato a mano dell’ottocento, che consiste in una sottile lamina, e quello degli anni ’30 spesso con preziose lavorazioni, a peso non viene pagato quasi nulla! Invece viene venduto ad alti prezzi ad antiquari all’estero che apprezzano molto l’antico Made in Italy!!!
    Per non parlare poi dell’incentivo che produce questo losco commercio, a rubare nelle case i ricordi affettivi delle persone…Ciao Sara continua così…!

  2. Sara scrive:

    E’ vero, i gioielli vengono valutati a peso, che siano di un artigiano di Parigi fine ‘800 o di un orafo della provincia di Verona.

  3. Concetta scrive:

    Ho venduto degli oggetti in oro appena sono uscita dal compro oro me ne sono pentita, il pomeriggio ritorno e parlo con un impiegata molto respingente e mi dice : che il tutto viene registrato in un registro e che non si può riavere l oro venduto perché non sono un banco di pegni. Al che io la prego e dico anche che so che c’è una soluzione , cioè che trascorsi i 15 giorni si possono ricomprare e lei mi dice, sempre molto riluttante che non mi promette niente. A questo punto cosa c’è una soluzione ? Ho in un momento di sconforto lo devo pagare x tutta la vita? Grazie

  4. Sara scrive:

    Da quello che so c’è un diritto di recesso di dieci giorni. Almeno così scrivono qui:http://www.oroportale.it/come-funzionano-i-compro-oro-facciamo-chiarezza-21.php. Glielo faccia presente.

  5. mattia scrive:

    Ho un negozio da 8 anni , un compro oro per l’appunto, quello che dice maurizia non è vero per nulla!!! negozi come il mio comprano oro punto, che sia appena stato acquistato in gioielleria o che abbia 200 anni sempre oro è, non è che quando lo andiamo a spedire in fonderia cambia il prezzo se è antico… ti dirò di più, in passato l’oro non era neanche 18k ma più basso quindi per chi acquista il metallo vale ancora meno di un’oggetto creato un mese fa, le pietre ovviamente non vengono pagate in quanto nessuna fonderia ce le paga e se le lasciamo attaccate vengono considerate pietre o scarti di nessun valore. Altro aspetto è la lavorazione, si paga in gioielleria ma non viene riconosciuta una volta che si vende anche perchè la fonderia ci acquista l’oro come rottame e non come gioiello. In tutto questo non c’è nessun furto o sciacallaggio, anche un’auto appena mette le ruote fuori dal concessionario perde di valore come tutto ciò che si compra incluso l’oro .

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