Non erano chiusi i cinesi? Stanno sempre tra di loro, si sposano tra di loro, fanno festa tra di loro? Mi chiede un amico la mattina dopo. Perché la notte prima, al capodanno cinese a Copparo, eravamo in duecento. E quasi tutti italiani.
E’ la notte del 31 gennaio. Siamo al Ni Hao e l’atmosfera è quella di un matrimonio: tre antipasti, tre primi, quattro secondi e due dolci, piano bar italo cinese con tanto di pianola, karaoke e tavolate di ragazzi, bambini, coppie di mezz’età. C’è anche il famoso tavolo delle istituzioni: il direttore della Confesercenti e il vicepreside del Liceo Scientifico Roiti tanto per citarne un paio. Il professore di letteratura cinese Qifa Wu passa per i tavoli e distribuisce le bacchette agli ospiti. Al tavolo inizia la solita discussione sul modo corretto di usarle: “Una la prendi con le due dita così e l’altra come se fosse una penna”. A dare le istruzioni è Francesco, medico della zona.
Cosa ci fanno qui tutti questi ferraresi? Francesco è qui perché vuole iniziare i corsi di cinese: “Se vuoi fare ricerca e avere fondi – dice – non hai altra scelta che la Cina o l’India”. Le due ragazze all’altro capo del tavolo, invece, hanno seguito il consiglio di un’amica, per “passare una serata diversa dal solito”. Molti hanno semplicemente visto la locandina del capodanno cinese e si sono incuriositi. Intanto al pianobar due ragazze italiane e una cinese cantano una canzone romantica in mandarino. La proprietaria del Ni Hao è raggiante nel suo abito verde a scollo cinese e Cai Jin, il presidente del Centro italo-cinese di Ferrara, brinda con la sua fidanzata francese. E’ l’anno del cavallo quello che sta per iniziare. E deve avere una groppa ben robusta per portarsi dietro tutto l’amore, i soldi, la salute e la felicità.
Dopo la torta della fortuna e il dolcetto cinese inizia la vera festa. Satolli come pitoni che stanno digerendo un’anguria ci trasciniamo fuori. Il parcheggio del ristorante sta per prendere fuoco: gli Urban Circus inscenano la storia del drago del capodanno cinese. Un’antica leggenda narra di un drago mostruoso chiamato Nian che in cinese significa proprio “anno”: Nian usciva dalla sua tana una volta all’anno per divorare esseri umani. Ma era insofferente ai rumori forti e terrorizzato dal rosso. Ecco perché ogni dodici mesi si festeggia l’anno nuovo con canti e fuochi d’artificio, tutto condito dal colore rosso. Gli Urban Circus sono un gruppo ferrarese appena nato, a metà tra i buskers e il teatro di strada: giocolieri, ballerini e danzatori del fuoco.
Rientriamo per i brindisi. Uno dei camerieri, quello che a tarda serata s’attaccherà al microfono con una voglia disperata di cantare con la sua voce da opera, raccomanda: “E’ il momento delle lanterne. Non lasciatele andare via subito, dovete dar loro fuoco alla base e aspettare. Quando sentite che è il momento lasciatela andare”.
Cosa avrà voluto dire con quando sentite che è il momento?
Un desiderio per una lanterna. Ci riversiamo nel parcheggio con i pennarelli: i desideri vanno scritti a mano sopra la carta rossa. E sono tanti i desideri che prendono il volo: voglio trovare l’amore, voglio avere un lavoro, voglio imparare il cinese. Quello di Judith Calvi è speciale: è una signora londinese dal sorriso dolce che vive a Ferrara da sette anni. E’ qui perché vuole imparare il cinese e andare a trovare suo figlio che abita in Cina. “Ma quanto è difficile la lingua cinese” dice scuotendo la testa. “Ha appena iniziato” sorride Yi Yao “non si disperi!”.
La lanterna è una mongolfiera in miniatura, senza fuoco non sale. Il mio accendino è inutile e la mia lanterna non vuole saperne di prendere fuoco. Per fortuna ci sono gli Urban Circus: con la loro torcia si fa in un baleno. Io e Rita teniamo la base e quando sentiamo il calore gonfiare la lanterna sentiamo che è il momento: lancio di sguardi e via, bisogna lasciarla andare. Parte male, quasi si schianta contro il lampione del parcheggio, poi, con due oscillazioni davvero poco armoniche, sale, sbilenca ma sale, e scompare nel cielo buio.
Lanterne rosse nella nebbia copparese. Mentre le osservo penso che cinesi e italiani abbiano davvero tanto in comune. Lo stesso modo di festeggiare ad esempio. L’amore per il cibo e la famiglia, per le grandi tavolate, per gli amici e i parenti riuniti per la festa, per le canzoni cantate tutti insieme. Sì, ma com’è un vero capodanno cinese? “Ognuno ha il suo modo di festeggiare” racconta Xian Lu. Certo, i cinesi sono un miliardo e trecento milioni di persone, ben 56 etnie con relative lingue e culture. Festeggiare il capodanno in un paese ai piedi di una montagna o in una metropoli di milioni di abitanti non è proprio la stessa cosa.“ In campagna c’è più il gusto della festa” continua Lu” la famiglia è riunita, si mangia tantissimo, si beve ancora di più. Alle finestre e sulle porte di casa si appendono figurine rosse di carta, i bambini aspettano che le loro buste rosse si riempiano di soldini, si fanno i ravioli e i nonni creano delle figurine di animali in paglia. La mattina dopo si mangia leggero e si va al tempio del Buddha. E poi c’è il mercato dei fiori, un mercato pieno zeppo di cose dove si va a curiosare con la famiglia”. Stefano Droghetti, responsabile della comunicazione del centro italo-cinese, dice che nel Nord si beve molto, anche ai matrimoni. A volte si prende una grappa di cinquanta gradi prima ancora di cominciare a mangiare. Un matrimonio col botto.
Come mai il capodanno cinese cade il 31 gennaio? Stefano prova a spiegare: “Il calendario tradizionale cinese è un calendario lunisolare, i mesi iniziano in concomitanza con ogni novilunio, di conseguenza la data d’inizio del primo mese, e dunque del capodanno, può variare di circa 29 giorni, venendo a coincidere con la seconda luna nuova dopo il solstizio d’inverno, evento che può avvenire tra il 21 gennaio e il 19 febbraio del calendario gregoriano”.
Il Capodanno, però, dura ben quindici giorni ed è il momento dei viaggi per raggiungere la famiglia, è il tempo dei ravioli, dei botti e dei segni astrologici. “In Cina quest’anno è nato il modo di dire i soldi sono sul cavallo, l’amore è sul cavallo” continua Lu “Io non do’ molta importanza ai segni astrologici ma sono un gioco divertente”. Eccome. I nati dell’84 sono del segno del topo: subiranno pressioni lavorative ma acquisteranno professionalità, quelli del ’73 sono del bue e dovranno fare attenzione ai dolori di stomaco, quelli dell’87, in quanto conigli, avranno grande fortuna in amore. E voi che animale siete?
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