Un percorso di vita comune, quattro ragazzi le cui esistenze s’incrociano, si mescolano, creano sintesi sempre nuove. Non vi aspettate di incontrare quattro intellettualoidi fuori dal mondo ma ragazzi con voglia di divertirsi e di condividere la loro grande passione per la letteratura. E con una forte volontà di smuovere le acque di una città dal passato importante, ma al tempo stesso sempre tendente alla stagnazione, alla passività.

TRA CENTRIFUGHE, PATERNITÀ E BINARI

Il Gruppo del Tasso nasce nel 2009 dalle ceneri della rivista Hermes e l’attuale “cervello”, il gruppo decisionale, lo incontro verso le sei di sera in un locale del centro cittadino. Questo nucleo è formato da Alberto Amorelli, Matteo Bianchi, Riccardo Corazza e Matteo Pazzi. Alberto, da quasi un anno presidente dell’Associazione, inizia a raccontarmi della genesi di questo progetto. “Io e Riccardo ci conosciamo da circa una decina di anni, il nostro incontro è avvenuto grazie al progetto di Occhiaperti.net, al quale abbiamo contribuito per circa quattro anni. Poi ci siamo persi di vista, ma nel 2009 ci siamo ritrovati.” Matteo Bianchi, attuale vicepresidente ed ex presidente, è invece l’ultimo arrivato, e fra i tre è il più giovane. L’altro Matteo, infine, l’hanno conosciuto grazie ad un altro gruppo letterario, nato nel 1999, il Gruppo degli scrittori ferraresi.

La marcia in più è rappresentata dal forte legame d’amicizia che lega il quartetto. “Riusciamo a collaborare bene, a integrarci perfettamente, perché siamo tutti buoni amici, ognuno con ambiti di interessi e di azioni differenti, e ognuno con una buona rete di contatti. Nell’ultimo anno siamo diventati una macchina ben oliata”. Mentre parla, il volto di Alberto si illumina di soddisfazione e di gioia. Nelle sue parole non c’è traccia di vanità, solo il giusto orgoglio di esser riusciti a creare un gruppo tanto unito al proprio interno quanto aperto a chiunque voglia iscriversi e collaborare. “Nel Tasso – continua Bianchi – vige quel principio secondo il quale ognuno ha la possibilità di sviluppare l’idea che vuole e di mantenere i meriti di quell’idea. L’associazione è un contenitore, è come una centrifuga operativa, ognuno mantiene la paternità delle idee che propone, e gli altri lo appoggiano, lo aiutano”, lo criticano anche all’occorrenza ma sempre all’interno di una dialettica tra individualità e comunità. Ognuno è se stesso, ha una propria autonomia, ma è anche un membro del gruppo, non esistono solisti.

Come mi spiega Riccardo: “andiamo su binari diversi ma che combaciano, che alla fine s’incontrano, quindi in questo modo evitiamo anche di pestarci i piedi a vicenda.” E i risultati si vedono, con sempre più persone interessate e tra queste uno “zoccolo duro” che segue fedelmente i loro eventi. Una menzione particolare va alla serata in maschera, svoltasi alla Biblioteca Comunale Ariostea lo scorso 11 Ottobre, dal titolo Carlo Goldoni e la commedia dell’arte, in occasione dell’apertura del nuovo atrio della Biblioteca e in memoria di Iacopo Vecchiatti, membro del Tasso prematuramente scomparso nei giorni del terremoto del 2012.

Foto di Claudio Furin

QUALCUNO CONOSCE JOHN DOE?

“Qualcosa che non va ci sarà pure!”, domando loro scherzosamente. “Eh, ultimamente litighiamo spesso!”, mi dicono ridendo. Il campo minato è quello appartenente a John Doe. Questo è il nome usato di solito negli States per indicare un uomo la cui reale identità è sconosciuta o va tenuta segreta. In particolare, è usato per identificare un cadavere senza identità, finché non si riesce a decifrarla. Arriva John Doe o I dominatori della metropoli (Meet John Doe) è anche il titolo di un film di Frank Capra del 1941. La scomparsa di John Doe è invece il nome del programma, da loro ideato, in onda su Live TeleFerrara e prossimamente su Telestense.

L’idea è di giocare con questo nome, usandolo “per identificare la letteratura in generale come qualcosa difficile da definire, appunto senza identità”. Attraverso interviste e presentazioni di libri cercano, dunque, di dare “piccoli indizi, piccole tessere del puzzle per arrivare a definire cos’è la letteratura”. Da qui l’idea del blog, aperto sul sito di Telestense, nel quale le loro identità sono tenute nascoste sotto lo pseudonimo comune di John Doe, a formare un’identità comune, “un unico nuovo pensiero. Non ci sono i nostri nomi, ma abbiamo deciso di scrivere questa cosa a otto mani…quindi litigheremo sicuramente!”.

 TUTTI PER UNO, UNO PER TUTTI

Oltre ai quattro moschettieri – sono loro a definirsi scherzosamente così, anche se l’identità di Constance rimane ignota! – c’è una cerchia formata da una dozzina di collaboratori attivi, per un totale di circa quaranta tesserati. Lo stesso Torquato Tasso, il poeta e drammaturgo che tante gioie e altrettante pene ha ricevuto da Ferrara, era uno spadaccino. Il nome del Gruppo, quindi, è un omaggio a questa figura fondamentale per la nostra città, e un gioco di parole col pigro animale che compare – circondato da una corona d’alloro – anche nel logo creato da Valentina Faccini. Animale acculturato, il Gruppo del Tasso, che ama rintanarsi in un luogo informale della città, il locale Mainstreet in via Cavour. Un ulteriore stimolo a conoscersi al di fuori di fredde riunioni, in un clima informale e giovale. “Ogni nostro incontro – mi dice Pazzi – è quasi un’avventura, un’avventura letteraria”. Un modo per scoprire, ogni volta, qualcosa di nuovo, un simposio per imparare mangiando e bevendo in compagnia.

“Ci siamo detti: ‘se vogliamo fare un salto, piccolo ma fondamentale, dobbiamo condividere tutto, cose private, anche amorose, consigli di letture, discussioni, interessi ecc’. Da quando abbiamo compiuto questa scelta – continua Alberto – c’è stato un salto di qualità. È una cosa difficile da raggiungere questa unità”, ma l’hanno fatto volontariamente, e i frutti si vedono, i risultati e le soddisfazioni arrivano. Giacomo Leopardi nel suo Dialogo di Torquato Tasso e del suo Genio familiare, scritto nel 1824, s’immagina il dialogo tra il poeta sorrentino, rinchiuso per pazzia nell’Ospedale Sant’Anna di Ferrara, e “uno spirito buono e amico”, per dirla con le parole dello stesso Leopardi. Spirito che altro non è se non l’io, la sua anima. Se vogliamo cercare un’anima in questo gruppo di amici, possiamo dire che ognuno, per l’altro, rappresenta molto più che un collaboratore, molto più che una persona con la quale discettare: ognuno, in questo nebbioso manicomio che è Ferrara, è il Genio familiare degli altri.

3 Commenti

  1. matteo scrive:

    Ringrazio Andrea Musacci per la divertente chiacchierata e il generoso articolo. A Claudio Furin: splendide foto! Con stima un saluto al Listone!

  2. Gianni Deserri scrive:

    Sono il papà di Dario e mi complimento con i moschettieri per l’idea geniale !!!

  3. Feliciano C. scrive:

    Io conosco john Doe…so dove bazzica .
    Da giorni però non lo si vede più sotto il salice…ne in birreria .
    John è andato a cercare Godot… si è stancato di aspettare.
    Ma domani verrà,ne sono certo.
    Tornerà,vedrete,tornerà.
    E il “Rockaby” continuerà ad allietare le nostre giornate… in the endless mystery ! ! !

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