E’ una danza ordinata di coloratissimi ombrelli aperti contro la prima pioggia autunnale quella che sfila lungo le vie del centro negli ultimi due giorni di Internazionale a Ferrara.

Sabato mattina. I 9 gradi inaspettati per questo periodo non scoraggiano i tanti venuti da diverse città italiane per partecipare al festival. I programmi di un allegro giallo limone spuntano dalle tasche o fanno capolino dalle borse e dagli zaini di chi si prepara ad assistere alle prime conferenze della giornata e le insegne si stagliano davanti ai luoghi dedicati ad ospitare per 3 giorni gli incontri con giornalisti da tutto il mondo, quasi a intimidire il cielo grigio di inizio autunno. E “incontro” è la chiave della riuscita di questa manifestazione, giunta ormai alla settima edizione.

Vogliamo raccogliere le opinioni sul festival da chi lo segue da anni e da chi invece vi partecipa per la prima volta, consigliato da amici o perché interessato ai singoli eventi. Il pubblico è variegato, dallo studente universitario al pensionato, in fila per assistere agli incontri spostati ormai al coperto, per via della pioggia che continua incessante. C’è chi controlla su facebook gli aggiornamenti sugli incontri, chi twitta, chi preferisce chiedere ai tanti ragazzi presenti agli infopoint e, mappa alla mano, si dirige verso i luoghi di interesse.

Iniziamo il nostro giro dal Mercato Coperto, dove incontriamo Guido, 40 anni, che da Roma è venuto apposta per il festival ed è deciso a seguire più eventi possibile. “E’ bello potersi muovere agevolmente in una città piccola”, ci spiega. “Il programma è molto ricco, ci sono tante cose da vedere e si è obbligati ad essere molto selettivi. Potersi spostare in fretta e a piedi permette di risparmiare molto tempo, e nel frattempo vedere la città”.

Fabiola sorride, vive a Ferrara da 6 anni e non si è mai persa un’edizione. E’ lei che ha consigliato a Guido e alla sorella di partecipare, e sapeva che sarebbero stati soddisfatti. “E’ una bella occasione, una concentrazione unica di attività culturali, per questo lo consiglio agli amici”. “Un’occasione unica per ascoltare dibattiti dalla viva voce dei giornalisti e delle persone che si occupano dei vari temi, senza mediazione, in modo diretto”.

Lasciamo Via del Mercato e ci dirigiamo verso il Cinema Apollo, altro luogo dedicato in questi giorni al festival.

Incontriamo qualche scolaresca, nelle ultime edizioni la loro presenza è aumentata. Ce lo conferma anche Mauro, barista: “sono passate di qui tante gite scolastiche, anche da altre città, ragazzi di 4a o 5a superiore. Erano liberi di scegliere a quali eventi partecipare, e li vedevi entusiasti di questa possibilità”. “Ci sono tanti giovani, si vedono molti visi nuovi. E naturalmente si lavora molto di più”, ci dice Betül mentre sistema le pizze appena sfornate sulla teglia e il negozio si riempie di profumi caldi. La fila davanti al cinema scorre abbastanza rapidamente, la gente è in coda per gli ultimi posti e Michele, insieme agli altri ragazzi dello staff, si assicura che venga rispettata la capienza delle sale: “Puoi leggere la soddisfazione sui visi delle persone, quando escono dalle conferenze”.

E sempre con il sorriso è costretto a interrompere gli ingressi: la sala è piena.

Foto di Sandro Chiozzi

Noemi, studentessa di informatica, e i suoi amici hanno già un piano alternativo: un giro per il centro cittadino, magari un caffè e poi all’incontro in Sala Estense. C’è anche chi viene da Belluno, Milano, Brescia e Ferrara non l’ha mai vista. Avranno più tempo per curiosare tra le vie del centro e le attività collaterali organizzate durante il festival. Riccardo stringe in mano varie copie di un giornale indipendente, attento a non bagnarlo troppo. Viene da Bologna ogni giorno per dare una mano a distribuirlo a Mauro e Sara, ferraresi. Ci racconta che le persone che partecipano a Internazionale a Ferrara sono interessate a un’editoria diversa, ed è un’ottima vetrina per la loro testata. “Il festival è molto vario -spiega-  ho sempre trovato grande disponibilità a dialogare. La cosa interessante per me, è che in questi anni il festival sotto questo aspetto non è mai cambiato”.

Ci spostiamo nuovamente, in cerca di altre testimonianze. Ci sono Orietta, Roberta e Norma, venute con le figlie, studentesse universitarie, da Milano, chi ospite di amici, chi in campeggio. Sono già state a Ferrara, e approfitteranno di questo weekend anche per una visita alla mostra Zurbarán al Palazzo dei Diamanti. Anche a loro fare la coda non pesa, davanti alla Sala Estense, non fosse per la pioggia, perché c’è modo di fare due chiacchiere con persone di altre città e confrontarsi sui più svariati argomenti. Hanno un suggerimento: “Un unico infopoint dove ritirare i tagliandi per accedere agli eventi sarebbe bello”, ci dice Orietta, “oppure un sistema di prenotazione via internet”!

Nel frattempo i locali del centro si riempiono, chi fa pausa per pranzare o anche solo per un panino o un caffè, chi approfitta per un’occhiata alla piantina e programmare il pomeriggio, che arriva rapidamente in questi giorni ricchi di proposte.

Ci dirigiamo verso il Teatro Comunale, dove Matteo, fotogiornalista, e Federica, venticinquenni lodigiani stanno decidendo la loro tappa successiva.

“Siamo qui da venerdì, abbiamo seguito il workshop con Caujolle. La mia impressione?” -ci racconta Matteo- “Fantastico!!! Oggi c’è ancora più gente e anche quest’anno ci sono tante cose da fare. Vieni al festival, guardi il mondo, quello che succede. Qui ti fermi un attimo, puoi «staccare», ma allo stesso tempo apri la mente, e magari torni a casa con un progetto. E’ la seconda volta che vengo, e il festival è il momento che mi fa capire che poi inizia l’inverno”. E’ un punto fermo, insomma. “E così l’ho proposto a Federica”. “Ieri abbiamo condiviso un palco a teatro con universitari ferraresi, è stato bello, abbiamo parlato di tante cose, socializzato. Mi piace spostarmi da un posto all’altro della città, ma la scelta quasi dispiace, in ogni momento penso che mi sto perdendo qualcosa!” aggiunge sorridendo Federica.

Davanti al Teatro Giorgia e Vittoria, volontarie del liceo Roiti, distribuiscono i tagliandi per l’incontro successivo: “Sono tutti molto gentili, noi abbiamo avuto la possibilità di fare le volontarie, ma lo staff ci insegna tutto quello che dobbiamo fare. Abbiamo conosciuto tante persone e imparato molto da questa esperienza”.

Nel pomeriggio facciamo tappa verso la Sala Boldini, è in programma la proiezione di Powerless, e Silvia e Lucia, che si sono conosciute al festival il giorno prima, scambiano due chiacchiere nell’attesa. Lucia conduce ogni anno un laboratorio per bambini durante le giornate di Internazionale e Silvia viene invece ogni anno alle conferenze. “Perché torno sempre volentieri? Perché rispetto all’informazione classica è un’altra dimensione –ci spiega- basata sulla relazione.  Si ha modo di dibattere i singoli temi, c’è possibilità di confronto e condivisione”.

E questo accade anche tra sconosciuti, si creano relazioni, si socializza.

La sera, mentre la piazza risuona dei dj set con video installazioni che si riflettono sul selciato lucido, è facile incontrare per le vie del centro visi già visti durante la giornata, magari più stanchi ma sereni, a testimonianza di come le giornate del festival siano ricche non solo sul piano dell’offerta culturale, ma soprattutto sul piano umano.

Chiara, ferrarese, ci dice che in questi giorni ha rivisto tanti amici, e riscoperto luoghi della città più “nascosti” o riaperti al pubblico in occasione del festival, come il Teatro Verdi.

“Occasione, incontro, condivisione”: sono queste le parole che sentiamo ripetere a chi chiediamo cos’è Internazionale a Ferrara. Tre giorni per costruire il proprio percorso tra eventi, tematiche, luoghi. Un momento di condivisione tra persone che desiderano approfondire i grandi temi dell’attualità, in compagnia dei migliori giornalisti e scrittori da tutto il mondo: sconosciuti che a volte, dopo poco, sembra di avere conosciuto sempre.

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