Prima di entrare munirsi di Autan. Ce ne vuole una bella dose da spalmare su ogni centimetro di pelle. Ma ne vale la pena eccome. Il Giardino delle Capinere è una vera e propria oasi in Via Porta Catena 118, a due passi dalla stazione dei treni, dove a governare sono tubi di scappamento e pneumatici d’asfalto. Ma è proprio qui che si stende al sole un rifugio per animali selvatici: diecimila metri quadrati di giardino naturalistico, quattordici voliere, uno stagno per germani reali e fenicotteri e un ambulatorio veterinario. Lorenzo Borghi ci viene incontro e storce il naso alla vista dei miei sandali estivi. Niente scarpe da trekking, pensavo, tanto siamo in città.

Il Giardino delle Capinere è la sede locale della Lipu. “Sì siamo quelli degli uccellini” sorride” come ci dicono sempre”. E niente di più sbagliato: Borghi e i suoi volontari non sono qui per tirar su i passerotti dal nido. “Ogni anno abbiamo curato e riabilitato più di millecinquecento animali. Di ogni specie”. Come quel capriolo caduto in un corso d’acqua in campagna o quella volpe investita a Pontelagoscuro. Sono almeno un’ottantina le specie di fauna selvatica registrate. “Molte persone ci portano animali feriti anche da Rovigo, Mantova e Bologna. Li curiamo nel nostro ambulatorio e li rimettiamo in libertà, se possibile nello stesso punto dove sono stati trovati”. Il Giardino nasce nel 1992 da un campeggio abbandonato e l’atmosfera di aiuole colorate e roulotte, di direzione con il calcino e i gelati Sammontana è ancora nell’aria. “Di strada ne abbiamo fatta. Abbiamo iniziato in un garage, proprio come Steve Jobs, poi siamo passati a uno stanzone abbandonato dell’ex ospedale psichiatrico. E nel ’92 abbiamo rilevare questo campeggio: porte sfondate, pavimenti marci, sanitari divelti, perfino una roulotte abbandonata. Abbiamo creato tutto da zero, stagno compreso”.

Dopo il bagno nell’Autan possiamo inoltrarci nel Giardino. Borghi ha tradotto in realtà la filosofia dell’accessibilità: il sentiero è pensato per i visitatori con difficoltà motorie, un corrimano aiuta nel cammino e le incisioni nel legno per i non vedenti segnalano cambiamenti di percorso. In Italia è l’unico centro naturalistico didattico accessibile ai disabili e ai passeggini. Il cammino fiancheggia alberi dalle chiome fitte, ceppi antichi di rosa selvatica e il tronco di un albero vecchio. “Vecchio, non morto. Sembra così inutile questo tronco monco, non è vero? Invece sta compiendo l’ultimo ciclo, è ancora fondamentale, per i picchi ad esempio. Lo racconto sempre anche ai bambini”. Le  scolaresche in visita sono frequenti. Il Centro recupero animali selvatici è, infatti, anche un centro di educazione ambientale, approvato dalla Regione e un laboratorio per persone con disagio sociale e per carcerati in semilibertà. L’innovazione sta anche nei materiali: le voliere sono realizzate con criteri all’avanguardia, usando materiali naturali come il legno. Niente fori di osservazione o porticine. “Gli animali si spaventerebbero nel vedere due occhi fissi su di loro. Molto meglio una vetrata ampia, con un vetro a specchio antisfondamento”. Così volatili e umani si possono guardare da pari a pari, senza sbirciamenti da serrature.

Foto di Lucia Ligniti

Lo spettacolo delle voliere è unico. Civette senza un’ala, barbagianni dalla vista annebbiata, sparvieri che non volano più: le voliere ospitano solo gli animali non liberabili. “Li abbiamo curati, ora stanno bene ma non sono più autosufficienti: un rapace che non vola o che non vede di notte muore in pochi giorni”. Dove risiedono gli animali ancora in cura? “Negli ex bagni del campeggio”. Invece di turisti in fila con il rotolo di carta igienica sotto il braccio troviamo un’anatra, confusa e stordita- “Non ti preoccupare, volerà ancora”- e una civetta dagli occhi arcaici con un’ala fuori uso. Per lei, invece, c’è poco da fare, i suoi cieli non li vedrà mai più.  “Chiariamo bene le cose – precisa Borghi – io non sono un animalista, sono un ambientalista. Ho radici contadine io, mio padre era un mezzadro”. E come hai iniziato questo lavoro? “Mi piaceva fotografare gli animali. E catalogarli. Da lì il desiderio di difendere tutto il nostro ecosistema. E’ stata una scelta di testa ma anche di stomaco”.

Una delle voliere è più rumorosa delle altre. Una poiana, tipico rapace europeo, non ha voglia di stare zitta. “Ah, quella è la poiana di Renato Zero” ride Borghi “ E’ una storia buffa. Anni fa il cantante ci chiese di prestargli una poiana per qualche minuto per una trasmissione TV contro la caccia. Noi gliel’abbiamo portata ma, ecco, è tornata così, non la smette di cantare”. Renato Zero ha colpito ancora.

Andiamo a dare un’occhiata all’accettazione, a fianco dell’ambulatorio veterinario. Fuori dell’ingresso un ragazzo appena maggiorenne imbocca una rondine. Il centralino è sempre in modalità squillo. “Il personale è aumentato perché è aumentata la richiesta: negli ultimi otto mesi abbiamo accolto ben 1802 animali in difficoltà. Ognuno di loro è registrato in una scheda. Annotiamo data di arrivo, causa dell’incidente, il nome della persona che l’ha portato qui da noi e la terapia da seguire”. L’ultima pagina della giornata riporta: Lepre, trauma da investimento. Può arrivare di tutto: fenicotteri che si schiantano contro i pali della luce, gufi impallinati, lepri con arti fratturati, volpi investite. Liberare un animale guarito è elettrizzante come una scarica di adrenalina: qualche video lo trovate qui http://www.lipuferrara.it/.

Però.

Tutto questo potrebbe subire una fine brusca. Il lavoro dei volontari, la fatica e l’impegno di Borghi, le operazioni ai piccoli di cicogna caduti dal tetto per una scossa di terremoto, i gufi ciechi e le civette senza ali vivono sotto una minaccia costante.

Il Giardino delle Capinere è interamente gestito da volontari ed è stato possibile solo grazie alle risorse degli assessorati. “Siamo andati avanti con due convenzioni, una con il Comune, una con la Provincia. Abbiamo bisogno di una quota fissa l’anno per mantenere questa oasi. Noi non siamo solo qui a riparare le ali ai gabbiani. Siamo qui per rispondere alle migliaia di chiamate e richieste ogni anno, siamo qui per dare una mano nei progetti sociali di integrazione, per sensibilizzare i bambini a comportarsi bene con la natura. Tutto parte dall’educazione è la nostra è una presenza educativa e sociale. Ma se a fine anno non avremo ricevuto i soldi che ci servono sarà la fine”. E’ un groppo alla gola quello del gufo alle mie spalle?

“Ma noi non chiuderemo un po’ alla volta – promette Borghi – no! Questo posto non finirà mai in decadenza, lo garantisco io, noi saremo splendidi fino alla fine”. Il vento estivo gioca con le penne di un giovane falco dandogli un’aria vagamente punk. Ma che fine faranno questi animali? Borghi stringe i denti e scuote la testa. “Gli animali nelle voliere dici?” Non può esserci una risposta piacevole, lo sappiamo tutti e due. “Ma quello è niente” conclude “è questo che mi preoccupa” e batte il palmo sopra un plico di fogli. E’ il resoconto finale dell’anno appena trascorso. Per citare solo alcuni dei dati:

1.560 sono gli animali feriti arrivati al centro.

746  gli animali curati e reintrodotti nel loro ambiente.

7.798 le ore di lavoro.

3.768 i visitatori

“Chi risponderà al telefono alle migliaia di richieste di soccorso? Chi curerà i gufi presi a fucilate? Aspettiamo l’autunno ma se entro dicembre non arriverà nessun aiuto…”. Noi speriamo e vogliamo che il nuovo anno inizi con un cucciolo di capinera ai cancelli del Giardino.

Chiunque trovi un animale in difficoltà può consegnarlo al centro dal lunedì al venerdì, dalle 9.30 alle 12.30 e dalle 14.30 alle 17.30, il sabato dalle 9.30 alle 12.30.Il Giardino delle capinere in via Porta Catena 118, è aperto alle visite tutto l’anno, il sabato dalle 10 alle 12 e il mercoledì dalle 15 alle 17. Gruppi e scuole tutti i giorni ma su prenotazione. Per informazioni e prenotazioni tel. 0532.772077

5 Commenti

  1. LICIA scrive:

    Bellissimo questo articolo. Non sapevo come fosse quel posto, pur passandoci davanti tutti i giorni. Mi ha appassionata la sua descrizione e voglio andarci con le mie figlie. Spero di poter essere utile affinché questa bellissima opera non chiuda.

  2. Sara scrive:

    Cara Licia,

    una visita merita di sicuro, è un pezzo di natura selvaggia a due passi dalla stazione.

  3. sabrina scrive:

    è possibile donare l’8 per mille?

  4. Sara scrive:

    Certo! Trovi tutte le informazioni qui: http://www.lipuferrara.it/

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