Le foto sono tutte in bianco e nero, molte risalgono alla fine dell’Ottocento. Eppure sembrano scattate ieri. Le immagini però mostrano un paese che oggi non c’è più. Uno spaccato di Pontelagoscuro, com’era prima che i violenti bombardamenti del 1944 spazzassero via per sempre il vecchio borgo adagiato sulle rive del Po. 

Le immagini parlano. Raccontano scene di vita quotidiana attorno alla lunga via Coperta e alla piazza, piena di bancarelle per il mercato domenicale. Peccato non possano trasmettere anche gli odori: quelli dolci dei celebri mandurlin dal pont, che si sentivano nei pressi del Caffé Apollo; e quelli meno piacevoli, che provenivano dalla pescheria all’imbocco dell’antica via Coperta. Da lì, percorrendo per un centinaio di metri il loggiato seicentesco tra il via vai dei magazzinieri, le botteghe e le osterie si giungeva al porto.

Walter Ferrari, pontesano doc, ci mostra quegli scatti con orgoglio e molta nostalgia. Aveva più o meno dieci anni quando il paese che aveva imparato a conoscere durante l’infanzia venne ferito a morte dai bombardamenti. Ci mostra anche le immagini, spettrali, dei soldati americani che attraversano un cumulo di macerie: irriconoscibili le case, i ponti, la Via Coperta, l’antica Chiesa e le fabbriche, che dal XIX secolo avevano dato lavoro a migliaia di pontesani.

«Pontelagoscuro venne distrutta al 98%, solo Cassino ebbe in Italia sorte peggiore. Oggi –  ricorda con rammarico Ferrari – tutto quel che rimane del vecchio borgo giace sottoterra». E sotto gli argini, rinforzati dopo la grande alluvione che sommerse il Polesine nel 1951. La ricostruzione del paese era già iniziata pochi mesi dopo la fine del conflitto, e senza badare troppo al passato: occorreva fornire subito una casa alle famiglie sfollate e ai lavoratori delle fabbriche vicine, così sulle rovine sorsero moderni caseggiati. Nel 1949, inoltre, il nuovo piano regolatore spostò l’abitato a 600 metri dal fiume creando un’ulteriore cesura col passato. Un passato che negli anni ha continuato a vivere però, nella memoria di coloro che hanno visto, amato e abitato il vecchio borgo. Appassionati di storia locale come Walter Ferrari, appunto, che in cinquant’anni ha raccolto nel suo studio una mole incredibile di documenti e immagini d’epoca di Pontelagoscuro. Ma anche ricercatori come Luigi Lugaresi, che insieme a Walter ha curato il dvd Storia Illustrata di Pontelagoscuro; e Andrea Cavallari cui si devono numerosi studi sulla storia pontesana, riassunti nella bella Guida Illustrata di Pontelagoscuro (2011): qua si ritrovano i luoghi più significativi del vecchio borgo, illustrati nelle opere del pittore Elio Giglioli.


Per gentile concessione di Walter Ferrari

Poi ci sono i soci e gli amici dell’associazione Pro Loco Pontelagoscuro (di cui Ferrari è stato nominato presidente onorario ndr) che, dal 2009, coltivano la memoria storica del paese per tramandarla ai più giovani. Sono nate così iniziative originali, rivolte a una comunità che nel dopoguerra è cambiata tantissimo: «Abbiamo dato vita alla Pro Loco – spiega il geometra Giovanni Pecorari, presidente dell’associazione – per coltivare la memoria e recuperare le tradizioni pontesane; per questo abbiamo organizzato diverse mostre e iniziative, collaborando con il Comune, le case editrici locali e le associazioni presenti sul territorio». Ogni seconda domenica del mese, ad esempio, la Pro Loco anima “Il Baule in Piazza”: un mercatino con oltre 80 espositori, durante il quale si possono assaggiare le specialità gastronomiche del paese. Da un anno, inoltre, i bambini e le bambine delle scuole elementari vengono coinvolti nell’iniziativa “A spasso nella Storia”: un tour alla riscoperta della vecchia Pontelagoscuro, con la sapiente guida di Andrea Cavallari.

Infine non possiamo dimenticare le mostre fotografiche. L’ultima è stata realizzata nel 2012, per celebrare il bicentenario della fondazione del saponificio Chiozza & Turchi. Si tratta della prima fabbrica moderna sorta sul territorio ferrarese, quando il Po segnava ancora il confine tra lo Stato Pontificio e il Veneto austriaco. Pontelagoscuro ricopriva allora una posizione strategica per i commerci fluviali, come dimostrano i volumi delle merci che transitavano alla sua dogana. Molti prodotti rifornivano proprio la “Saunara” – così i pontesani chiamavano la fabbrica – che già nel 1871 produceva ben settemila tonnellate di sapone comune e oltre settantamila dozzine di saponi profumati esportati in tutto il mondo. Un’industria all’avanguardia per l’epoca, che fece letteralmente la fortuna di Pontelagoscuro e dei suoi abitanti.

La Chiozza & Turchi nasce nel 1812 su iniziativa dell’imprenditore triestino Carlo Luigi Chiozzi, che acquistò un’area di 11 mila mq sulla golena del Po per impiantarvi una filiale del proprio stabilimento. Una scelta azzeccata, come confermano gli ottimi risultati ottenuti nei decenni seguenti sotto la guida dell’imprenditore viennese Francesco Tranz. Risultati che non passarono inosservati: nel 1857, a margine di un lungo viaggio nelle province del suo Stato, papa Pio IX decise di visitare l’operoso borgo di Pontelagoscuro rispondendo proprio all’invito del Tranz.

L’anno successivo arriva la vera svolta per la “Saunara”, grazie alle innovazioni tecniche introdotte dal chimico Pietro Spannocchi che consentirono di avviare la produzione di saponi profumati qualitativamente superiori per gli standard del tempo. Inizia così un’attività di esportazione in tutto il mondo: tra il 1861 e il 1911 Chiozza & Turchi compete alla pari con le maggiori aziende inglesi e francesi, come dimostrano i tanti premi e riconoscimenti prestigiosi ottenuti ad Esposizioni nazionali e internazionali. La “Saunara”, in quegli anni felici, risulta addirittura tra i fornitori della Real Casa britannica. Nemmeno il tremendo incendio del 1882, che di fatto distrusse il vecchio stabilimento, fermò la volontà dei proprietari e delle maestranze: in pochi mesi, come riporta la Gazzetta Ferrarese, la fabbrica venne ricostruita più grande e moderna. Non a caso venne adottato come marchio aziendale la Fenice, che campeggia nei bellissimi manifesti pubblicitari curati da artisti come Dudovich, Hohenstein e De Carolis.

Alla vigilia della Grande Guerra la Chiozza & Turchi impiegava 150 maestranze qualificate ed aveva una rete di 27 filiali sparse per il mondo intero. Purtroppo la restrizione dei consumi dovuti al conflitto mondiale e la svolta “autarchica” imposta all’economia italiana dal regime fascista diedero un duro colpo all’azienda che, nel 1928, dovette trasferirsi a Milano. Oggi, laddove si stagliavano alte nel cielo le due ciminiere del poderoso stabilimento, non è rimasto nulla: solo una vasta area abbandonata di fianco alla discoteca “Giardini Sonori”. Il ricordo rimane però negli oggetti e nelle immagini esposti durante la mostra, che ha riscosso un notevole successo. Walter Ferrari e Luigi Lugaresi hanno così deciso di pubblicare i risultati della loro ventennale ricerca sulla mitica “Saunara” in un bellissimo volume, consultabile presso la Biblioteca Comunale Ariostea: Industria Saponiera Chiozza & Turchi Pontelagoscuro, due secoli di storia. Iniziativa editoriale che ha ottenuto pure il plauso del presidente Giorgio Napolitano, cui è stato donato il primo volume.

Ferrari è un vulcano di idee, e ha già in mente nuove iniziative che vorrebbe realizzare con gli amici della Pro Loco. Per questo ha voluto lanciare un appello all’amministrazione comunale affinché conceda al più presto una sede all’associazione: «Vorrei che un giorno il materiale raccolto in cinquant’anni di ricerche su Pontelagoscuro, insieme al prezioso e voluminoso materiale ricevuto in dono da cittadini ferraresi e vicentini, divenisse finalmente fruibile all’intera cittadinanza in una sede degna di tale nome». Un appello ripreso dal presidente Pecorari, che ricorda con rammarico le difficoltà incontrate presso la Circoscrizione 3 per ottenere l’utilizzo della sala “Nemesio Orsatti”: «Ci hanno risposto negativamente perché la sala sarebbe già destinata ‘ad altre attività’. Eppure tra sei mesi le circoscrizioni cesseranno di esistere e ci eravamo già impegnati a gestire la sala gratuitamente, garantendo la totale continuità degli eventi ospitati. Speriamo che l’amministrazione ci venga incontro». Anche perché, aggiungiamo noi, sarebbe davvero un peccato dover seppellire nuovamente nell’oblio il passato ritrovato di Pontelagoscuro.

5 Commenti

  1. Emanuela Bassan scrive:

    Sono una polesana acquisita ed ho letto con molto interesse questa storia di Pontelagoscura e dei bombardiamenti della II° Guerra Mondiale. In effetti, tutte le città con ponti importanti vennero bombardate per fermare la ritirata dei tedeschi. Ho imparato qualcosa che non sapevo, delle sue fabbriche e di com’era. Bell’articolo, belle le foto in bianco e nero e molto interessante l’argomento.

  2. Florio Piva scrive:

    Ormai mi conoscete! Lascio messaggi su molti vostri servizi. Questo perché sono vecchio e voi avete il potere di risvegliare qualche angolo assopito della memoria. Il mio babbo, dopo la classica passeggiata in bicicletta sulla ciclabile della strada di Ponte, mi comperava “un mandulin”, che io adoravo. Quel “Caffè, era sulla piazza acciottolata, a sinistra, guardando la via Coperta, sotto la quale ii fratello di mio nonno materno aveva una rivendita di giornali.
    Grazie di cuore..

  3. anita marzocchi scrive:

    mia mamma era di Ponte, abitava alle 3 ocarine e con me nata nel 44 tenendomi nella “cuscina” si nascondeva nei fossi per sfuggire a Pippo

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