Il Ferrara Buskers Festival è una di quelle sorprese che durano negli anni – siamo alla 26esima edizione – e che lentamente formano l’immagine di una città. Molte delle persone che non conoscono geograficamente Ferrara, se opportunamente stimolate, riconducono alla città un paio di eventi e nella maggior parte dei casi, uno è il FBF. E’ un equilibrio delicato, quello tra questa manifestazione e il suo territorio, perché un po’ soffre dei preconcetti che ne hanno accompagnato la nascita.

Una quasi leggenda metropolitana vuole il ferrarese a disagio con la calata dei piedi neri che irrompono in città durante il festival Buskers. Vuoi il rumore, vuoi i foresti, vuoi tutte le persone che affollano le vie in un periodo delicato come il rientro dalle vacanze o semplicemente la disabitudine all’altro, ma il cittadino estense da copione non ama questa socialità coatta.

E’ una fòla così radicata nel territorio che anche chi non è del luogo ci fa i conti; il disorientamento, in chi conosce un po’ questa manifestazione, a volte nasce da una semplice domanda: ma è vero che Ferrara odia i buskers?

Per capire che non è (del tutto) vero basterebbe farsi una passeggiate per le vie del centro, e guardare in faccia anche i più accigliati signori che fanno capannello davanti gli artisti: tempo due minuti e battono le mani. Ma le impressioni felici non bastano, perché poi c’è da mettere in conto il polverone di pareri contrastanti, la percezione diffidente, i pro e i contro e le chiacchiere da bar.

L’idea è quella di capire se davvero è un festival mal accolto, mal recepito, quasi imposto da una banda di visionari che riescono, di anno in anno, a portare un po’ di musiche a Ferrara. Rebecca Bottoni, direttrice organizzativa del festival, ci pensa un po’, prima di rispondere. E poi comincia un racconto sincopato di come, in passato, le critiche rivolte al festival la colpissero molto: «ho visto tanta disinformazione. C’era chi, per esempio, pensava che il festival fosse finanziato esclusivamente dal Comune, e che quindi urlava allo spreco; ma non è così e basterebbe domandare, informarsi. L’anno scorso abbiamo ricevuto molte critiche. Nel tempo ho capito che non dovevo concentrarmi solo sulla parte negativa, e quindi ho scelto di rivolgere il mio sguardo su quello che va bene, e ho visto la portata dei commenti positivi di chi viene da fuori o di chi, in città, al festival è legato».

E’ chiaro che chi la spara più grossa fa più rumore, ma cercando di isolare il fracasso dalle voci vere, si ottiene una visione inaspettata. E infatti. «Quest’anno il festival è stato in parte itinerante. Venezia, Comacchio e Lugo. Beh, alcune signore sulle settantina mi hanno fermato per chiedermi perchè lunedì [data di Lugo] non ci fossero spettacoli. Il lunedì è visto un po’ come la giornata del ferrarese che, una volta finita la ressa del fine settimana, può godersi gli artisti con più pace. Si sentivano scippate di una consuetudine.»

E racconta anche del tessuto urbano che diventa un tutt’uno col festival, dando il via ad amicizie di lunga data e, a volte, pure a qualche famiglia. Il Buskers ha come pubblico gente di tutte le età. Dice che rispetto ad altre città l’accoglienza di Ferrara è forte, anche se magari all’inizio è un po’ fredda, ma poi si scioglie, perde il suo snobismo provinciale e si lascia coinvolgere. E’ una grossa manifestazione, e con il suo susseguirsi di edizioni si è guadagnata un certo nome che, associato a Ferrara, porta in giro la realtà estense. «Ferrara, fuori, non è molto conosciuta. Se parli con uno straniero e ti chiede dov’è, devi spiegarli che è tra Bologna e Venezia, o tirare fuori Firenze. Con il festival riusciamo a farne parlare»

Ed infatti se ne parla; in questo periodo la città è un via vai incredibile di provenienze. Per chi non è apprezza, è un’occasione per fare vacanza altrove; per altri può essere un’opportunità. A molti commercianti deve sembrare così, visto che Rebecca racconta che la mattina del primo giorno di festival ha notato un’«operosità fuori dall’ordinario, ho visto un dispiegamento improvviso di distese e baracchini per offrire al pubblico birra e ristoro. Noi lavoriamo con i commercianti per cercare di realizzare tutto al meglio, chiediamo loro un sostegno in cambio di pubblicità, potenziamo l’illuminazione, vogliamo rendere visibili i loro esercizi. A volte è difficile, perchè c’è chi collabora da subito e c’è invece chi mugugna e poi pretende, ma la direzione – da organizzatrice – è quella, rendere la città più bella con i servizi collaterali».

In effetti, non solo lontani i ricordi delle serrande abbassate di alcuni commercianti durante il periodo del festival ma, forse complici le ristrettezze economiche, ecco che qualcuno accenna timidamente a tenere aperto la sera. E’ un altro di quegli aspetti che rimanda alla domanda “ma Ferrara odia il festival Buskers?”, perchè a volte è straniante capitare in un centro storico in festa, la domenica, e trovare molti, ma molti, esercizi chiusi. E’ parte di quella leggenda, forse, quella in cui se sei un suonatore di strada o il suo pubblico, non avrai mai spiccioli da spendere in extra.
Per fortuna le cose cambiano.

Rebecca pensa che la percezione di una contrapposizione tra il festival e il suo territorio sia una cosa superata, lo vede nelle nuove generazioni, dice, che sono entusiaste e partecipi; e lo vede anche in quelle che sono qua dai primi anni della manifestazione, che forse non è poi così vero che Ferrara odia il festival Buskers. Certo, ci sono un po’ di opportunità che ancora la città non sfrutta proprio appieno, ma l’atteggiamento è cambiato.

Una frase colta nel giardino del cinema Boldini, quartier generale del festival in questi giorni, è particolarmente calzante: il festival è come un tuo famigliare, come un fratello, lo critichi, lo rimproveri, puoi tenergli il muso, ma quando non c’è, ti manca.

4 Commenti

  1. laura nahum scrive:

    Manifestazione bellissima ed importante,deve continuare ed essere addirittura non itinerante,Comacchio ok,come sempre,ma poi Ferrara e basta,non rischiamo preferiscano poi altri luoghi….W Ferrara Buskers Festival,arrivederci al prossimo anno,e grazie infinite agli organizzatori!!!

  2. Igor scrive:

    Purtroppo le persone che dicono NO ai Buskers sono alla fine quelli che tutto il resto dell’anno si lamentano che non c’è un ca**o da fare a Ferrara. Svegliatevi, dai!

  3. nova scrive:

    a ferrara ci sono manifestazioni che andrebbero sfruttate meglio e non costano tanto come il buskers festival!

  4. Lanfranco Viola scrive:

    Qualche dato per fare CHIAREZZA sul Buskers Festival
    1) la manifestazione, da sempre, non porta TURISMO in città, ma solo escursionisti
    2) Da sempre viene finanziato dal Comune ed anche questa edizione è stata finanziata dall’Assessorato al Turismo (?) con 60.000 euro + 60.000 euro di una sponsorizzazione SPINTANEA di HERA, spa alla quale il Comune evita di chiedere l’esecuzione dei lavori di pulizia di tutte le caditoie cittadine, per la cui voce, paga alla stessa , ogni anno 200.000 euro, per ammissione dello stesso Modonesi.
    3) Non vengono montati gabinetti chimici , in numero adeguato all’afflusso di visitatori,per cui è capitato di trovare deiezioni in ogni dove, quest’anno,persino in una rampa di autorimessa all’inizio di Viale Cavour.( salvo n 3 WC che erano posizionati in Piazza Castello )
    3) Vengono montati chioschi per la Birra, sottraendo fatturato ai bar del Centro.
    e potrei continuare, se realmente qualcuno volesse valutare il livello di insofferenza di segmenti crescenti di cittadinanza.

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