Ecco ci siamo, sono arrivati i Buskers.

Ultimo baluardo a difesa dell’estate. Già già. Perché come ogni buon scolaro di Ferrara sa, dopo i Buskers si torna a scuola.

Ah, la scuola. Inizi le vacanze in Giugno povero studente e già a Luglio in televisione iniziano a bombardarti il pomeriggio con le pubblicità sui nuovi zaini e astucci e  diari con disegnini divertenti che nemmeno ti serve in verità il diario, ora t’appunti tutto sul telefonino, ma fa così Dawson’s Creek scriversi a vicenda tra i diari che  quasi sicuramente sarà l’ultimo accessorio scolastico moderno ad estinguersi.

Fai in tempo ad andare al mare in corriera una dozzina di volte che è già ora dei Buskers.

Quanto mi manca il t9 dei  miei vecchi telefonini. “Stasera andiamo a vedere i Burlers?”

Accidenti si.

E come  ogni anno per la settimana dei Buskers, spuntano qua e la per la città come funghi i “tipi da Buskers”, una rara specie che esce dalle proprie tane solo per questa particolare settimana, per potersi nutrire e poi tornare in letargo per il resto dell’anno.

Il “tipo da Buskers” lo si riconosce subito. Approfitta di questa incredibile settimana per indossare i suoi sobri pantaloni di maglina stile Alì Babà con coloratissime greche africane che se sono greche come fanno ad essere anche africane? Ma questo non importa.

Il “tipo da Buskers” gira scalzo per l’intera settimana. Non gli importa se piove e al Music Park ci sono le sabbie mobili, non gli importa nemmeno di camminare scalzo sui sampietrini o nel “sassolato” , che è scomodo anche se hai le scarpe, di piazza castello.

Lo riconosci subito perché è quello che  si ferma dietro la folla astante in attento ascolto di un gruppo che suona japan melodic beatbox coperto dal suo poncho e cappello peruviano che estrae dal suo zainetto fatto di toppe il diabolo, il devil stick o le bolas (per chi non sapesse cosa sono…ricerca su google funziona sempre) e rimane lì dietro tutti a cazzeggiare in trip con la musica che tanto non è bravo ma è questo il vero spirito del festival.

Il “tipo da Buskers” quando è affamato segue il suo fiuto ferino che attraverso tutta la città lo conduce all’unico baracchino che griglia le pannocchie.

Il “tipo da Buskers” gira sempre in gruppo, una comitiva da grigliata al mare, tutti scalzi, però in città, Ferrara, che tra l’altro è davvero piena di sampietrini.Sembrano volare tra la folla, tutti con i pantaloni da Mc Hammer svolazzoni. E in gruppo sono più organizzati, c’è uno con la chitarra classica scordata, quello con il bongo con la pelle bucata, il pazzoide con la barba bruciacchiata che fa lo sputa fuoco e i classici diabolisti che stanno robe come cinque ore con gli occhi fissi sul loro giochino che fa su e giu e su e giu e su e giù e sembra che siano quasi shaolin laureati con master in busker da quanto sono seri e impegnati.

Che poi non mi puoi fare l’amico della natura bare footer alla Carlo Verdone un saccobbello e poi buttare per terra le cartacce.

Preferisco tenermi i pantaloni normali e gettare i rifiuti nei cassonetti.

Perché lo spirito busker è una cosa che non si acquisisce vestendosi come Aladino in vacanza in Cile.

Però è l’unica settimana dove non li prende per il culo nessuno se escono di casa con il cappello da peruviano.

1 Commento

  1. mariantonietta scrive:

    gia’ dalle prime due o tre righe capisco che sei tu l’autore, bravo Nicolo’, non tutti riescono ad usare l’ironia senza una punta di cattiveria, tu riesci in questo come pochissimi ( i nomi gia’ te li ho detti) certo ora non montarti la testa, non e’ che parli del senso della vita, pero’ c’e’ tempo, c’e’ tutto il tempo che ti serve per crescere. Io aspetto, tu non smettere.

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