La prima bancarella che incontri andando verso il Reload è quella di Abib. Abib si fa su e giù per l’Italia di festival in festival con la sua bancarella. Era stato anche all’High Foundation, ma il Reload gli piace di più, sarà per la musica, l’atmosfera e le persone che ci vengono, e lui e uno che a Ferrara ci torna spesso durante l’anno (poi sempre a lamentarsi ma se uno ci fa caso ci saranno almeno quattromilamiliardi di festival a Fe). Ci vado spesso al Reload, ma sono talmente ebete che non mi faccio mai la tesserina che se prendi dodici birre ti regalano la maglietta. Ci vado talmente spesso che mi sono accorto che  oltre alla musica il festival ha una particolare e raffinata attenzione verso l’arte plastica e pittofotografica (brutto neologismo). A lato palco un installazione di Alessio Guerra intitolata installazione nucleare, poco più avanti su una collinetta esposizioni fotografiche, piramidi di non luoghi in bianco e nero di Daniele Cestari. Me ne aveva parlato già un po’ lo “Zio” perché era suo amico. Daniele è un architetto e queste foto non sono altro che la base per le sue rielaborazioni sulla tela di luoghi non luoghi. Scorci di paesaggio che potrebbero essere ovunque nel mondo ma che sono caratterizzati solamente dalle persone che lo popolano.

Ma allora c’è un inconscio collegamento con il luogo non luogo dove si tiene il Reload? Nel 2008 sei anni fa la prima edizione fu fatta in via delle erbe, dopo l’interessamento del comune l’anno successivo venne spostata dove è attualmente. Il Monte Agnone. O montagnone se siete dei puristi. Tra i bagni ducali e l’ex dazdramir. Come dire a metà tra la democrazia cristiana e il diavolo. Una zona che lentamente grazie alle attività sostenute dal comune (vedi Sonika e Reload) si sta con la calma che ci vuole per queste cose rivalutando. Ci vado talmente spesso al Reload che c’ero anche sabato durante quel simpatico acquazzone che ha sradicato come fossero fili d’erba, alberi in giro per la città. Ma tutto bene. Marco del comitato Reload  era dispiaciuto perché la gente ,povera, si bagnava, ma tranquillo che nessuno punta il dito e fortuna che nessuno è sprofondato nelle sabbie mobili o gli si è fracassato un albero addosso. Comunque sia il palco è stato asciugato con i potenti mezzi a disposizione (luce del sole). E la serata di domenica che per questi motivi non è stata fatta verrà probabilmente recuperata dopo quella di domenica 21, in teoria l’ultima del programma.

Foto di Lucia Ligniti

Ma già che c’era lì Marco gli si è chiesto il perché iniziare sei anni fa con un progetto del genere. Io pensavo che bene o male fosse come l’estivo del Pub Weizen. Beh si, più o meno non avevo sbagliato di molto. L’idea è partita da Bobo il proprietario del Weizen. E’ nata così, assolutamente dal nulla. Si vede però che come idea piaceva perché il comitato organizzatore, composto da sei persone ha poi dato vita a sei edizioni, sempre più apprezzate. La parte ristoro è affidata alle esperte mani del Weizen, che si porta le spinatrici da casa/pub quindi non è la classica birraccia bionda che sa d’acciaio che bevi solitamente in giro. La parte della sicurezza ed organizzazione, la spina dorsale vera e propria, è gestita da due ragazzi, tra cui Marco di Gorilla Eventi. La parte che si occupa del palco, il fonico, le luci, il grafico la fanno una ragazza e un ragazzo. Lui si chiama Roberto, ma è conosciuto da tutti come Fusco. La musica non ha un genere particolare che porta l’ascolto ad essere sempre omogeneo di sera in sera. Blues, rockabilly, funk, punk, reggae latin.

L’unico filo conduttore è l’essere gruppi emergenti italiani. Sopra quel palco nel tempo ne saranno passate, a dire, almeno centoventi di band che da tutta Italia stanno iniziando a muoversi nel magico mondo cannibale della musica. Poi uno pensa che ci sono stati anche ospiti con la O maiuscola di Ozpetek. Come per esempio Frankie Hi Nrg Mc. Quindi la domanda: ma… a parte le band emergenti… cheppercaso nella prossima edizione ci sarà qualche ospitone? Io, in quanto esterno non posso alludere a nulla quindi lascerò la domanda in balia del tempo con solo un emoticon a lasciare una lieve speranza. 🙂

Il Reload per me ci sta. Rivaluta una zona della città che sennò sarebbe deserta e invece è un bel posto davvero dove organizzare queste cose e fare una serata fuori con gli amici. L’ambiente amichevole e privato ti dà una sensazione di privacy e benessere che non è facile trovare in giro per festival, lo dice pure Abib. E poi c’è il caso che il mezzo al tumulto di gente seduta al tavoli con piada e birra in mano si incontrino i Vaccines o i Kings Of Convenience, come è capitato dopo le rispettive date di Ferrara Sotto Le Stelle. Sempre se ritornano a suonare da noi. Ormai è come se fossero degli habitué. Come mé.

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