Immagina di avere degli amici, dai non dovrebbe essere difficile. Poi immagina di avere delle idee che vorresti condividere, non solo con loro ma assieme a loro. Poi immagina di decidere assieme ai tuoi amici di fondare una rivista gratuita, uno spazio aperto votato allo scambio. Fatto? Prova infine a immaginare: che nome sceglieresti per questo spazio?

Ci sono alcuni ragazzi modenesi che nel 2009, dopo aver immaginato le stesse cose, sono arrivati ad una conclusione, “MUMBLE:”. Cosa significa? Lo racconta Emiliano Rinaldi, trentaseienne copparese, collaboratore storico di quella redazione inizialmente improvvisata, diventata ora un buon punto di riferimento per tanti giovani e non più così giovani, emiliani e non più così emiliani.

«Nei fumetti mumble è il rumore che fanno i pensieri, un’espressione nata con Paperon de Paperoni, inventata dal disegnatore Carl Barx». E i due punti? «I due punti stanno a significare che il pensiero comincia ad esprimersi da lì». Genesi e finalità dell’iniziativa: «il progetto è nato tra persone che si conoscevano da anni, ex compagni di scuola che condividevano la stessa esigenza: dare voce al loro territorio, creare uno spazio pubblico di discussione e confronto, all’interno del quale chiunque potesse partecipare con la propria esperienza, la propria curiosità».  É nata dunque una redazione pollaio, uno sfogatoio? Il rischio di spalancare le porte al flusso, soprattutto quando non si lavora solo sul cartaceo ma anche sfruttando il web, è pur sempre quello: ritrovarsi sommersi di luoghi comuni, battibecchi sterili, frustrazioni e recriminazione irose. «Chiunque può partecipare a meno che non proponga delle schifezze incommensurabili, contenuti non verificabili o atteggiamenti non corretti» specifica Emiliano con un sorriso. Dunque accoglienza, disponibilità e buon senso (niente a che vedere con la censura): questi gli ingredienti che hanno permesso a “mumble:” di crescere e diventare quello che oggi è: un giornale cartaceo distribuito in tutta la regione (a Ferrara lo si trova presso il dipartimento di architettura e in via Ragno, al circolo Zuni), un sito online aggiornato quasi quotidianamente, capace di spaziare con intelligenza attraverso i più diversi argomenti, di investigare tematiche poco conosciute, di offrire un megafono a chi ha qualcosa da dire ma poche orecchie ben disposte nelle immediate vicinanze.

Foto di Giacomo Brini

Sembra poco? Ecco la ciliegina sulla torta: “mumble:”, attraverso i contatti costruiti negli anni e la duplice piattaforma di cui dispone (cartacea e online), ha saputo raccogliere per la ricostruzione post-terremoto qualcosa come 40mila euro. «Io mi avvicinai alla redazione qualche mese dopo la sua fondazione – ricorda Emiliano -: da allora il nucleo dei collaboratori assidui è rimasto per lo più invariato, ma fin da principio si è cercato di coinvolgere più persone possibili, sviluppando sinergie con tantissime associazioni e realtà, piccole e grandi, anche fuori regione. Dopo lo scosse dello scorso maggio, la rete che avevamo creato attorno al giornale ha dato vita a un bellissimo circuito di solidarietà». Ognuno ha contribuito a modo suo: c’è chi ha scritto un libro – è il caso di “Fratture”, edito da Edis Colombini, realizzato dall’incontro di cinque testate indipendenti regionali -, chi ha organizzato sulle rive del lago di Garda una sorta di tango-rave di beneficenza. Le donazioni sono state convogliate verso tre progetti:  la ristrutturazione della scuola elementare di Camposanto, nel modenese; la riapertura della sala prove Lato B di Finale Emilia; la riparazione del liceo di Crevalcore, in provincia di Bologna – «perché dalle notizie diffuse dai media sembra che nel bolognese il terremoto non sia mai accaduto, invece in diversi Comuni ha causato danni di tutto rispetto, che purtroppo sono stati ignorati» – . Con buona pace di Canetti (“chi vuole pensare  deve rinunciare a darsi da fare”, scriveva il premio Nobel ne “La tortura delle mosche”), i ragazzi di “Mumble:” hanno dimostrato una volta di più la potenza del pensiero tradotto in azione. Dalle divagazioni sul green-porno (novembre 2012, numero 33), dalle settanta variazioni sul tema del sugo alla bolognese (speciale 2013), al ripristino di un’aula scolastica il passo sicuramente non è breve, nemmeno facile. Ma è fattibile, tanto da essere già stato fatto.

Dopo un paio di ore trascorse assieme ad Emiliano a parlare degli innumerevoli approfondimenti e progetti della redazione (dalla serie dedicata alle leggende popolari emiliane, “Draghi nella fumana”, alla partecipazione al Primavera Sound festival di Barcellona) la riflessione sorge spontanea.

Le espressioni tipiche del linguaggio dei fumetti sono solitamente delle onomatopee: l’acqua bevuta tutta d’un fiato si esprime col “glu glu”, dal bacio degli innamorati schiocca lo “smack”, la fatica fisica si esterna con “pant!”. Anche “mumble” nella lingua inglese ha origine onomatopeica, proviene da un verbo che significa brontolare, borbottare; ma come ben si può intuire l’associazione di questo suono al pensiero è completamente convenzionale. Il cervello, quando lavora, lavora silenziosamente, tra gli organi umani è piuttosto lo stomaco ad esprimersi per mezzo di brontolii e borbottii. E proprio a uno stomaco viene facile associare l’operatività di “mumble:”, una rivista che catalizza, metabolizza e trasforma energie. Un grande imbuto che assimila idee e le traduce in realtà.

1 Commento

  1. Alberto scrive:

    Ma questa rivista esiste ancora?

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