Guardando l’orologio, con le due grandi lancette nere su sfondo bianco, e con qualche ciuffo d’erba spuntato lassù, a una ventina di metri d’altezza, verrebbe da pensare che il meccanismo funziona ancora. In realtà è solo una coincidenza: è mezzogiorno meno dieci, ma le lancette non si muovono di lì, da quelle 11 e 50 che una volta ricordavano ai grossisti e ai clienti che era quasi ora di andare a pranzo, visto che le porte stavano per chiudere. Però quelle lancette, entrambe spostate sul quadrante sinistro dell’orologio, attirano ancora l’attenzione: sarà che sono l’unica cosa, insieme a una tapparella aperta di una trentina di centimetri e un tubo arancione, sempre a sinistra, che ‘rovina’ la perfetta simmetria dell’edificio. Simmetria che sicuramente un tempo era molto meno evidente, dal momento che fino a trent’anni fa, quella palazzina vuota e dalle finestre murate era piena di gente, dentro e fuori, che veniva per comprare frutta e verdura. L’ex mercato ortofrutticolo di corso Isonzo, con la sua palazzina verde che oggi fa da cornice al grande parcheggio, era fino alla fine degli anni ’80 il cuore del commercio di prodotti alimentari in città: era il 1989, infatti, quando il mercato chiuse i battenti, per trasferirsi in via Arginone, dove ancora oggi i commercianti di frutta e verdura vanno a rifornirsi.

A trent’anni dalla chiusura, la palazzina razionalista sembra aver dimenticato la propria storia: oggi porte e finestre del primo piano sono state murate per evitare ingressi abusivi e soprattutto per fermare i piccioni, che sono però riusciti a trovare un varco in un vetro rotto, nel piano di sopra, e in diversi buchi nelle pareti. Spostandosi sul lato destro, osservando l’edificio dal parcheggio, c’è un cumulo di rifiuti: una stufa, un divano, due portaombrelli e alcune bottiglie di birra vuote, di marche dell’Est Europa. L’altro lato, quello sinistro, è meno esposto, perché gli autobus arrivano a parcheggiare a pochi metri dall’edificio: qui c’è ancora un campanello, in cima a una piccola scala, che però non funziona più. E la stessa cosa vale per gli altri due campanelli, a fianco dell’ingresso principale dell’edificio, quello che si affaccia su corso Isonzo. Qui la porta non è murata, ma chiusa da una saracinesca, con gli orari ancora affissi: 6-12 e 15-18. E c’è anche un cartello, un po’ nascosto in basso, che suona piuttosto curioso, almeno considerando la funzione che aveva la struttura: “Vietato uscire con merci acquistate in mercato”.

Foto di Giacomo Brini

A pochi metri dall’edificio, una serie di mondi diversi si incrociano tutti i giorni: dagli autisti degli autobus che si incontrano nel circolo dopolavoro, ospitato da una palazzina dello stesso verde di quella dell’ex Mof, ai ferraresi che tutti i giorni lasciano l’auto nel maxi parcheggio che, con qualche macchina posteggiata in maniera poco ortodossa, sfiora i 500 posti, dagli studenti che aspettano l’autobus in Rampari di San Paolo ai ‘proprietari’ delle birre dalle marche dell’Est Europa. E poi ci sono i camperisti: alcuni vanno e vengono, altri si vedono spesso nel grande parcheggio, e un camioncino giallo e verde ha praticamente trasformato l’ex Mof nella sua casa. Per un motivo o per l’altro, almeno un migliaio di persone passa quotidianamente di lì, guardando distrattamente quel vecchio edificio fatiscente. 

Ma cosa nasconde la palazzina razionalista che risale alla metà degli anni ’30? Le pareti della struttura sono affrescate dal maestro bondenese Galileo Cattabriga, artista che incuriosì anche Mario Soldati, tanto da portarlo in corso Isonzo a visitare gli interni della palazzina. Il problema è che per vedere quegli affreschi bisogna farsi largo tra il guano di piccione – nonostante molte finestre siano state murate, i volatili continuano ad entrare da vetri rotti e buchi – e il degrado a cui la struttura si è inevitabilmente lasciata andare, visto il mancato utilizzo.

Foto di Flavia Franceschini

Una situazione di cui è stata testimone l’artista ferrarese Flavia Franceschini, che due mesi fa si è affacciata all’ingresso principale della palazzina, scattando alcune foto tra gli spazi della saracinesca divelta. “E’ un’immagine piuttosto choccante – spiega – che comunica uno stato di incuria e di degrado totale. Si tratta di una delle palazzine del ‘900 più belle di Ferrara, che ospita gli affreschi di Cattabriga, ma quello che si nota prima di tutto è il guano di piccione. Capisco che, dal momento che la struttura è inutilizzata, oggi non sia possibile conservarla perfettamente, ma tra la conservazione e lo stato pietoso in cui versa la palazzina c’è una bella differenza… insomma, visto il valore storico della struttura, penso che la città dovrebbe fare il possibile per provare a recuperarla”.

Ma ci sono possibilità di rivedere questo importante edificio com’era trent’anni fa?
“Oggi non c’è un progetto specifico di recupero della palazzina – spiega l’Assessore all’Urbanistica Roberta Fusari – che è però inserita nel progetto di restyling dell’area che va dall’ex Mof alla Darsena”. Nel 2011, infatti, il Consiglio comunale ha approvato tre piani di riqualificazione urbana, che riguardano l’area dell’ex mercato ortofrutticolo, quella dell’ex Amga e il palazzo degli specchi. “Per  l’ex Mof – riprende l’assessore – l’obiettivo è quello di espandere il centro storico oltre le mura, fino all’area MEIS-Darsena”. Come cambierà la zona? In sostanza, il progetto, frutto di un lavoro della Politecnica di Modena e dello studio Benish, prevede la nascita di una grande piazza, con una serie di palazzine a uso pubblico, negozi di vicinato e un’area residenziale. Sotto la piazza che nascerà al posto dell’attuale parcheggio, è previsto un posteggio interrato, su due piani, per lo stesso numero di posti disponibili oggi, 450. Il problema è che si tratta di un’opera molto onerosa, e che richiede l’intervento di investitori privati. “Confidiamo nel fatto che il mercato si riprenderà – spiega l’Assessore – e che riusciremo a portare a termine questo progetto che estenderà il centro di Ferrara fino all’area ex Mof e alla Darsena”. Un auspicio condiviso anche dai cittadini che, tra i tanti che ci passano ogni giorno, buttano un occhio a quella palazzina verde.

3 Commenti

  1. MkR70 scrive:

    “Oggi non c’è un progetto specifico di recupero della palazzina” – traduco: l’amministrazione pone in secondo piano l’esistente. Lo stesso vale per i 26.000(!) mq di residenziale previsti dal nuovo piano: con un centro storico pieno di unità abitative inutilizzate o in degrado, la risposta più sensata è costruirne di nuove? “Espandere il centro storico” è formula elegante per: “cementificare”

  2. Paccardo scrive:

    In attesa di link migliori da parte dei nostri amici architetti: http://www.urbanpromo.it/nuovosito/uploads/moduli-allegati-08/Stu_Ferrara_Immobiliare.pdf

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