In una sera di fine maggio, a Ferrara, ho scoperto una cosa nuova e in una certa misura sconvolgente: giocando a Subbuteo ci si può anche infortunare. A raccontarmi dinamica e circostanze di tale rarissima eventualità è stato Filippo Rossi, presidente del club di appassionati ferraresi di Subbuteo: in un match decisivo del campionato nazionale di serie B, a cui il club Subbito Gol ha preso parte, il suo compagno di squadra Alfonso ha esultato troppo vigorosamente, riacutizzando un problema alla spalla che si era procurato giocando a pallavolo. Partita persa e addio alla serie B faticosamente conquistata due anni prima. Nell’anno che ha visto diverse squadre ferraresi salire di categoria – Pallacanestro Ferrara, 4 Torri Volley, New Team – purtroppo il Subbuteo estense si è visto relegare di nuovo in serie C dopo due anni. Un fatto che Filippo e gli altri giocatori sembrano aver preso con la giusta dose di filosofia, pur dimostrando una comprensibile delusione.

Oltre a sorridere di fronte all’immagine di un giocatore di Subbuteo infortunato, durante le mie due ore e mezza passate in compagnia degli appassionati di Subbito Gol ho imparato molte altre cose. Innanzitutto che la grande comunità del Subbuteo è divisa in due correnti che non esiterei a paragonare a veri e propri culti religiosi: da una parte l’ortodossia degli appassionati duri e puri, quelli del Subbuteo vecchia maniera, dall’altra la pratica moderna del cosiddetto calcio da tavolo, una variante messa a punto per rendere il gioco più “giocabile”, almeno agli occhi di uno spettatore non esperto. Quando, con profonda ingenuità, chiedo dove stia la differenza, Filippo, Francesco e Angelo rispondono quasi all’unisono: “Nei materiali”. Ad esempio porte e portieri sono in ferro per evitare di doverne comprare a decine. Poi ci sono anche piccole differenze regolamentari. Questioni di lana caprina agli occhi di una persona qualunque, tuttavia centrali per i subbuteisti: sul sommario campione statistico da me indagato non c’è nessuno che ammetta di praticare entrambe le specialità.

Gli appassionati ferraresi del club Subbito Gol si dedicano a quello che in termini tecnici è calcio da tavolo ma loro lo chiamano Subbuteo, un po’ per comodità, un po’ perché il gioco tutto sommato è sempre quello e non c’è motivo di chiamarlo diversamente. Questo gruppetto di accaniti giocatori, da ormai dieci anni si dà appuntamento ogni venerdì sera alle 20.30 all’Area Giovani di via Labriola, per far correre in punta di dito calciatori di plastica con basi in pvc su panni verdi che assomigliano molto a quelli da biliardo. Ricreando così una magia che viene dagli anni Sessanta e che è determinata a sopravvivere anche al seducente richiamo delle simulazioni virtuali. La storia del club però inizia prima, precisamente nel 1996, quando il poco più che ventenne Filippo Rossi mette in piedi nel suo garage un paio di tavoli da gioco e inizia a ospitare gli amici. “Ho visto per la prima volta il Subbuteo quando avevo ero bambino, a casa di un amico. Ricordo che c’era grande fermento per i Mondiali del 1982 e si giocava parecchio, soprattutto in parrocchia. Di fatto era il Pes dell’epoca”. Come dargli torto: non sembra un caso che la maggior parte di giocatori del club sia nata attorno alla metà degli anni Sessanta e abbia conosciuto il gioco nella decade successiva, nel momento di massimo splendore.

Tra di questi c’è Angelo Di Gennaro, che mi viene presentato come il direttore sportivo del team. Napoletano di nascita, mostra un genuino gusto per la retorica. Si avvicina e mi spiega che il Subbuteo non ha proprio nulla da invidiare a qualsiasi altro sport, anzi, ha qualcosa in più: “Qui puoi iniziare e misurarti già il giorno dopo con il campione del mondo. E il bello è che tutti vogliono vincere, il coinvolgimento è fortissimo”. Mi viene naturale chiedere quanti gol separino un novizio da un campione dal mondo. Risponde Filippo: “Dieci, anche dodici”. Neanche il tempo di finire la frase che dietro di lui si sente Alfonso fare “eeeeeeh!”, con l’evidente intento di ridimensionare la stima del suo presidente. Considerato il mancato accordo sui numeri, ci pensa Angelo a elencarmi le qualità necessarie a diventare un campione del mondo di Subbuteo: “Precisione, forza, tattica, concentrazione, pazienza, volontà, capacità di elaborare una strategia. Un giocatore normale può tenere testa a un campione per un tempo da quindici minuti, ma alla lunga crolla. Non è semplice stare sul pezzo contro certi fenomeni”. Filippo aggiunge: “Non è tanto diverso dal calcio: se contro un giocatore forte hai quattro occasioni da gol non puoi permetterti di fallirle”.

Foto di Lucia Ligniti

Torniamo alla storia: lunghi anni spersi a giocare partite in un garage e a partecipare a singoli tornei convincono Filippo e compagni a mettersi alla prova con sfide più ambiziose: nel 2003, anno del trasloco ad Area Giovani, la squadra di Subbito Gol si iscrive alla FISCT (Federazione Italiana Sport Calcio da Tavolo) e prende parte al suo primo campionato di Serie C. È una realtà complessa quella del Subbuteo, che comprende oltre sessanta squadre provenienti da tutta Italia e oltre seicento giocatori. I campionati a squadre si tengono in due distinte giornate in una località stabilita dalla federazione: lì, nell’arco di un weekend si disputano decine di partite per stabilire le classifiche e le conseguenti promozioni e retrocessioni. Le due gite di quest’anno a Chianciano Terme non hanno dato grandi frutti per la squadra ferrarese, che si è vista relegare di nuovo in terza serie dopo la storica promozione del 2011. “È stata comunque un’esperienza positiva – mi dice Filippo – perché ce la siamo giocata fino in fondo. Siamo stati un po’ sfortunati, in molti casi ce la siamo giocata alla pari e in una partita ci è stato annullato un gol per fuorigioco che poteva essere determinante”. Non posso fare a meno di chiedergli come funzioni la regola del fuorigioco nel Subbuteo. Filippo si avvicina a uno dei tavoli, momentaneamente non occupato dai suoi compagni, e mi spiega il tutto con la stessa pazienza di quello che allo stadio deve spiegare i principi dell’offside alla sua ragazza.

Al di là dei cavilli regolamentari, a fare la differenza tra la squadra di Subbito Gol e le sfidanti è la consistenza dei giovani in rosa: attualmente il club non può contare su giocatori “under” da mandare nella mischia. “I giovani fanno la differenza, sono rapidissimi e sanno sempre come metterti in crisi. Il problema è trovarli, nell’epoca dei videogiochi non è facile farli appassionare. E anche quando si avvicinano si pone il problema di convincere i loro genitori a portarli ai tornei, molti smettono perché non hanno sostegno. In alcune città, tipo Napoli e Catania, ci sono vere e proprie scuole che crescono generazioni di campioni. Noi su questo dobbiamo lavorare molto, ma siamo fiduciosi”. Filippo conta molto sui due “under” che stanno crescendo all’interno del suo club: Emanuele e Sebastian. Il primo ha già conseguito risultati importanti e nella sera della mia visita schierava una curiosa formazione di All Stars composta dai migliori talenti del calcio europeo, tra cui Messi e Cristiano Ronaldo. Gli altri, i grandi, mi sono sembrati più tradizionalisti nel momento di esibire il contenuto delle loro valigette: Alfonso da napoletano non può che mandare sul tappeto verde il Napoli di Maradona e Careca, con tanto di scudetto e Coppa Uefa disegnati sulle basi. Filippo predilige la Juventus del 1996, Francesco invece si affida al Grande Torino di Valentino Mazzola. Per la prossima stagione il club conta di dotare tutti i suoi effettivi di squadre con la livrea di Subbito Gol, per aggiungere un pizzico di stile. Altri propositi? “Fare una buona stagione e continuare a reclutare giocatori, sperando che i nostri migliori non ci lascino”.

Purtroppo durante la mia visita non ho avuto modo di conoscere alcuni personaggi chiave di Subbito Gol, tra gli altri Alessandro Billi e Jacopo Feletti. Il primo è il miglior talento del gruppo e attualmente è 37° nel ranking nazionale. Il secondo è addirittura 9° assoluto nella categoria Veterani e ricopre la carica di allenatore della squadra. Filippo mi spiega che si sono presi una piccola pausa dopo la delusione della retrocessione, a testimonianza di quanto l’evento sia sentito. Questo mi induce a chiedere se nel Subbuteo esistano le polemiche: “Assolutamente sì, – interviene Angelo – ci sono molte controversie, perché il gioco è molto veloce. Si protesta e la federazione spesso multa e sospende i giocatori che non si comportano a modo. A Chianciano uno è si è beccato una squalifica per aver dato un calcio a una sedia”.

5 Commenti

  1. Franco Colla scrive:

    Mitico ! Non sapevo che ci fosse un club Subbuteo a Ferrara…c’è se sempre qualcosa di nuovo da scoprire in questa città !

  2. nicola scrive:

    bravissimi! bell’articolo Alessandro. Ora se vuoi approfondire il movimento Subbuteo che in Italia ha ripreso gran spinta, ti aspettiamo nella sede dell’OldSubbuteo Astra Alcool Ferrara!!!

  3. Pippo scrive:

    Grazie Alessandro per lo splendido articolo! Approfitto poi di questo spazio per ricordare che tutti i venerdì sera dalle 20,30 le porte di Area Giovani sono aperte per chi volesse provare a giocare a calcio da tavolo subbuteo, con i ragazzi del Subbito Gol Ferrara che mettono a disposizione gratuitamente materiale di gioco e la loro competenza per insegnare questo gioco/sport fantastico! per informazioni visitate il sito http://www.subbitogol.it oppure contattatemi alla mia casella di posta elettronica presidente@subbitogol.it Filippo Rossi (Pippo)

  4. Letuall scrive:

    Sembra di essere sul campo da gioco in quelle foto…spettacolo!!!

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