“Confidarsi con qualcuno, questo sì è veramente da pazzi”.

Così parlò Pirandello. Al primo piano di una casetta deliziosa nel cuore della Ferrara medievale, la dottoressa Ruiba e la dottoressa Chiereghin ci aspettano con un sorriso, nonostante l’agenda fitta di impegni. Lavorano come formatrici e consulenti in scuole, aziende, associazioni di tutta la provincia di Ferrara e Rovigo. E sono una fucina d’idee. L’ultimo progetto è lo Psicodivano. Lo studio delle due psicologhe è luminoso e accogliente, travi a vista e librerie bianche. Il divano c’è davvero. Rosso fuoco. Rosso viene dal latino “rutilus e ruber” , sangue e vita. E’ il colore del sangue e dell’energia vitale. Battito cardiaco e forza di volontà, sangue e fuoco. Lo proviamo, o meglio, ci sprofondiamo dentro, in mezzo a cuscini a forma di cuore.

Ma che cos’è lo Psicodivano? “E’ un progetto ambizioso: la nostra idea è liberare la psicoanalisi dal marchio della malattia, non affrontandola dal solito punto di vista salutistico. Quello che vogliamo è portare la psicoanalisi fuori dal clinico”. Ma fuori dove? “Winebar, ristoranti, palestre, biblioteche”. Dal divano ci si alza e si esce fuori davvero: gli psicohappyhour, gli incontri alla biblioteca Ariostea, gli esercizi di respirazione e rilassamento in piscina sono alcune delle attività del progetto. Sara Ruiba mette i capelli dietro le orecchie e spiega meglio: “ Questo contesto di lutto e trauma alla lunga stanca”. O, come minimo, spaventa. “La psicoanalisi è sempre stata associata alla malattia e all’insano. Alla follia. Etichettare i problemi della vita sempre e solo come malattie è limitante”.C’è bisogno di sdrammatizzare insomma. Perché tirar fuori il proprio Es può essere anche piacevole. Parlare con uno spritz in mano può essere pura psicoanalisi? Certo. “Anche quando lo spazio che accoglie e il tono con cui si affrontano le situazioni sono informali, il dialogo è sempre guidato e mediato da noi”. E non solo. “Chiamiamo anche esperti in ambiti diversi: dietisti, fisioterapisti, nutrizionisti”.

Lo Psicodivano è un progetto dell’associazione Sinapsi, fondata da Chiereghin e da Ruiba, nata con l’intento di formare professionalmente. Una formazione tecnica e teorica effettiva, non un diploma di partecipazione. Cosa che in tempo di crisi non è poco. Il corso per assistente alla poltrona è stato un successo. Non così quello per le buste paga, che non ha avuto il richiamo sperato. Infatti c’è più di un però. “Si iscrivono tutti fuori da Ferrara, addirittura ci chiamano dal Trentino e dalla Sardegna. Noi chiamiamo esperti e professori che istruiscano davvero. Essere esperti nella propria disciplina non basta: se il miglior professore d’economia non sa interagire con chi ha davanti, è scartato, il suo è un insegnamento monco”. Imparare una professione può essere decisivo. Non solo per trovare lavoro, ma per ridare senso ai propri giorni. A volte è tutto qui.

Martina Chiereghin continua a intrattenerci sullo psicodivano: “Avevamo pensato a tre aree tematiche, le più complesse. Così sono nati i tre angoli: il rosso, il blu e il giallo. Quello rosso per i rapporti d’amore, quello blu per il benessere emotivo (stati d’ansia, attacchi di panico, problemi autostima), e quello giallo per la famiglia e la scuola, per gli ardui rapporti tra genitori e adolescenti”. Quello che ha avuto più successo? Sara Ruiba sorride e alza gli occhi al cielo:“ Tu che ne pensi?”

Foto di Astrid Nielsen

Sì. Parlare d’amore piace a tutti. Specie quando si ha il cuore un po’ sbeccato. E’ forse il minimo comune denominatore dell’essere umano. Tutti soffrono, i mollati e chi molla. La perdita non è sempre passiva: si può essere in lutto anche quando l’assassino sei tu. “Sì, ma non è un incontro dove si fa a gara di chi sta più male” taglia corto Sara Ruiba” non è che riuniamo i mollati anonimi. Gli incontri sono opportunità per conoscersi, confrontarsi, ascoltare, essere ascoltarti. Può essere anche divertente”. Come il cinema, catartico per definizione. Il cinema come metafora della vita, come fonte e riflesso del proprio pensiero, così la vedeva Truffaut. E le due dottoresse l’hanno applicato alla psicoterapia inventando lo psicocinema: cinque incontri (7,14,21,28 maggio e 4 giugno, dalle 18-19:30 in via Cortevecchia 38) di tavola rotonda, di discussione intorno ai film preferiti e ai personaggi chiave in cui ci identifichiamo. Verranno proiettati estratti di film emblematici, scene mitiche, per trarre spunti e parlare dell’eterno conflitto maschile/femminile.

“Ovviamente vengono quasi solo donne.” Nessuna sorpresa. Chissà perché gli uomini sembrano essere più restii a chiudere la porta alla rimozione, a mettersi in gioco. Il dilemma dei giorni nostri è proprio quello di giocare con la rimozione: sappiamo bene, da Freud in poi, dove va a finire il rimosso. Ansia, stress, fobie, problemi di autostima, attacchi di panico. Sono solo alcuni dei sintomi delle società nevrotica evoluta.

Sul sito internet http://www.psicodivano.com c’è anche la presentazione di un corso di trucco. “Vieni con il tuo beauty-case” suggerisce. Troppo banale parlare di frivolezza, nome odioso dato a preoccupazioni legittime perché corrispondono a bisogni reali: il maquillage è un ornamento del sé. La prima stanza che un depresso trascura è il bagno. E il primo oggetto che fugge è lo specchio. Anche le donne delle caverne conoscevano il valore ludico e benefico del maquillage. Belle fuori e belle dentro non è un slogan di una pubblicità di deodoranti. Solo i moralisti possono demonizzare la vanità: i sentimenti sono importanti per la loro importanza sociale e la vanità è ricerca dell’approvazione degli altri, nelle grandi cose si chiama amore per la gloria, nelle piccole un bel mascara ciglia di bambola.

3 Commenti

  1. Francesca scrive:

    Interessantissimo progetto! Bravi ragazzi che trovate e mette in evidenza esperienze intelligenti e originali da diffondere e promuovere!

  2. Sara Macchi scrive:

    Grazie. E siamo solo agli inizi! Stay tuned.

  3. Matteo scrive:

    Interessante!!!

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