Ho sempre avuto l’impressione che certe idee, certe emozioni, certi ideali esistessero intorno a noi indipendentemente dal periodo storico. Questa volta, con il sorriso sulle labbra, mi sono reso conto che è proprio così.

Abbiamo incontrato Laura Magni e Giorgio Rimondi, due delle menti creative dietro il grande progetto degli anni 80 conosciuto come Luci della Città, una rivista stampata in proprio che si prefiggeva di raccontare le storie della nostra Ferrara e aveva come fine il voler aprire finestre sul mondo, e far conoscere una realtà cittadina forse piccola e chiusa come la nostra. Il fil rouge che si srotola negli anni e che separa quel 1985, data di uscita del primo numero dalla rivista, da questo Aprile 2013 è quello che lega Luci della Città al nostro Listone Magazine.

Ma andiamo con ordine.

Torniamo al 1985 per conoscere il promotore e ideatore originale di questo progetto, Stefano Tassinari, scrittore, musicista, poeta, giornalista e filantropo, grande figura carismatica, intuitiva e con un’immensa voglia di creare e realizzare qualcosa di nuovo. Tassinari, purtroppo scomparso l’anno scorso (a lui dedicata la splendida aula magna della Scuola di Musica Moderna, in cui siamo ospitati per questo incontro), era una figura trasversale della cultura ferrarese, sempre alla ricerca di nuovi modi per condividere e divulgare conoscenze e idee. Ed è da questo che tutto inizia. Di ritorno da un viaggio in Nicaragua, dopo la fine della dittatura, si rende conto che è arrivato il momento di fare qualcosa, c’è del fermento a Ferrara in quegli anni, ci sono storie che dovrebbero essere raccontate, ci sono intellettuali, scrittori, musicisti, grafici che hanno bisogno di una piazza, di una finestra aperta su di loro per potersi far conoscere e per condividere le loro abilità. Il momento è quello giusto. Tassinari allora inizia a contattare amici e conoscenti, persone con qualcosa da dire e con la volontà di realizzare un grande progetto. Laura Magni è una delle prime persone che iniziano a lavorare sul progetto e Giorgio Rimondi arriva poco dopo, sono queste le tre “anime” che all’inizio fungono da big bang primordiale per Luci della Città.

Ma facciamo prima un altro piccolo passo indietro, spostiamoci qualche anno prima dell’85 giusto per accennare alla Cooperativa Charlie Chaplin, fondata da Carlo Castellani e nella quale Stefano Tassinari si è formato, diventandone anche il presidente. La Cooperativa si occupava di editoria, con pubblicazioni di testi scientifici e divulgativi: ricordiamo l’uscita dell’importantissimo volumetto Ferrara Service che offriva per la prima volta una guida dettagliata della città e della provincia con la segnalazione dei maggiori luoghi di interesse storico culturale e naturalistico. Bene, dopo tutto questo, sarà la Cooperativa ad editare Luci della Città.

Torniamo alla storia.

E’ il 1985 ed esce il primo numero di Luci della Città. Ci facciamo raccontare da Laura e Giorgio come era costruito e come era realizzato. All’inizio ci sono stati degli ostacoli oggettivi alla realizzazione, primo fra tutti il problema economico, Luci nasce senza appoggi finanziari, editoriali, politici o promozionali, è un vero giornale indipendente, era il gruppo che raccoglieva i soldi ogni mese per la realizzazione, il giornale veniva stampato di notte, grazie all’appoggio delle stamperie di un’altra rivista cittadina La Piazza. L’impaginazione veniva composta a mano, gli articoli e le foto venivano incollati sui fogli che poi sarebbero serviti da base per il giornale, non avevano una sede di redazione, si trovavano a casa dell’uno o dell’altro per progettare ogni nuovo numero. Esce mensilmente, le collaborazioni sono numerose e di differente genere, nei sette anni di vita del giornale si arriva ad avere quasi trecento collaboratori, tra uscenti ed entranti. La struttura è vincente e sperimentale, una serie di articoli ben costruiti che trattano le storie della città, delle sue associazioni, degli eventi, le personalità ferraresi, una geniale scelta fotografica con la quale si cerca di raccontare una storia ulteriore, monografica, dilatata per tutta la durata del numero, trasversale al testo stesso. Infine altra punta di diamante della rivista è l’inserimento della prima agenda completa di avvenimenti, eventi, spettacoli della città e provincia. In breve la rivista diventa un vero e proprio punto di riferimento per tutta la cittadinanza e un grande trampolino di lancio per molti collaboratori, ma cosa ancora più importante Luci pulsa e vive delle energia e dei sogni di tutto il circolo che Tassinari, Magni e Rimondi hanno radunato intorno al progetto.

Foto di Chiara Galloni

Nei suoi 68 numeri la rivista si è distinta per tanti motivi. Ci piace ricordarne due principalmente: la pubblicazione storica del primo volantino informativo su Piazza Tienanmen inerente i disordini del ’89, un contributo che a Luci della Città è stato persino riconosciuto da importanti agenzie di stampa, e la “battaglia” per salvare il nostro Teatro Verdi nel 1986 dal diventare un parcheggio o un fast-food, combattuta con un’indagine approfondita sullo storico edificio e con un apparato fotografico a tema, vinta con grande soddisfazione.

Negli anni ci sono stati altri inserti tematici, collaborazioni con svariate associazioni culturali, una vera e propria fucina di idee. Tutto sempre all’insegna della trasversalità culturale, dell’aggregazione e della collaborazione a 360 gradi.

Arriviamo infine al 1991/’92 l’ultima annata di Luci della Città. Per problemi economici nel ’91 la testata diventa bimestrale e diminuisce il formato per provare ad andare avanti ancora per un anno. La qualità rimane altissima sia come testi che come fotografie ma purtroppo tutti i sacrifici non servono a salvare la rivista dalla sua naturale chiusura dopo sette anni di “onorato servizio”. La scelta è chiara e precisa, i problemi sono finanziari ed ideologici. Luci della Città, nonostante le numerose offerte, decide di non vendersi al miglior offerente, mantiene fino alla fine la sua identità indipendente e l’impronta critica e sociale, non si vogliono padroni e nemmeno limiti che un’eventuale acquisizione avrebbe imposto.

Le pagine forse non sono più sotto i nostri occhi anche se dobbiamo a Roberto Formignani, un altro storico collaboratore della rivista,  il sito www.lucidellacitta.org la scansione di tutte le annate della rivista consegnata ai posteri. Tutto il resto rimane, e parlando con Laura e Giorgio mi sono reso conto che se solo noi con Listone Mag riuscissimo a fare un quinto di quello che hanno prodotto loro, potremmo tornare a casa sereni la sera.

Cambiano i tempi, cambiano le persone, ma le idee che sono quelle che ci fanno andare avanti rimangono.

Nei sette anni della sua esistenza, fra il 1985 e il 1991, “Luci della Città” è stata una sfida e un’avventura.
Una sfida prima di tutto economica, poiché l’impresa si sosteneva sul lavoro volontario di un gruppo di amici, e in secondo luogo progettuale, perché intendeva proporre un altro modo di fare informazione.

Ed è stata un’avventura formativa, che ha consentito a tutti coloro che vi hanno preso parte di fare esperienza di qualcosa che ora sembra svaporare nelle nebbie della contemporaneità, e che un tempo si chiamava senso civico.

(dalla homepage del sito Luci della Città)

2 Commenti

  1. Hombre scrive:

    Mi piacciono le fotoooo!!!!!!!!!!!!!!!!!! Ma quanto sono artisticheeeeeeeeeeeeeeeee!!! Ma chi le ha fatte??????????????????? 😛

  2. Matteo scrive:

    Foto notevolissime per espressività ! Sarebbe interessante leggere i 68 numeri della rivista. Ricordo piazzetta verdi negli anni ’80…era piena di tossici…in via San romano le prostitute….i ceci da Giuseppe….le irruzioni della polizia nel bar di piazzetta verdi….la droga, i buchi, le siringhe in via volte….il cinema porno di Carlo mayr…cicciolina e moana imperversavano…. Chissà se la rivista riuscì a raccogliere i frammenti di quella vita marginale ancora viva nella mia memoria…

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